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17 Agosto 2023
10:52

Scoperta un’impressionante creatura marina con 20 braccia nel cuore dell’Antartide

Ad alcuni ricorda un alieno xenomorfo di Alien, ad altri una vecchia parrucca ingrigita. In realtà, la nuova specie scoperta negli abissi dei mari antartici è un crinoide, un invertebrato marino imparentato con le stelle marine e i ricci di mare.

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Ad alcuni può ricordare una delle varianti dell'alieno xenomorfo di Alien, mentre ad altri ha ricordato una sorta di vecchia parrucca, ingrigita nel tempo. In verità però la nuova specie scoperta negli abissi dei mari antartici – che sta suscitando molto stupore fra gli utenti del web – è un crinoide, un invertebrato marino imparentato con le stelle marine e i ricci di mare. Per via inoltre delle loro lunghe appendici, questi animali vengono talvolta anche chiamati gigli di mare.

Questa nuova specie è stata scoperta da un team di scienziati dell'Università della California durante una campagna di studio nei mari antartici che è durata circa dieci anni. È infatti iniziata nel 2008 ed è terminata nel 2017 e la nuova specie, che presenta ben 20 braccia cespugliose, rappresenta probabilmente uno dei suoi risultati scientifici più importanti.

La specie è stata ribattezzata dagli scienziati Promachocrinus fragarius ed è solo una delle novità che sono state pubblicate sulla rivista Invertebrate Systematics, al termine della revisione dei risultati raggiunti dalla missione. Il nome tra l'altro riporta alla mente un frutto, poiché gli scienziati che per primi ne hanno osservato la base nel suo ambiente naturale avevano paragonato la sua forma a una fragola.

Non si conoscono attualmente le sue massime dimensioni, ma all'interno del report gli scienziati californiani hanno descritto la specie come un animale di "grandi dimensioni" e che vive tra i 60  e i 100 metri di profondità. Una condizione che permette agli altri esperti di immaginare che questa specie possa raggiungere dimensioni anche di oltre i 2 metri, facendo un paragone con le altre specie conosciute che vivono in quella profondità, in altre parti del mondo.

Nel report inoltre gli scienziati hanno presentato altre 3 specie di crinoidi del genere Promachocrinus, prelevati nelle fredde acque antartiche. Una scoperta interessante, che permetterebbe così di comprendere meglio un ecosistema come quello dei mari glaciali antartici che è ancora in buona parte sconosciuto per i problemi logistici dovuti al freddo e alle difficoltà connesse all'esplorazione di quella parte di oceano.

Per quanto queste specie si trovino tutte nei mari glaciali, tuttavia, non bisogna credere che questi animali vivono in condizioni di estremo freddo. Tutte le acque sottostanti il pack ghiacciato presentano una temperatura media sopra i 2 gradi centigradi, condizione che li rende difatti liberi dal ghiaccio e ancora fluidi. Spesso infatti le condizioni di vita, in questi ecosistemi marini, sono molto migliori rispetto a quelli delle terre emerse situate nelle stesse latitudini, in quanto sopra la superficie dell'acqua l'aria può raggiungere temperature parecchio più basse.

«La vasta natura dell’ecosistema dell’Antartide e dell’Oceano Antartico impone un campionamento su larga scala per comprendere l’intera estensione della biodiversità», hanno dichiarato i ricercatori nello studio, alla pubblicazione delle foto effettuate durante le loro esplorazioni.

Bisogna anche segnalare che l'avvenuta scoperta di queste nuove specie sono state possibili grazie all'analisi approfondita del DNA e all'ispezione dettagliata della morfologia corporea di diversi esemplari raccolti. Fino a questo momento, infatti, l'intera gruppo di Promachocrinus era considerata una singola specie circumantartica, che per via delle difficoltà di ricerca era nota alla scienza con il nome temporaneo di Promachocrinus kerguelensis. Grazie però ai nuovi metodi basati sull'analisi genetica, gli scienziati sono riusciti a definire le differenze genetiche delle varie specie, riconsiderarle tutte come specie a sé stanti e analizzandole meglio anche dal punto di vista morfologico.

È stato infatti proprio durante una di queste analisi che gli scienziati si sono accorti che una specie – la nostra P. fragarius – si differenziava dalle altre per via del colore, delle notevoli dimensioni e della strana base a forma di fragola, con cui questa specie solitamente aderisce al substrato roccioso del fondale.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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