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14 Novembre 2022
17:30

Condannato per aver ucciso un cane, non potrà più convivere con altri animali secondo una sentenza in Spagna

Un uomo è stato condannato a non poter vivere con cani o altri animali domestici per 4 anni. I giudici hanno riconosciuto l'uomo colpevole di aver picchiato a morte il suo cane di appena 3 mesi e per questo gli hanno impedito di detenere e convivere con altri animali.

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cane maltrattato

Un uomo in Spagna è stato condannato dal Tribunale a non vivere con animali domestici per almeno 4 anni. I fatti risalgono al febbraio 2020, quando l'imputato fu arrestato per aver picchiato a morte il suo cane di appena 3 mesi a Premiá de Mar, in provincia di Barcellona.

La normativa spagnola, a differenza di quella italiana, prevede già un divieto di detenzione di animali da parte di persone che sono state condannate per maltrattamento, tuttavia, esiste una zona grigia del diritto che permette a queste di vivere comunque con cani e gatti che non sono registrati a loro nome. Per il Codice Penale spagnolo, detenzione e convivenza sono realtà distinte, ciò consente nei fatti a persone che si sono macchiate di reati violenti contro gli animali di vivere in abitazioni dove questi sono presenti, basta che formalmente appartengano ad altre persone.

La pronuncia del Tribunale barcellonese, però, ha chiarito proprio questo punto, inibendo formalmente all'uomo la possibile futura convivenza con un altro animale domestico per 4 anni. Una sentenza che l'associazione di protezione animale spagnola Faada, parte civile al processo, ha definito «cruciale. Dopo anni di denuncia dei reati di maltrattamento, siamo pienamente consapevoli che, nella pratica, il semplice passaggio di proprietà dell'animale maltrattato a un familiare permette spesso al condannato di continuare a essere in contatto permanente con l'animale, rendendo inutile la pena inflitta».

L'avvocata e responsabile dell'Ufficio legale di Faada, Anna Estarán, all'indomani della sentenza ha dichiarato: «Fortunatamente, sia il giudice che il Pubblico ministero hanno compreso perfettamente l'importanza di differenziare queste due questioni, accogliendo la nostra richiesta di vietare il diritto il possesso e la convivenza, ciò rappresenta un precedente giuridico molto importante».

Un esito non scontato, anche perché durante il dibattimento è emerso che il condannato soffriva di un grave disturbo mentale riconducibile all'abuso di sostanze. Uno stato alterato accertato anche dal medico legale che ha ritenuto «compromesse» le sue capacità intellettive.

Fortunatamente, però, si è riconosciuta una forma di pericolosità sociale nei confronti delle persone condannate per maltrattamento di animali. Ciò ha reso possibile la sentenza barcellonese, aprendo attraverso la giurisprudenza a una nuova forma di tutela per i compagni di vita non umani.

Non è la prima volta che la Spagna mostra il suo volto più inclusivo nei confronti di tutte le forme di vita, nonostante le tante contraddizioni presenti nel Paese emerse durante il difficile iter per la legge nazionale di Protezione, Diritti e Benessere degli Animali. La proposta ha infatti portato con sé una serie di polemiche non ancora sopite: da un lato gli animalisti chiedono un ampliamento ad alcuni animali che ne sono rimasti esclusi, dall’altro la lobby dei cacciatori chiede la netta esclusione dei cani da caccia dalle forme di tutela.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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