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15 Gennaio 2024
15:01

L’aumento vertiginoso delle temperature mette a dura prova la sopravvivenza dei numbat

Il cambiamento climatico minaccia il numbat, un marsupiale australiano già in serio rischio. Uno studio ha rivelato che l'aumento delle temperature limita il tempo in cui possono cercare cibo al sole e anche l'ombra potrebbe diventare troppo calda per fornire sollievo termico.

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L'Australia è famosa anche per la sua straordinaria e unica fauna selvatica. Tuttavia, come nel resto del mondo, anch'essa è destinata a subire gli effetti legati all'aumento delle temperature causate dai cambiamenti climatici in corso. Questa prospettiva rappresenta una minaccia importante per numerosi marsupiali, tra cui il numbat (Myrmecobius fasciatus), già a rischio a causa della perdita di habitat e della presenza di predatori invasivi arrivati con l'uomo come gatti domestici e volpi rosse. Di fronte a questa crescente preoccupazione, un team di ricercatori ha quindi intrapreso uno studio mirato a determinare la soglia di calore che il numbat può tollerare per evitare che scompaia. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Experimental Biology.

Il cambiamento climatico è un fenomeno che sta mettendo in ginocchio il Pianeta, gli ecosistemi e la biodiversità. Insieme a tante altre minacce di origine antropica, infatti, sta causando la scomparsa di molte specie che non riescono ad adattarsi all'aumento delle temperature. In Australia, le preoccupazioni si concentrano soprattutto sui marsupiali che popolano le regioni più aride, dove le temperature in aumento potrebbero diventare insostenibili per la loro sopravvivenza. Trovare un modo per studiare questi animali senza disturbarli è però fondamentale per garantirne la sopravvivenza. Questa consapevolezza ha portato Christine Cooper (Curtin University, Australia) e Philip Withers (University of Western Australia) a utilizzare telecamere a infrarossi e modelli computerizzati per capire quanto il numbat può sopportare in termini di temperature elevate.

Per la realizzazione dello studio, la coppia di ricercatori ha percorso i sentieri forestali di due riserve della cintura di grano dell'Australia occidentale, Dryandra Woodland e Boyagin Nature Reserve, durante il 2020 e il 2021 per filmare circa 50 numbat utilizzando la loro fotocamera a infrarossi. Hanno, inoltre, usufruito di una stazione meteorologica portatile per misurare la temperatura dell'aria, l'umidità relativa, la radiazione solare e la velocità del vento. Questi dati sono stati combinati per ottenere una misura precisa della temperatura ambientale effettiva durante le osservazioni.

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I ricercatori hanno effettuato misurazioni della temperatura superficiale in diverse parti del corpo, sia quando i numbat erano esposti al sole che quando si trovavano in ombra. Come previsto, è emerso che la luce solare diretta causava un rapido aumento della temperatura corporea. Tuttavia, questa contribuiva solo al 18% del calore assorbito, portando i ricercatori a concludere che gli animali dovevano assorbire calore da altre fonti. Da qui nasce l'ipotesi secondo la quale il calore proveniente dall'aria e dal suolo, insieme alla radiazione termica emessa dagli oggetti circostanti, rappresentasse la principale fonte di surriscaldamento per i numbat.

Effettivamente, i ricercatori hanno constatato che le elevate temperature dell'aria e del suolo impongono una limitazione al periodo in cui i numbat possono cercare cibo alla luce diretta del sole, limitando tale intervallo a circa 10 minuti consecutivi. Dopo questo breve periodo, gli animali sono poi costretti a ritirarsi nell'ombra. Di conseguenza, si ipotizza che, in un futuro prossimo, a causa dell'incremento delle temperature, anche l'ombra potrebbe non offrire più un adeguato sollievo termico per questi mammiferi.

A causa dei cambiamenti climatici, il futuro dei numbats si prospetta quindi parecchio incerto. La loro capacità di procurarsi cibo durante la notte, quando le temperature sono più basse, è infatti altrettanto compromessa, poiché le termiti delle quali si nutrono si trova troppo in profondità nel terreno per essere raggiunte. Allo stesso tempo, la loro vulnerabilità ai predatori aumenta durante le ore notturne. È fondamentale quindi intraprendere azioni concrete per arrestare l'incremento della temperatura globale altrimenti, c'è il rischio che questo iconico marsupiale australiano diventi un ulteriore e tragico esempio di una specie che avremmo potuto preservare, ma che invece potrebbe essere destinata a scomparire a causa delle attività umane.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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