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20 Luglio 2022
9:32

Le 5 meduse più pericolose del Mediterraneo

Le meduse che vivono nel Mediterraneo hanno forme e colori meravigliosi, ma è meglio non toccarle, perché alcune di esse possono essere pericolose per l'uomo. Ecco quali.

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Le specie di meduse che vivono nel Mediterraneo sono un esempio perfetto di come le specie possono assumere diversi adattamenti in un tripudio di forme rigonfie e gelatinose, lunghi tentacoli e merletti di vari colori. Di queste meduse, 5 hanno sviluppato adattamenti che rendono i loro prolungamenti urticanti e potrebbero procurare non pochi fastidi per l'uomo.

La reazione che può provocare il contatto di queste meduse con l'uomo può variare dal dolore intenso al prurito, reazione che dipende da organi presenti spesso solo sui tentacoli: le nematocisti (o cnidocisti). Questi sono formati da cellule altamente specializzate dette nematociti e servono all'animale per difesa o per paralizzare le prede.

Possono essere di diversi tipi, ma, in generale, sono costituite da una capsula dotata di un filamento sensorio detto cnidociglio. All'interno della capsula è presente un liquido urticante e un filamento che, allo stato di riposo, ha l'aspetto di un filo arrotolato a spirale. Lo cnidociglio possiede una terminazione sensitiva che, se stimolata, fa scattare l'estroflessione del filamento come una molla e l'espulsione delle tossine urticanti attraverso un piccolo orifizio posto all'estremità del filamento stesso.

Sono proprio queste tossine che, a contatto con la pelle o iniettate nello strato sottocutaneo, possono provocare reazioni nel malcapitato che possono essere anche molto gravi. Per questo, ma anche perché, come ricordiamo sempre, non bisogna arrecare disturbo agli animali selvatici, è meglio osservare queste affascinanti meduse, senza toccarle.

Drymonema dalmatinum

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Medusa del genere Drymonema, foto di Liza Gomez Daglio tramite Wikimedia Commons

Queste meduse, sebbene siano urticanti, sono estremamente rare e avvistare un esemplare di questa specie significherebbe immediatamente essere contattati da un biologo marino per far parte di in una pubblicazione scientifica. Il grande ammasso di tentacoli assomiglia a un cavolfiore rosa pallido con sfumature marrone e dorate. Ha anche un gran numero di tentacoli chiari, insieme a lunghe e sottili braccia orali con le quali si nutre.

L'animale è stato descritto dal naturalista tedesco Heckel per la prima volta nell’1880 nelle coste della Dalmazia e per molti anni quella descrizione è stata l'unica testimonianza dell'esistenza di questa specie fino al 1940, quando un altro ricercatore l'ha ritrovata sempre sulle coste orientali dell'Adriatico. Dopo quell'ultimo avvitamento non si seppe più nulla di queste meduse fino al 2014, quando furono nuovamente ritrovate da un biologo dell'Università del Salento dopo quasi 100 anni.

Pelagia noctiluca

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La Pelagia nocticula, detta anche "medusa luminosa" è formata da un ombrello a forma di campana traslucido e di colore variabile dal rosa, al viola, al marrone.  Il bordo dell'ombrello mostra delle balze ed è suddiviso in numerosi lobi, dove si trovano gli organi di senso, come i recettori della luce e degli odori. I suoi tentacoli sono sottili, molto elastici e retrattili e, sebbene raramente superino gli 80 centimetri, possono raggiungere anche i 2 metri di lunghezza.

L'Istituto Superiore di Sanità la considera una specie molto urticante sebbene gli effetti del contatto tendono a essere solo superficiali. Fra le possibili reazioni, infatti, ci sono eritemi, edemi e vescicole. Il dolore locale può durare anche 2 settimane, ma sono molto rare le complicazioni legate agli organi interni. Ciò nonostante possono verificarsi casi di allergie in grado di portare a broncospasmi, pruriti forti e infiammazioni. La cicatrice lasciata sul punto di contatto, inoltre, può durare anche alcuni anni.

Chrysaora hysoscella

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La medusa bruna (Chrysaora hysoscella), viene osservata comunemente solo nell'oceano Atlantico e nel Mar Mediterraneo dove può essere avvistata soprattutto nell'Adriatico in un periodo variabile tra marzo e agosto, dapprima in banchi, poi più isolata. È una medusa che può raggiungere i 30 centimetri di diametro e il suo nome la dice tutta sul suo aspetto: una colorazione bianco-giallastra con sfumature marroni che permette di distinguerla dalle altre specie del genere Chrysaora.

Se dovessimo stabilire una classifica delle meduse più urticanti, probabilmente la medusa bruna sarebbe sul fondo. Infatti, è debolmente urticante e il contatto con i tentacoli provoca dermatiti con prurito e bruciore, che si manifestano entro 20 minuti dal contatto e, comunque, entro poche ore i sintomi tendono a scomparire spontaneamente.

Physalia physalis

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Physalia physalis è conosciuto anche come caravella portoghese ed è uno degli organismi marini più spettacolari del mondo. Nonostante sia una specie generalmente oceanica è presente anche nel Mediterraneo, in particolare in Spagna e in Sicilia, sebbene venga avvistata di rado.

Può sembrare una medusa a tutti gli effetti ma non bisogna confondersi: in realtà è un sifonoforo, cioè un animale formato dall'aggregazione di individui specializzati di quattro tipi diversi, chiamati zooidi, collegati e fisiologicamente integrati tra loro al punto da essere reciprocamente dipendenti per la sopravvivenza.

Nonostante non sia una medusa è assolutamente degna di far parte di questo elenco in quanto la sua puntura è estremamente dolorosa per l'uomo. Caratteristico è il rigonfiamento presente sull'apice chiamato pneumatoforo o più comunemente "vela", una sacca galleggiante colma di gas, che consente all'animale di galleggiare. È lunga tra i 9 e i 30 centimetri ed è prevalentemente trasparente con tinte blu, viola, rosa o malva.

Le punture causano solitamente forte dolore nell'uomo lasciando piaghe arrossate che durano normalmente due o tre giorni, mentre il dolore, solitamente, scompare dopo un'ora. Questi effetti possono raramente aggravarsi con shock anafilattico, febbre con interferenze con le funzioni cardiache e polmonari, fino alla morte. Queste condizioni cliniche estreme, però, sono principalmente presenti nei soggetti che sensibili e che hanno predisposizioni allergiche.

Carybdea marsupialis

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Carybdea marsupialis, foto di Alessandro Sabucci tramite Wikimedia Commons

La Carybdea marsupialis, comunemente detta cubomedusa, è sempre più diffusa nel Mar Mediterraneo e sta diventando sempre più facile incontrarle nelle acque basse e sabbiose dell'Adriatico. È la forma dell'ombrella a dare il nome a questo animale e al resto della sua classe, Cubozoa. Sembra, infatti, cubica e trasparente con 4 tentacoli lunghi dieci volte il corpo, anche loro trasparenti con anelli rossi. Sono relativamente piccole, con un'ombrella che misura fino a 3 centimetri, mentre i tentacoli possono raggiungere anche i 30 centimetri.

Le cubomeduse s0no dette anche "vespe di mare" e il motivo è dato dalla pericolosità della loro puntura, dolorose come quelle delle vespe. Sono considerate, infatti, le più pericolose per l'uomo in quanto il loro veleno può fermare il cuore di un uomo adulto in poco tempo, anche se le specie con le tossine più letali si trovano soprattutto nei mari australiani.

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