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29 Marzo 2024
18:05

Strage di agnelli a Pasqua. L’appello di Animal Equality ai cittadini: «Non voltatevi dall’altra parte»

C'è una strage silenziosa che si sta consumando in queste ore: sono migliaia gli animali che arrivano ai macelli dagli allevamenti italiani e dell'Est Europa. Ombretta Alessandrini, campaigns coordinator di Animal Equality Italia, lancia un appello ai cittadini.

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Intervista a Ombretta Alessandrini
Campaigns coordinator di Animal Equality Italia
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C'è una strage silenziosa che si sta consumando in queste ore: sono migliaia gli animali che arrivano ai macelli dagli allevamenti italiani e dell'Est Europa. Agnelli e capretti costretti ad affrontare viaggi insostenibili al termine dei quali si trovano assetati, sfiniti e sporchi delle loro stesse deiezioni.

Pronti per diventare la portata principale di migliaia di persone inconsapevoli. Secondo le stime della Coldiretti, la carne di agnello sarà su 1 tavola su 3 quest'anno. Molte famiglie si rivolgeranno a produttori locali, ma secondo l'indagine della stessa Coldiretti/Ixe, più della metà degli agnelli sarà d'importazione.

«Ogni anno vengono importati quasi 750 mila agnelli costretti a subire viaggi estenuanti, soprattutto dall’Est Europa, e circa 300 mila cuccioli vengono macellati solo nel periodo pasquale». Lo spiega a Kodami Ombretta Alessandrini, campaigns coordinator di Animal Equality Italia, l'organizzazione internazionale che con le sue inchieste ha svelato cosa c'è davvero dentro il piatto che arriva sulle nostre tavole, specialmente in questo periodo dell'anno.

«Nel periodo di Pasqua – chiarisce Alessandrini – nel nostro Paese i trasporti degli animali vivi verso i macelli aumentano sistematicamente, così come il numero delle macellazioni degli agnelli che finiscono sulle tavole di migliaia di italiani».

In Italia ci sono alcuni dei più grandi macelli d'Europa, come quello di Acquapendente, nel Viterbese, dove un gruppo di attivisti ha salvato l'agnellina Utopia, piccolissima ma già allo stremo e piena di parassiti, contratti probabilmente durante il lungo viaggio.

«Questi giovani animali, spesso ancora non svezzati, vengono trasportati per giorni e a volte settimane in spazi angusti e schiacciati gli uni sugli altri, come dimostrano le inchieste che Animal Equality ha realizzato in questi anni insieme a ENPA e Animal Welfare Protection – ricorda Alessandrini – Vittime di stress e sofferenze a causa delle condizioni critiche in cui sono costretti a viaggiare, gli agnelli patiscono spesso la fame e la sete. Per non parlare dei problemi dovuti alla mancanza di aerazione adeguata e al contatto prolungato con le lamiere di metallo dei camion».

Le condizioni di trasporto degli animali vivi sono state al centro di un dossier arrivato sui tavoli della Commissione Europea. Il report realizzato da Anit, la Commissione d'inchiesta sulla protezione degli animali durante il trasporto, nel 2022 aveva svelato che le disposizioni comunitarie in questo settore vengono sistematicamente eluse e non tengono conto delle diverse esigenze di trasporto degli animali. A cominciare dagli individui più giovani di ogni specie, come rileva la campaigns coordinator di Animal Equality Italia: «Questi trasporti inaccettabili colpiscono ogni giorno milioni di animali in tutta Europa, comprese pecore, vitelli, mucche, maiali e galline. Trasportati via terra e via mare, gli animali sono esposti a temperature insopportabili, mancanza di cure adeguate e a gravi condizioni di sovraffollamento. Ciò si verifica nonostante le multe e i controlli: le violazioni delle leggi sul benessere animale si ripetono costantemente e non si vedono miglioramenti, ciò dimostra che serve un divieto permanente e totale di questa pratica, una richiesta che abbiamo rivolto al governo italiano e alle istituzioni europee».

Per questo l'associazione ha scelto di lanciare un appello ai cittadini, prima ancora che alle istituzioni, perché il cambiamento parta dal basso: «Proprio in occasione di Pasqua chiediamo alle persone di non voltarsi dall’altra parte, ma di compiere scelte alimentari responsabili: smettere di mangiare carne e altri derivati animali significa smettere di finanziare un’industria che costringe gli animali a una vita fatta di sofferenze a partire dall’allevamento, per passare al trasporto a lunga distanza e infine alla macellazione. È una scelta semplice, ma fondamentale e non c’è momento migliore per iniziare a farlo».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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