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26 Settembre 2023
15:12

Le cubomeduse sono molto più intelligenti di quanto si pensasse

Le cubomeduse sono tra le meduse più letali al mondo, ma hanno un'altra skill del tutto sbalorditiva. Nonostante le poche cellule nervose da loro possedute, sono capaci di generare dei ricordi e apprendere dall'esperienza.

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Un recente studio condotto dall'Università di Copenaghen ha rivelato che le cubomeduse dei Caraibi sono in realtà molto più avanzate dal punto di vista cognitivo di quanto si pensasse. Questi organismi, pur avendo solamente mille cellule nervose e assenza di un cervello centralizzato, sono in grado di apprendere a un livello sorprendentemente complesso. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Current Biology.

In natura, sono numerosi gli esempi di animali noti per la loro indiscutibile intelligenza. Tuttavia, curiosamente, le meduse, nonostante abbiano un'evoluzione che si estende per 500 milioni di anni, in passato non erano considerate tra questi esseri intelligenti. Questo scenario sta cambiando grazie alle ricerche condotte da Anders Garm, un neurobiologo che ha dedicato oltre un decennio allo studio delle cubomeduse, un gruppo di meduse famose per essere alcune delle creature più velenose del mondo. Un team di ricercatori ha scoperto che queste affascinanti creature sono in grado di individuare le radici delle mangrovie attraverso un notevole senso del contrasto di colore tra le radici stesse e l'acqua circostante. In questo modo, le meduse hanno imparato a evitare le radici, riducendo così il rischio di danneggiare il loro corpo fragile in collisioni accidentali.

Gli scienziati hanno concentrato la loro attenzione su Tripedalia Cystophora, una minuta medusa delle dimensioni di un'unghia che popola le paludi di mangrovie dei Caraibi. Questa creatura sfrutta un sistema visivo impressionante, composto da ben 24 occhi, per cacciare i minuscoli copepodi tra le intricate radici delle mangrovie. Sebbene questo ambiente offra un'opportunità di caccia fertile, rappresenta anche un pericolo per questi animali. Quando le meduse si avvicinano alle radici delle mangrovie, devono prendere una decisione cruciale: girarsi e allontanarsi. Se lo fanno troppo presto, rischiano di non catturare i copepodi, ma se si girano troppo tardi, corrono il rischio di urtare le radici e danneggiare il loro corpo delicato. Pertanto, per queste meduse, la capacità di valutare le distanze è di vitale importanza. In questo contesto, il contrasto tra i colori si è rivelato essere la chiave di questa abilità, come hanno scoperto i ricercatori.

Oltre a questo, esiste un altro aspetto di grande interesse da considerare. «Il rapporto tra la distanza e il contrasto cambia quotidianamente a causa di vari fattori come le precipitazioni, la presenza di alghe e l'azione delle onde», spiega Anders Garm, professore associato presso il Dipartimento di Biologia dell'Università di Copenaghen. " Ciò che è davvero affascinante è che, all'inizio di ogni nuova giornata di caccia, le cubomeduse apprendono dai contrasti visivi attuali, utilizzando una combinazione di informazioni visive e sensazioni durante le loro manovre evasive, anche se queste manovre non sempre hanno successo. In questo modo, nonostante abbiano solo mille cellule nervose, sono in grado di stabilire connessioni temporali tra diverse impressioni, sviluppando quella che definiamo "apprendimento associativo".

Questi risultati rappresentano una rottura significativa con le percezioni scientifiche preesistenti riguardo alle capacità degli animali con sistemi nervosi semplici, tuttavia c'è ancora molto lavoro da fare. «Attualmente, stiamo lavorando per identificare in modo preciso le cellule coinvolte nell'apprendimento e nella formazione della memoria. Questo ci consentirà di esaminare i cambiamenti strutturali e fisiologici che si verificano nelle cellule durante il processo di apprendimento», afferma Garm.

Va sottolineato, infine che scoperte di questo tipo potrebbero avere un impatto positivo anche nel campo medico. «Uno dei problemi principali che affronteremo in futuro riguarda senza dubbio le diverse forme di demenza. Comprendendo meglio la natura della memoria, che costituisce un elemento centrale nella demenza, potremmo gettare le basi per una maggiore comprensione della malattia e, forse, sviluppare approcci terapeutici per contrastarla», conclude il ricercatore.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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