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6 Maggio 2024
15:06

Lupa salvata a Belluno, ecco come sono andate le cose. L’esperto: «Corretto se l’animale era in difficoltà per cause antropiche»

Sabato 27 aprile una lupa in difficoltà è stata trovata e salvata in provincia di Belluno da un attivista di "Io non ho paura del lupo". L'episodio ha portato gli utenti della Rete a chiedersi se sia giusto intervenire in questi casi. Per fare chiarezza Kodami ha ricostruito l'episodio e contattato l'esperto di grandi carnivori Luigi Boitani.

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Fonte: Io non ho paura del lupo

Sabato 27 aprile una lupa in difficoltà è stata trovata e salvata nel Bellunese da un attivista di Io non ho paura del lupo, associazione che si occupa di fare divulgazione su questo grande carnivoro favorendo la mitigazione del conflitto uomo-animale.

A seguito della segnalazione la Polizia provinciale di Belluno è intervenuta nella Malga Garda di Lentiai dove ha constatato che l'animale era in condizioni precarie e di aspetto denutrito, e per questo lo ha prelevato e condotto in un centro di recupero per fauna selvatica.

La vicenda della lupa di Belluno è stata ripresa dal virologo Roberto Burioni, professore dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e volto noto della divulgazione scientifica online. Molti come il docente si sono chiesti se e quando sia lecito intervenire per prestare soccorso a un animale come il lupo che, pur essendo specie protetta, non è a rischio di estinzione, soprattutto se il danno non è causato direttamente dall'essere umano.

Per rispondere, Kodami ha contattato l'esperto di grandi carnivori Luigi Boitani che, in particolare, così commenta: «Se la Polizia è intervenuta riuscendo a recuperare la lupa significa che stava per morire. Se l'animale è stato ferito per cause antropiche è normale aiutarlo allo scopo di riparare al danno fatto».

Importante dunque prima ricostruire come sono andate le cose con chi effettivamente è intervenuto e poi, insieme all'esperto, comprendere quali sono i pericoli effettivi che colpiscono la specie, soprattutto causati dall'essere umano.

Io non ho paura del lupo: «Procedura corretta»

«Il nostro volontario ha segnalato la presenza dell'animale alle Forze dell'Ordine, come è giusto fare quando si vede un animale in difficoltà in qualsiasi situazione, e ancora di più se questo si trova in un luogo dove ci sono persone», spiega Francesco Romito, vicepresidente di "Io non ho paura del lupo".

La lupa si era fermata su una Malga, un pascolo di alta montagna frequentato da escursionisti, allevatori e altri animali. «Sono stati proprio alcuni passanti a segnalare la presenza dell'animale, e la Polizia è intervenuta per motivi di sicurezza: un predatore in condizione di salute precarie può essere potenzialmente pericoloso. Il lupo normalmente non sosta in presenza delle persone, se è successo vuol dire che la condizione era fuori dall'ordinario».

«In questi casi si agisce per il bene della salute di tutti – ricorda Romito – L'animale non viene recuperato per compassione, ma per evitare che possa venire a contatto con le persone e anche per accertare cosa è accaduto. Il bracconaggio non è un fenomeno raro, e per questo ogni caso va analizzato e valuto per distinguere cause di natura antropica da cause naturali».

I dati ci dicono che i recuperi di lupi in difficoltà sono davvero pochi, mentre invece i casi di bracconaggio sono moltissimi. Al contrario di quanto percepito dalle comunità che abitano a ridosso delle Alpi, la nostra specie uccide il lupo molto più spesso di quanto lo salvi.

Nonostante lo status di protezione di cui gode il lupo nel nostro Paese, ancora oggi le principali minacce alla sua sopravvivenza sono di derivazione antropica: bracconaggio e incidenti stradali; seguiti dall'ibridazione con il cane.

