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13 Agosto 2023
17:00

Le cose non vanno benissimo per uno degli uccelli africani più rari e particolari

Grazie a una recente ricerca, sono state approfondite le dimensioni dell'habitat del picatarte collogrigio, uno degli uccelli più rari e particolari dell'Africa. Tuttavia, le novità non hanno portato risultati positivi contrariamente a quanto sperato.

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Foto di Nik Borrow

Comprendere la distribuzione e l'estensione degli habitat idonei per specie animali e vegetali è fondamentale per poterle proteggere al meglio attraverso un'adeguata gestione del territorio. Tuttavia, questa operazione è intrinsecamente complessa, infatti non si hanno molte informazioni relative agli habitat naturali di molte specie, compreso il raro picatarte collogrigio (Picathartes oreas), un uccello a rischio estinzione, nonché una delle uniche due specie della famiglia Picathartidae, endemica delle foreste dell'Africa centrale.

Questo è il motivo per il quale un team di ricercatori ha deciso di compiere uno studio più approfondito sulla distribuzione di questa specie, svelando una triste verità: il suo areale è parecchio più piccolo di quanto inizialmente ipotizzato. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Bird Conservation International.

Il picatarte collogrigio è un uccello di medie dimensioni presente principalmente nelle aree rocciose della foresta pluviale, dalla Nigeria sud-occidentale al Camerun, alla Guinea Equatoriale e al Gabon sud-occidentale. La sua distribuzione è frammentaria, con popolazioni spesso isolate tra loro e che soprattutto sono in grave declino. Questo è uno dei motivi che ha spinto il team di ricercatori a vederci chiaro e definire una volta per tutte l'estensione del suo habitat naturale.

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Le uniche due specie al mondo della famiglia Picathartidae

Per la realizzazione dello studio, i ricercatori hanno analizzato ben 339 dati riguardanti la presenza della specie associate ad una serie di variabili ambientali. Combinando i due fattori, sono riusciti ad avere un'idea dell'habitat adatto disponibile per questi uccelli, luogo dove dovrebbero essere concentrati gli sforzi di conservazione per la specie. Dall'analisi dei risultati è emerso che il picatarte collogrigio è fortemente legato alle aree con pendii ripidi e abbondante copertura forestale, mentre le variabili legate al clima, alla salute della vegetazione e alle condizioni dell'habitat in generale sembrano non ricoprire un ruolo cruciale per quanto riguarda la sua distribuzione.

Tuttavia, è di fondamentale importanza evidenziare che nell'ambito di questa valutazione non sono state considerate le possibili fluttuazioni future delle variabili predittive, a causa di fattori dinamici come il cambiamento climatico. «La perdita di copertura forestale in tutta l'Africa centrale, ecosistema che ospita molte specie endemiche, minacciate e spesso poco studiate, sta innescando una perdita accelerata di biodiversità, amplificata dal cambiamento climatico e altre pressioni ambientali», ha dichiarato Ekwoge Abwe, Ph.D., responsabile del programma scientifico per la San Diego Zoo Wildlife Alliance, direttore del CAMBIO e coautore dello studio.

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Le foreste del Camerun sono uno degli ultimi rifugi del picatarte collogrigio

«Date le sue specifiche esigenze, tra cui la copertura forestale e i pendii scoscesi, la presenza del picatarte collogrigio potrebbe potrebbe fungere da indicatore di salute per un ecosistema forestale. La salvaguardia di questi habitat unici non solo contribuirà alla conservazione di questi uccelli, ma avrà anche un impatto positivo su una vasta gamma di altre specie».

Grazie a questa ricerca il team è stato in grado di determinare con precisione l'ampiezza dell'habitat naturale della specie: circa 6.690 miglia quadrate, o 17.327 chilometri quadrati, dimensioni che soddisfano i parametri necessari per il sostentamento della specie. Tuttavia, nonostante questo risultato positivo, il picatarte collogrigio rimane in forte pericolo.

«Purtroppo, soltanto una porzione di circa 2.490 chilometri quadrati (961 miglia quadrate, corrispondenti al 14,4%) di questo habitat è inclusa in aree protette soggette a rigide misure di conservazione», ha affermato Guilain Tsetagho, assistente di ricerca presso il CAMBIO e leader dello studio. «Considerando l'area limitata in cui vive l'uccello, le particolari esigenze legate al suo habitat di nidificazione e le crescenti pressioni derivanti dalle attività umane, una revisione dello status di conservazione potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel prevenire ulteriori danni alle zone adatte per questi uccelli».

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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