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11 Aprile 2022
18:30

Stop all’ingresso dei randagi e dei cani dei rifugi dell’Ucraina: il Ministero ferma le associazioni

Il Ministero della Salute ha ribadito un fermo «no» all'ingresso di animali d'affezione provenienti dai rifugi dell'Ucraina e ha fermato le importazioni da parte delle associazioni.

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randagio ucraina

Gli animali provenienti dai rifugi dell'Ucraina non possono entrare in Italia. Lo ha ribadito il Ministero della Salute con una nota dopo aver saputo che alcune associazioni di protezione animale hanno continuato a introdurre in Italia animali d’affezione dei rifugi e dei canili.

Tali introduzioni, ha scritto il Ministero «sono da considerarsi non conformi e quindi sanzionabili ai sensi della normativa vigente». Brutte notizie per i corridoi umanitari che sono stati aperti dai volontari allo scopo di salvare gli animali rimasti bloccati nella zona di guerra.

All'inizio di marzo, proprio a seguito della mobilitazione del terzo settore animalista in Italia è stato consentito l'ingresso a cani e gatti al seguito dei profughi anche senza passaporto europeo.

Una scelta che ha aiutato moltissime famiglie composte da animali e umani a non separarsi una volta raggiunta l'Europa occidentale, come ci hanno raccontato dal centro di accoglienza di Napoli, dove è stato allestito un ambulatorio veterinario dedicato proprio a chi arriva dall'Ucraina con animali al seguito.

Da questa storica apertura, tuttavia, sono stati esclusi gli animali randagi o ospiti dei rifugi. La giustificazione fornita dal dicastero guidato da Roberto Speranza risiede nel rischio di portare in Italia la rabbia, una delle zoonosi più temute al mondo. In Ucraina la rabbia è ancora diffusa tra gli animali domestici, mentre nel nostro Paese resiste nel solo serbatoio silvestre, dove è tornata recentemente proprio in conseguenza dell'epidemia che ha colpito l'est Europa negli anni Duemila.

La questione che coinvolge i cani dell’Ucraina, la rabbia e il randagismo viaggia su due binari che purtroppo si intersecano anche nella narrazione proposta dal Ministero: quelli della verità scientifica e del pregiudizio.

Se da una parte è vero che in Ucraina la rabbia è presente, d'altra parte è anche vero che i numeri sono molto limitati, e che ad essere esposti al rischio di contagio sono sia gli animali che viaggiano con i loro umani, sia quelli arrivati tramite le associazioni.

Inoltre, il divieto per gli animali dei rifugi non è condizionato dalla presenza del microchip o della vaccinazione antirabbica: l'esclusione colpisce la categoria dei cani senza «proprietari» in quanto tale. In sostanza, l'entrata in Italia è sempre negata ai randagi anche se vaccinati, mentre è sempre consentita ai cani e gatti che arrivano con i loro umani, anche se non hanno effettuato la profilassi.

Un paradosso che Kodami ha descritto bene in un video nel quale vengono raccontati i perché e le tante ambiguità della scelta attuata e perseguita dal Ministero della Salute.

Il Ministero con la sua più recente comunicazione ha voluto ribadire che le introduzione di animali non accompagnati da umani sono da considerarsi di «carattere commerciale» e per questo sottoposte alla normativa europea vigente.

Nel frattempo, però, i viaggi solidali dei volontari in soccorso degli animali dell'Ucraina proseguono.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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