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9 Ottobre 2023
11:13

Nuovi studi sulla genomica del pangolino potrebbero favorirne la conservazione

Un team di ricercatori ha sequenziato i genomi dei pangolini, mammiferi fortemente minacciati dal bracconaggio e dalla distruzione del loro habitat. Questi dati aiuteranno a comprendere meglio l'evoluzione delle specie, migliorare le strategie di conservazione e combattere il bracconaggio.

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I pangolini formano un gruppo di mammiferi squamosi che vengono trafficati in grande quantità per la loro carne e le presunte proprietà medicinali. Nonostante la situazione alquanto critica e drammatica, la conoscenza della loro evoluzione è limitata dalla scarsità di dati genomici. Un nuovo studio, pubblicato su Molecular Biology and Evolution, fornisce per la prima volta una serie completa di risorse genomiche per i pangolini che saranno fondamentali per la protezione di questi mammiferi minacciati.

I pangolini, animali presenti in Asia e nell'Africa sub-sahariana, sono particolari in quanto gli unici mammiferi ad essere ricoperti di scaglie. Questi affascinanti animali sono ora oggetto di grande attenzione pubblica e sforzi di conservazione a causa della loro vulnerabilità al bracconaggio e alla perdita del loro habitat naturale. Tuttavia, la nostra conoscenza su di loro è ancora limitata. Per colmare questa lacuna, un team di ricercatori sta cercando di raccogliere dati genomici utili perchè forniscono informazioni essenziali per comprendere meglio la demarcazione delle specie, le dinamiche demografiche, la diversità genetica e la capacità di adattamento di queste creature agli effetti dei cambiamenti globali. Studi di questo tipo, inoltre, aiuterebbero a tracciare le origini degli individui commerciati illegalmente al fine di determinare in modo più efficace i punti focali del bracconaggio e interrompere le reti di traffico.

Produrre informazioni sull’intero genoma dei pangolini è un compito impegnativo. Innanzitutto, bisogna tenere presente le problematiche legate all'isolamento geografico tra le diverse specie e la mancanza di reperti fossili. Le specie di pangolino asiatico e africano, infatti, si sono separate circa 37,9 milioni di anni fa, complicando la comprensione dell'evoluzione di questi animali. Inoltre, la natura sfuggente di questi mammiferi e la loro presenza principalmente in habitat tropicali, rendono il campionamento genetico un processo costoso e impegnativo in termini di tempo.

Per cominciare, i ricercatori hanno compiuto un passo significativo sequenziando, assemblando e annotando il primo genoma di riferimento del pangolino gigante africano (Manis gigantea). Inoltre, hanno analizzato i genomi dei pangolini dal ventre nero (Manis tetradactyla), di Temminck (Manis temminckii), indiani (Manis crassicaudata) e filippini (Manis culionensis). Questi nuovi dati genomici, combinati con informazioni precedentemente pubblicate su altre tre specie (il pangolino dal ventre bianco (Phataginus tricuspis), il pangolino della Sonda (M. javanica) e il pangolino cinese (M. pentadactyla)) costituiscono il primo set completo di genomi dei pangolini. C'è da dire poi, che grazie a questa ricerca, i ricercatori hanno anche individuato potenzialmente una nuova specie di pangolino attraverso dati genomici precedentemente resi disponibili.

I ricercatori sono fiduciosi che queste informazioni forniranno una visione completa dell'evoluzione dei pangolini nel corso del tempo, in risposta ai mutamenti ambientali. Questi dati preziosi sono essenziali per orientare le strategie di conservazione e i piani di gestione futuri per proteggere efficacemente queste creature. Inoltre, tali risultati saranno utili per sviluppare strumenti basati sul DNA che consentiranno di monitorare e combattere il commercio illecito di pangolini. «Questo studio ci ha permesso per la prima volta di analizzare dettagliatamente l'evoluzione dei pangolini in tutte e otto le specie attraverso l'intero genoma. Ci auguriamo che questi genomi siano la base per ulteriori ricerche genetiche che contribuiranno alla conservazione di questi animali», afferma Sean Heighton, uno degli autori della ricerca.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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