15 Aprile 2022
10:13

Si incolla al campo di basket in NBA, la protesta dell’attivista: «Arrostisce animali vivi»

L'attivista Alicia Santurio ha incollato la sua mano al campo da basket durante un partita dei Minnesota Timberwolves, per protestare contro Glen Taylor, il proprietario della squadra, accusato di "arrostire animali vivi"

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Per protestare contro Glen Taylor, patron del Minnesota Timberwolves, ha deciso di scendere in campo anche lei.

Lo ha fatto durante durante il match di NBA che la squadra di basket giocava contro i Los Angeles Clippers. Ma, invece, di urlare qualche slogan, si è letteralmente appiccicata al pavimento sotto il tabellone.

La protagonista di tale inconsueta contestazione che intendeva stigmatizzare il proprietario della squadra, accusato di «arrostire animali vivi», si chiama Alicia Santurio ed è un’attivista dell'associazione animalista statunitense Direc Ation Everywhere, DxE.

Secondo l'organizzazione, infatti, Taylor, politico e uomo d'affari, si sarebbe reso colpevole di aver ucciso brutalmente 5 milioni di volatili in uno dei suoi allevamenti in Iowa, il Rembrandt Enterprises, in seguito a un'epidemia di influenza aviaria.

E per farlo avrebbe utilizzato il "VSD+", "Ventilation shutdown plus", un atroce metodo che consiste nel chiudere tutte le bocchette di ventilazione dei capannoni in cui sono i volatili e  introdurre una combinazione di calore, vapore e anidride carbonica, che uccide gli animali per soffocamento. 

È stata proprio Santurio a spiegare su Twitter il perché di questa sua azione: «Volevamo attirare l'attenzione sullo sterminio di massa di polli che Glen Taylor ha fatto nel suo allevamento», ha  ribadito sul social la donna, postando anche il comunicato della DxE che spiegava approfonditamente i motivi della provocazione.

L’accusa dell’organizzazione per i diritti degli animali nasce da un’indagine fatta in aprile appunto nell'allevamento Rembrandt Enterprises. In un video, gli attivisti sarebbero riusciti a riprendere proprio l’uccisione dei polli.

«Le immagini mostrano i volatili morti e quello sopravvissuti che corrono disorientati e terrorizzati per il capanno» scrive DxE nel suo comunicato. E continua: «Alla richiesta di spiegazioni sull’indagine, i portavoce sia dell’impresa agricola, sia della squadra non hanno voluto rilasciare dichiarazioni pubbliche. L’azienda, però, ha licenziato oltre 200 dipendenti nelle settimane successive».

A quel punto DxE  ha presentato alle autorità locali e statali una denuncia, basata sul fatto che il metodo VSD+, già ampiamente criticato e definito disumano dalle organizzazioni per il benessere degli animali, viola la legge statale.

Interpellato dalla rete di attivisti sul tema, Mike Martin, professore presso il Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica dell'Università della California di San Francisco, ha dichiarato che i focolai di malattie come l'HPAI nascono proprio a causa degli allevamenti intensivi.

«L'eccessivo numero di animali in spazi non adeguati, favorisce la diffusione di malattie virali tra la popolazione animale, aumentando di molto il rischio di mutazioni capaci di contagiare anche gli esseri umani. È già successo ed è quasi certo che accadrà di nuovo» sottolinea il professore.

E c’è di più, denuncia l’organizzazione: perché tale modello di business non è solo consentito, ma attivamente finanziato dal governo federale. Basti pensare, scrivono ancora, che Taylor, quando nel 2015, nel Rembrandt Enterprises si era diffuso un altro focolaio di HPAI, avrebbe ricevuto 11,3 milioni di dollari in sussidi USDA (il Dipartimento dell’Agricoltura ndr).

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Simona Sirianni
Giornalista
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