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13 Luglio 2023
17:26

Scoperta una colonia del corallo Madrepora nello Stretto di Messina durante le riprese di un film

Un noto documentarista siciliano insieme al suo team ha scoperto una colonia di Madrepora nello Stretto di Messina, dimostrando come sia possibile trovare specie rare e preziose anche all'interno di contesti non propriamente idilliaci.

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Igor D'India, documentarista palermitano già noto per essere stato uno dei promotori della campagna di valorizzazione del fiume Oreto a Palermo, ha appena compiuto un'altra interessante impresa. Mentre si apprestava a concludere le riprese del suo nuovo documentario – che avrà come nome Abyss Clean Up e che punterà a sensibilizzare sugli effetti dell'inquinamento negli abissi – D'India, insieme alla sua piccola troupe ha scovato un'importante colonia di Madrepora oculata in uno degli ambienti più trafficati del mar Mediterraneo: lo stretto di Messina.

Questo esacorallo è fra le specie più preziose che è possibile trovare fra i nostri mari e a causa dell'eccessivo prelievo, degli effetti del cambiamento climatico e delle reti da pesca a strascico, è stata inserita già da diverso tempo all'interno della Lista rossa della IUCN delle specie più minacciate del mondo, risultando in serio pericolo di estinzione. La Madrepora si trova a profondità comprese tra 55 e i 2170 metri, ma nel Mediterraneo è praticamente scomparsa nei pressi della costa anche per via dell'eccessiva presenza di inquinanti di vario tipo (plastiche, sostanze chimiche, olii). È stato quindi una grande sorpresa per lo stesso D'India osservare come nell'area esistessero ancora specie così tanto particolari, dal grande valore ecologico e dall'elevata importanza conservazionistica.

A raccontarci direttamente l'origine di questo grande ritrovamento è lo stesso D'India: «Una sera, stanco morto, sdraiato sul divano di casa, leggevo pigramente le news online e mentre mi rilassavo trovai un articolo che parlava dell’enorme quantità di rifiuti che sprofondano in mare fino a centinaia di metri di profondità. Appena finito di leggere, ho capito subito che dai fiumi sarei passato a esplorare i fondali marini. Rimaneva però da capire solo come fare, in quanto all'epoca non ero molto preparato sull'argomento».

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D'India non si è perso d'animo. Ha cominciato a effettuare immersioni, a cercare collaborazioni – le più importanti sono quelli con la Regione Sicilia, POPCult  e l'organizzazione ambientalista Sea Shepherdche ha messo a disposizione per i vari monitoraggi la sua nave Conrad. Infine, a iniziato a prepararsi tecnicamente per effettuare le riprese sott'acqua, con l'obiettivo di documentare lo stato degli abissi siciliani e italiani. Un lavoro che ha necessitato ben 4 anni d'impegno, con una pandemia da COVID-19 a creare notevoli difficoltà nel mezzo.

Le località visitate dal team istituito da D'India, l’associazione “Abyss Cleanup aps”, sono state diverse, tra cui Capo Milazzo e lo Stretto nel messinese, Terrasini e Porticello nel palermitano, le Varazze della Liguria e il vasto santuario dei cetacei che è possibile trovare fra la Toscana e la Corsica. Quasi ovunque lo spettacolo era desolante. La presenza delle reti e di tante altre attrezzature da pesca abbandonate, insieme alla costante plastica proveniente dalla terraferma, rende difatti il paesaggio marino un ambiente difficile in cui muoversi o prosperare. Sono tantissime le specie ittiche che non a caso sono svanite da tali aree, commentano i ricercatori.

Quando però il team lo scorso fine giugno ha assistito al ritrovamento della Madrepora, nel cuore del canale di Messina, fra diversi detriti galleggianti, la natura ha dimostrato di saper ancora stupire con la sua bellezza i ricercatori e di essere in grado di reagire alle avversità collegate all'eccessiva presenza degli inquinanti antropici.

«Ad un tratto, mentre il pilota ROV (sottomarino a comando remoto n.d.r) cercava di mantenere la rotta, le telecamere hanno inquadrato una parete rocciosa che presentava diverse macchie bianche – racconta D'India – Era il 28 giugno e stavamo passando un momento difficile, con le correnti che ci stavano letteralmente portando a spasso e il cavo che lega il robot alla barca che rischiava di avere problemi, quando ad un certo punto la nostra responsabile scientifica Martina Pierdomenico ha fatto un urlo di gioia e ha riconosciuto immediatamente la colonia di Madrepora».

La straordinarietà dell'evento è legata anche al fatto che questa specie coralligena non era mai stata avvistata all'interno dello Stretto e quindi permetterà probabilmente di effettuare dei successivi studi inerenti proprio la sua popolazione. La campagna oceanografica nei diversi mari italiani di questo progetto si è chiusa quindi con una certa dose di speranza, per quanto oggi risulta sempre più chiaro che gran parte dei tesori naturali che disponiamo sott'acqua necessitano urgentemente di maggior tutela.

L'osservazione della colonia di coralligeno nello Stretto, d'altronde, non è stata l'unica sorpresa che ha interessato l'avventura del documentarista palermitano. Per quanto in precarie condizioni di salute, il mare italiano presenta ancora notevoli possibilità di miglioramento, che devono necessariamente essere sfruttate dagli uomini per arginare gli effetti dell'inquinamento sui fondali.

In attesa comunque che il documentario venga concluso e pubblicato, D'India e Sea Shepherd spingono affinché cominciare a tutelare davvero il nostro mare. Un compito che grava sulle responsabilità di tutti e che può essere affrontato anche a casa, cercando di limitare il più possibile l'utilizzo di plastiche e d'inquinanti in mare e di ripescare le grandi reti da pesca abbandonate , che rappresentano da sole circa il 10% dei rifiuti marini presenti nel Mediterraneo.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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