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16 Maggio 2023
15:20

Registrata la voce dell’organismo più grande del mondo: si chiama Pando ed è una foresta di pioppi

Un esperto del suono ha registrato per la prima volta il suono della voce di Pando, l'organismo più grande che si conosca. Si tratta di una colonia clonale di diversi alberi di pioppo tremulo americano e il suono che emette è simile a quello di un temporale autunnale.

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Il sound artist Jeff Rice, noto per essere uno dei maggiori esperti di acustica negli Stati Uniti, ha appena compiuto un'impresa incredibile: ha registrato la voce dell'organismo vivente più grande del mondo. Si chiama Pando, in apparenza sembra una grossa foresta di pioppo tremulo americano (Populus tremuloides) ma in realtà è composto da diversi cloni dello stesso esemplare che comunicano tramite le radici.

Pando è talmente grande che ha preso il controllo di un'area di 40 ettari e ha fatto emergere circa 47.000 alberi che compongono la principale vegetazione nei pressi del lago Fishlake, nello Utah centro-meridionale. Il suo peso è stato stimato in circa 6.615 tonnellate ed è anche fra gli organismi più longevi del mondo con i suoi 80mila anni di età.

L'intenzione di Rice è di dare risalto all'importanza delle antiche foreste native americane, sempre più minacciate a causa degli incendi e dell'eccessiva cementificazione. E nel tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema ha lavorato con l'associazione “Friends of Pando”, sorta nel 2019 grazie a Lance Oditt, ambientalista impegnato per tutelare questo particolare ecosistema.

Riuscire a catturare la voce di un organismo formato da diversi alberi e privo di polmoni è stata un'impresa particolarmente ardua. Per questo Rice ha preferito utilizzare un idrofono, un microfono specificatamente progettato per captare le onde sonore che viaggiano a lunga distanza nell'acqua, usato soprattutto per catturare i versi dei cetacei. Questo strumento è talmente sensibile rispetto agli altri microfoni che per quanto il contesto non fosse proprio quello per cui è stato progettato ha dato grandi risultati, seppure posto a circa 27 metri di profondità nel sottosuolo.

Ascoltando meglio il risultato finale della registrazione ottenuta da Rice, è possibile notare che il suono emesso da Pando è simile al rumore di un temporale autunnale o a un insieme di vibrazioni che riportano alla mente il frusciare del vento in una prateria o il pulsare lento e poderoso del circuito sanguigno all'interno di un ventre materno. Questo brusio però non è casuale: è il risultato del passaggio di diverse vibrazioni attraverso il tappeto di radici che costituiscono i piedi di questo particolare ecosistema e che ricoprono interamente il suolo del bosco.

Come è riuscito però Rice a ottenere questo suono? È lui stesso a spiegarlo, chiarendo il processo che gli ha permesso di ottenere la registrazione. Per prima cosa l'artista ha dovuto scegliere dove collocare l'idrofono. Ha così preferito porlo all'interno di una piccola fossa, una nicchia distante circa 30 metri dall'albero che successivamente avrebbe "pizzicato" per compiere l'operazione successiva. Scuotendo infatti alcuni rami, Rice ha provocato una vibrazione molto intensa lungo il tronco di un albero, percepibile anche nel sottosuolo e a livello delle radici.

Il "fruscio" risultante da tale operazione è stato così registrato dall'idrofono, prima che cominciasse a sentire l'effetto di un fenomeno che in linguaggio tecnico si definisce risonanza, ovvero l'amplificazione delle onde sonore provocata dall'esistenza di alcuni vincoli meccanici che in questo caso erano la consistenza stessa del suolo e l'elasticità del legno delle radici.

Rice tuttavia ha chiarito di non non essere del tutto sicuro che il suono da lui ottenuto possa essere il prodotto di un unico specifico albero. Per quanto infatti «i risultati di questa tecnica si sono rivelati promettenti», ha dichiarato di non averne ancora testato i limiti. «Ci potrebbero essere stati quindi altri fattori ad aver incentivato la risonanza nelle radici di Pando» e probabilmente a risuonare è stato un piccolo gruppo di alberi, che formavano il settore di bosco in cui era immerso l'idrofono. Tuttavia l'uso innovativo di questa tecnica, lontano dalle coste e dal mare, sembra aver avuto successo perché ha permesso di studiare direttamente il lato nascosto delle foreste – il sottosuolo – senza dover effettuare dei grossi scavi.

Questo studio tra l'altro arriva in un momento importante per la salvaguardia delle foreste americane, essendo divenute protagoniste di molteplici progetti di tutela patrocinati dalle più importanti associazioni e agenzie conservazioniste del paese a stelle e strisce.

Nell'arco degli ultimi 40 anni le foreste di pioppo in Utah hanno subito una pesante crisi ambientale legata ai pesanti squilibri ecologici indotti dall'eccessiva presenza di cervi e bovini voluta dall'uomo che arrecano molti danni in particolar modo ai piccoli arbusti in crescita. Approfondire perciò lo stato di salute di questo organismo, tramite metodi non convenzionali come quello pensato da Rice è fondamentale per garantirne la sopravvivenza.

Rice e Oditt presenteranno il loro lavoro – dal titolo “Sotto l'albero: i suoni di un gigante tremante” – al 184° Meeting della Acoustical Society of America, per incentivare altri tecnici del suono e nuovi studiosi a valorizzare lo studio acustico delle foreste, uno dei metodi che i due ambientalisti americani ritengono fra i più innovativi.

Guardando all'Italia, questo metodo potrebbe essere impiegato anche qui da noi, assicurano i biologi.  Potrebbe per esempio rivelarsi importante per le due popolazioni di Zelkova sicula, presenti in Sicilia orientale, che come Pardo formano colonie clonali, definite dagli scienziati genet. Essi risultano in pericolo di estinzione per via della riduzione del loro territorio e sono molto antichi, avendo un'età stimata di almeno ventimila anni.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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