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Se non puoi batterli, impara a conviverci: potrebbe essere definita così la nuova strategia messa in atto da Parigi contro quella che viene descritta come la “piaga dei ratti”, una battaglia che il Comune della Ville Lumière porta avanti dal 2017, quando l’allora sindaca Anne Hidalgo aveva annunciato un piano massiccio di derattizzazione per sterminare più roditori possibili.
Ma, nonostante un budget notevole messo a disposizione di 1,5 milioni di euro l’anno da spendere in trappole, pattumiere a provo di roditore e multe ai cittadini colti a lasciare rifiuti in giro, in sei anni questi animali anziché diminuire sono aumentati, arrivando a una popolazione stimata di 5 milioni, il doppio rispetto agli abitanti umani della città.
Chiaramente il piano non ha funzionato e, seppure siano dovuti passare sei anni, l’Amministrazione parigina sembra aver capito che la strategia utilizzata non è quella giusta e che è arrivato il momento di cambiare e provare qualcos’altro. Di fronte alla disfatta, quindi, il Comune ha annunciato che, invece di combatterli proverà ad adottare un approccio diverso, orientato a una migliore “convivenza” dei roditori con i residenti.
L’assessora alla Sanità Anne Souyris, ha annunciato la decisione di formare una comitato incaricato di trovare nuovi metodi per essere più efficaci e rendere la presenza dei ratti meno insopportabile per i parigini, rassicurandoli che «la salute pubblica non è a rischio in nessun modo, perché gli unici che potrebbero essere morsicati sono i netturbini che, però, sono tutti vaccinati contro la leptospirosi». Da settembre, pertanto, un gruppo di addetti comunali lavorerà con alcune associazioni animaliste per trovare delle soluzioni “non letali” che permettano di gestire la problematica.
I cittadini sembrano essere d’accordo e non avere alcun pregiudizio nei confronti di queste presenze animali in città, anzi: in molti puntano più il dito contro una raccolta dei rifiuti per nulla sufficiente e per nulla migliorata nel tempo, piuttosto che contro i roditori sostenendo che ci sono sempre stati e che non ha senso una lotta contro di loro senza agire sulla causa che li ha portati in città in numeri così significativi.
Oltre alla spazzatura, però, pur essendo vero che la maggior parte di parigini non è prevenuta rispetto ai ratti, servono comunque anche interventi di sensibilizzazione e di rieducazione sulla percezione associata a un’idea di sporcizia e malattie che comunque resta ancora viva in diversi cittadini nei confronti di questa specie. Una missione a cui lavora un gruppo di ricercatori della Sorbona insieme al Museo di Storia naturale parigino che ha proposto, tra le altre cose, di bandire il termine “ratti”.
Come si diceva, insieme al comitato creato dal Comune lavoreranno anche le associazioni ambientaliste che fondamentalmente sono d’accordo nel voler ridurre il numero di roditori in città, ma che da anni si battono perché vengano utilizzati metodi meno brutali, chiedendo soprattutto di sostituire al più presto le trappole oggi utilizzate che uccidono i ratti in una maniera crudele per puntare piuttosto su metodi come i contraccettivi e su una migliore gestione dei rifiuti in città.