Non è quindi sbagliato dire che l'espansione del lupo in Italia è gestita dal bracconaggio che si configura quindi come la minaccia più grande per la conservazione di questo predatore, come è tornato a spiegare a Kodami appunto Luigi Boitani, tra i maggiori esperti del lupo nel panorama internazionale e presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, il gruppo di lavoro della Commissione IUCN per la conservazione delle specie.

Il problema del lupo in Italia è il bracconaggio

Il clima di tensione esasperato da alcuni media contribuisce infatti a crea una situazione di profondo conflitto tra uomo e lupo che spesso porta ad affidare a sistemi illeciti la gestione dei grandi carnivori da parte di chi vive dell'economia della montagna. In ragione di questa dinamica, ben nota in Italia, le Forze dell'Ordine agiscono per accertare lo stato di un animale selvatico in difficoltà, soprattato nei casi rarissimi in cui venga rinvenuto in zone frequentati dall'essere umano.

«Se la Polizia è intervenuta riuscendo a recuperare la lupa significa che stava per morire – sottolinea Boitani – Avrebbe potuto essere stata avvelenata, in questi casi non si tratterebbe più di recuperare un animale in difficoltà ma di capire se è stato usato il veleno e da chi».

Questo però non significa alterare gli equilibri ecologici. «Se l'animale è stato ferito per cause antropiche è normale intervenire allo scopo di riparare al danno fatto. Se si trova in natura questo non accade, fatti naturali è bene che restino nell'ambito della selvaticità. Ma se un agente si trova davanti a un lupo in fin di vita va approfondito perché. La montagna è di tutti, non è solo di allevatori, turisti, escursionisti, o di chi ci vive», precisa Boitani.

L'espansione del lupo è andata di pari passo a un'ondata di disinformazione, a cominciare dalla credenza che la semplice presenza di questo animale in una determinata zona sia pericolosa.

Secondo l'ultimo monitoraggio coordinato dall'Ispra tra il 2020 e il 2021, la popolazione di lupo in Italia è risultata pari a circa 3.307 individui, e nel 2024 potrebbe essere vicina a 4 mila. Questo fa dell'Italia il Paese con i numeri più consistenti, eppure incidenti tra persone e questi grandi carnivori nei 150 anni della nostra storia non si sono mai verificati.

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Carta di distribuzione prodotta nell’ambito del LIFE WolfAlps per il 2017–2018

Sulle Alpi, ogni anno, 110 persone all'anno vengono attaccate, e in alcuni casi uccise, da mucche con vitello o da cavalle con puledro. Eppure ci fa molta più paura il lupo rispetto a un cavallo con il suo piccolo. La percezione di chi abita le aree in cui il lupo è ritornato negli ultimi decenni è che ci sia un eccesso di tutela nei confronti di questi predatori.

«Cosa è cambiato nel rapporto tra uomo e lupo rispetto 50 anni fa? Niente – nota Boitani – Perché quindi adesso dovremmo modificare il nostro atteggiamento nei suoi confronti? Ci stiamo facendo le domande sbagliate».

Attualmente, sono segnalati 7 branchi tra Veneto, provincia di Trento e Bolzano, di cui 6 documentati dalla Regione Veneto con 2 interamente nel territorio regionale e 4 condivisi. A lamentare la presenza dell'animale sono soprattutto le federazioni professionali di chi lavora sulla montagna. A più riprese la Cia-Agricoltori Italiani Belluno ha denunciato la situazione lupo come «fuori controllo» e pericolosa per l'essere umano.

Dichiarazioni che trovano ampio risalto sui media locali e nazionali. «Si parla per luoghi comuni, senza guardare ai dati scientifici. I numeri se lasciati privi di contesto non dicono nulla. I lupi sono troppi rispetto a cosa? Ai danni che realmente fanno o alla percezione delle persone? Gli allevatori hanno tutti attuato le misure di prevenzione per evitare attacchi? Queste sono le domande che tutti dobbiamo porci».

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Fonte: Regione Veneto
Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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