Gli oceani ci offrono ancora tantissimi segreti. A largo della Tasmania è stata recentemente avvistata da un team di ricerca dell'Università della Tasmania una rara specie di brachionittide, una famiglia di pesci ossei marini endemici dell'Australia. Questi pesci sono chiamati in inglese "handfish" per la curiosa caratteristica di possedere delle pinne pettorali e pelviche a forma di zampa che utilizzano per spostarsi lentamente sul fondale marino.
La specie in questione si chiama Brachiopsilus dianthus ed è di un vistoso colore rosa. Il caso è davvero raro perché non veniva segnalato dal 1999 ed è solo il quinto avvistamento di sempre, reso possibile da speciali telecamere posizionate sul fondale a 150 metri di profondità.
Per la sua rarità, gli esperti la considerano una specie a rischio d'estinzione, classificandola come "in pericolo". Le immagini dei mesi scorsi tuttavia offrono una nuova visione riguardo le abitudini di questo pesce, abitante di acque molto più profonde e aperte di quanto si pensasse, facendo sperare in una situazione molto più rosea.
Uno sguardo al fondale
A Febbraio 2021 il gruppo di ricerca capitanato dal biologo marino Neville Barrett aveva utilizzato delle particolari telecamere di profondità munite di esche per osservare i fondali del Tasman Fracture Marine Park, con l'obbiettivo di studiarne la fauna. Il parco, stabilito nel 2007, ricopre un'area comparabile all'intera Svizzera ed è chiamato così per la presenza di una grossa fossa oceanica di oltre 4mila metri di profondità, una zona di subduzione di placche oceaniche.
Un luogo sorprendentemente ricco di organismi ancora misteriosi, adattati ad un ambiente in cui l'unica fonte luminosa è quella prodotta dagli animali bioluminescenti, in grado di produrla da sé per la riproduzione o per attirare le prede.
Ad ottobre poi, un'assistente di ricerca, Ashlee Bastiaansen, ha analizzato il filmato, individuando la strana creatura spuntare tra la "folla" di organismi abissali più grandi attratti dall'esca. Il filmato mostra il pesce di 15 cm emergere da una sporgenza dopo essere stato disturbato da un'aragosta. Dapprima incuriosito dal trambusto, osserva la scena per alcuni secondi prima di nuotare via offrendo un'immagine frontale nitida.
Il dottor Barrett ha infine definito la scoperta «entusiasmante», sottolineandone l'importanza per meglio comprendere lo stato di conservazione della specie: il pesce ha un range di profondità molto più ampio di quanto ci si aspettasse ed erano quindi gli scienziati a cercarlo nel posto sbagliato.
Le altre tredici specie conosciute di brachionittidi frequentano acque basse, superando raramente i sessanta metri di profondità. Colori sgargianti e strane forme corporee rendono questi pesci di particolare interesse per sommozzatori e biologi marini.
Sebbene ora siano diffuse solo nelle acque australiane, resti fossili di due brachionittidi (Histionotophorus bassanii e Orrichthys longimanus) sono stati ritrovati nei giacimenti fossiliferi di Bolca, in Italia: è probabile, secondo i paleontologi, che 55 milioni di anni fa la famiglia fosse presente in molte altre zone del mondo e che sia andata incontro a diversi fenomeni di estinzione, sopravvivendo solo nell'area attuale.
Dal 1995, tutte le specie viventi di questa famiglia sono protette dal Tasmanian Living Marine Resources Management Act, che ne proibisce la pesca.