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27 Gennaio 2023
10:39

La storia della domesticazione romana degli asini giganti

Gli antichi romani avevano selezionato una varietà di asino gigante molto apprezzata all'epoca, che risaltava per le altre specie anche per la sua resistenza al freddo e l'intelligenza.

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Gli asini sono stati fra gli animali più importanti fra quelli che sono entrati a far parte delle famiglie degli esseri umani. Già all'epoca classica, erano particolarmente amati e rispettati in tre diversi continenti, ma fino a qualche mese fa non era nota alla scienza neppure la data e il luogo in cui avvenne l'evento specifico della domesticazione.

Secondo lo studio pubblicato lo scorso settembre su Science questo evento importante che ha avvicinato gli antenati degli asini agli esseri umani è avvenuto precisamente 7000 anni fa.

Come ha spiegato la principale autrice dello studio, Evelyn Todd: «Le prime tracce africane dell’asino risalgono al 5.000 avanti Cristo, quando il Sahara si stava trasformando nel territorio arido che conosciamo oggi, all'alba della civiltà». 4.500 anni fa gli asini andarono via dall’Africa assieme agli esseri umani per diffondersi in Asia e in Europa, occupando l'intero territorio euroasiatico in meno di un millennio.

L'asino raggiunse il periodo della sua massima diffusione con la formazione dell'impero romano. In questo periodo infatti occupò un nuovo ruolo all'interno della società che inglobava l'intero Mediterraneo e cominciarono a diffondersi delle fattorie che avevano l'esatto compito di rifornire i migliori capi alla cittadinanza, con il desiderio di rendere l'asino l'animale perfetto per ogni esigenza in tutto l'impero.

Di questa particolare fase dell'evoluzione della specie oggi ne parla un ulteriore studio, questa volta pubblicato su Journal of Archaeological Science. L'articolo infatti riguarda il ritrovamento nella villa romana di Boinville-en-Woëvre (Francia settentrionale) di alcuni resti di asino gigante: 155 cm al garrese, quando l’altezza media degli asini attuali in Europa è di 130 cm. Erano animali di stazza simile a quella di un cavallo di medie dimensioni, tanto che era possibile cavalcarli per lunghi tragitti.

Considerando però che asini e cavalli sono animali molto diversi, che era improbabile usarli all'interno dei mulini e che è impossibile immaginare gli antichi cavalieri romani a dorso di questi asini giganteschi durante le loro compagne di conquista, per quale ragione li allevavano?

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L’attuale razza Mammoth Jackstock è l’unica che può avvicinarsi agli antichi asini giganti dell’impero romano

Risponde a questa domanda Lodovic Orlando del centro di Antropobiologia e genetica di Tolosa. «Tra il II e il V secolo d.C. , i romani allevavano questi animali per produrre muli che svolgevano un ruolo chiave nel trasporto di persone, attrezzature e merci militari. E sebbene vivessero in Europa, questi animali sono stati allevati e mescolati con asini provenienti dall’Africa occidentale. E ne abbiamo l'evidenza genetica attraverso lo studio del DNA antico recuperato dai reperti».

Gli esperti credono che questi antichi animali fossero anche particolarmente apprezzati per la loro gentilezza e per l'intelligenza. Il collasso dell'impero romano e le pandemie che colpirono l'impero durante i secoli finali della sua esistenza – fra tutti la peste antonina e la peste di Giustiniano – destabilizzarono però l'allevamento di questa antica varietà che secondo gli esperti era persino capace di resistere alle basse temperature degli inverni continentali e di legarsi per tutta la vita all'amicizia con un'unica persona di riferimento (informazioni riportate in alcuni passi del "De bello gallico" di Cesare e nelle pagine di Svetonio "Vite dei Cesari", libro  I, par.  61).

Fu però la definita scomparsa dei commerci fra le diverse sponde del Mediterraneo a condannare per sempre l'antica varietà. «Se non hai un impero largo migliaia di chilometri, non hai bisogno di un animale che trasporta merci su enormi distanze. Non c’era alcun incentivo economico per continuare a produrre grandi animali per il trasporto», ha concluso Orlando, riferendosi al destino di molte fattorie.

Combinando così i due studi, le scoperte suggeriscono che gli asini si sarebbero diffusi dall’Africa orientale, per poi venire integrati definitivamente nelle società classiche a partire da 2800- 2500 anni fa. Lo sviluppo degli antichi lignaggi durante l'epoca romana avrebbero invece portato – attraverso anche alla selezione artificiale avvenuta durante l'intero medioevo e il rinascimento – alle nascita delle razze che si trovano ancora oggi, con gli asini giganti a rappresentare la varietà più pregiata e protetta dell'intero sistema agrario europeo durante il periodo tardo imperiale.

Inoltre sembra che l‘asino abbia accompagnato lo sviluppo umano per molto più tempo rispetto al cavallo. Lodovic Orlando relativamente a questo infatti ricorda che «i moderni cavalli domestici sono stati addomesticati solo circa 4.200 anni fa. Il nostro studio rivela invece che l’impatto degli asini è stato ancora di più esteso e duraturo, avendo in pratica permesso all'agricoltura di accompagnare gli esseri umani in Asia e in Europa», e di spingersi oltre il caldo e protettivo bacino del Mediterraneo.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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