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11 Novembre 2022
9:46

La biologia di “Black Panther: Wakanda Forever”, fra sangue blu e fauci di megalodonte

Dare un senso scientifico alla realtà supereroistica che ci mostrano i film della Marvel spesso è divertente e in questo articolo proveremo a dare un senso a fantasiose interpretazioni biologiche e riferimenti ad animali estinti o ancora esistenti.

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Una dolorosa scomparsa e la scoperta di una nuova cultura sono il fulcro principale attorno al quale ruota la trama del nuovo capitolo di "Black Panther: Wakanda Forever". Il film targato Marvel Studios presenta, come sempre, una versione della nostra realtà in cui le leggi fisiche vengono stirate e i limiti della biologia vengono messi continuamente alla prova. La mente umana, però, è indagatrice per natura e mentre alcuni si godono semplicemente la trama, gli effetti speciali e i popcorn, altri si interrogano sulle stranezze biologiche del film come ad esempio: è realmente possibile avere la pelle blu come gli abitanti di Talokan?

Il debutto di "Black Panther: Wakanda Forever" in Italia è stato un successo con 717mila euro incassati e quasi 100mila spettatori nelle sale. I film sui supereroi si riconfermano il principale fattore che spinge gli italiani a tornare al cinema grazie ai loro universi fantastici e l'ultimo lavoro della Marvel ci immerge nuovamente nelle vicende del popolo del Regno di Wakanda, un'isolata nazione dell'Africa Orientale tra le più ricche e tecnologicamente avanzate della Terra.

Il film è uscito nelle sale da poco e per poter parlare dei riferimenti sugli animali che compaiono e discutere di possibili spiegazioni biologiche alle trovate fantastiche degli sceneggiatori Ryan Coogler e Joe Robert Cole, c'è bisogno di parlare di alcune piccole parti della trama riducendo al minimo gli spoiler.

Perché gli abitanti di Talokan hanno la pelle blu?

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In questo capitolo del multiverso cinematografico Marvel gli autori pescano a piene mani dai fumetti che hanno ispirato la storia degli eroi del grande schermo donando una nuova veste al popolo di Atlantide. Questa è un'antica civiltà fonte di numerosi miti e leggende presente anche nei fumetti, ma in questa versione cinematografica il "popolo dalla pelle blu" non vive più nel mezzo dell'Atlantico, ma è di origine mesoamericana.

Aldilà delle speculazioni sulle origini di questo popolo e della sua cultura, che alcuni fanno risalire a una vera e propria specie dello stesso genere dell'essere umano ma il cui nome scientifico è Homo mermani, fra le caratteristiche di questi uomini e donne c'è la possibilità di respirare sott'acqua tramite delle branchie, un nuoto agile e veloce e il colore bluastro della pelle una volta riemersi in superficie.

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Octopus pallidus, Julian Finn / Museum Victoria, via Wikimedia Commons

Il motivo per cui tale colorazione appare solo una volta emersi dall'acqua, purtroppo, non è spiegata da nessuna parte, ma è proprio quando l'uomo si trova davanti a dei misteri che il suo cervello inizia a elaborare miriadi di possibili spiegazioni. Una fra queste riguarda i polpi che vivono in acque profonde e fredde e il loro sangue.

Come spiega uno studio pubblicato nel 2015 su Frontiers in Zoology, alcuni molluschi vivono in mari estremamente freddi e in profondi abissi nonostante le basse temperature dovrebbero rendere lo scambio di ossigeno estremamente inefficiente. Gli studiosi hanno verificato che le specie come Octopus pallidus, un polpo che può vivere a una profondità di 275 metri, possiedono un'emoglobina particolare che dona loro un caratteristico sangue blu. La colorazione è data da un pigmento chiamato emocianina, una proteina che trasporta l'ossigeno nel sangue come la nostra emoglobina, e che dona a questi animali la possibilità di effettuare scambi gassosi fino a temperature che congelerebbero l'acqua.

Dunque è possibile che questo nuovo popolo, vivendo nelle profondità degli abissi, oltre a un modo per nuotare velocemente e respirare sott'acqua, abbia sviluppato una emoglobina molto simile a quella di questi molluschi. La spiegazione per cui questa colorazione sia visibile solo una volta fuori dall'acqua, però, è più complicata. Un possibile motivo potrebbe essere dato dalla riflessione che distorce la luce che entra in acqua e dalla pelle sottile della popolazione che mostra più facilmente il colore del sangue senza un "filtro acquatico". Anche se sono solo congetture fatte per divertimento in effetti quest'ultima sembra una spiegazione che "fa acqua da tutte le parti" e probabilmente dovremmo attendere una vera spiegazione in un prossimo film.

Il trono di Namor è un megalodonte?

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Una volta introdotto quello che è uno fra i più interessanti antagonisti che l'universo cinematografico Marvel abbia partorito negli ultimi anni, il film ci mostra più volte Namor in una sorta di sala regale dove il trono è adornato da una gigantesca fauce spalancata.

Chi è appassionato di biologia marina o ha visto almeno una volta lo scheletro cartilagineo di uno squalo avrà sicuramente riconosciuto la multipla fila di denti e la conformazione della bocca. Quella di che vediamo verosimilmente è una bocca di megalodonte (Otodus megalodon), una grossa specie di squalo vissuta tra il Miocene e il Pliocene, più o meno tra i 23 e i 3,6 milioni di anni. Il suo nome significa grande dente ed soprattutto grazie a questi che conosciamo il gigantesco squalo estinto.

I suoi denti fossili sono stati trovati praticamente in tutti i continenti tranne che in Antartide. Come gli altri squali lo scheletro del megalodonte era costituito quasi esclusivamente di cartilagine, che è molto raramente riesce a fossilizzarsi e a conservarsi nel tempo. Vertebre e soprattutto denti sono quindi le uniche parti del corpo che conosciamo e che siamo riusciti a trovare in gran quantità nelle rocce. Tutte le ipotetiche ricostruzioni in vita e le stime sulle dimensioni si basano quindi su questi resti e sul confronto con le altre specie fossili e quelle attualmente viventi.

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Ricostruzionedi una mascella di megalodonte in mostra al National Aquarium di Baltimora

Per la grandezza di questo animale fino a qualche anno fa erano state proposte misure abnormi che arrivavano addirittura a superare i 25 metri di lunghezza, tuttavia queste dimensioni sono state recentemente ritoccate al ribasso. Studi e calcoli più accurati ritengono infatti – più verosimilmente – che i megalodonti fossero lunghi tra i 15 e i 18 metri, che è comunque circa tre volte la lunghezza di uno squalo bianco di grosse dimensioni (più o meno 6 metri). Le più grandi dei maschi e avrebbero potuto raggiungere tra le 27,4 e le 59,4 tonnellate di peso. Dunque, è verosimile che un uomo adulto potesse stare seduto, o addirittura in piedi, all'interno delle fauci di un animale così grande.

Cosa ricorda l'abbigliamento di Namora?

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Il popolo della città abissale di Talokan presenta numerosi richiami nel loro abbigliamento alle culture mesoamericane, come le civiltà azteca che visse nella regione dell'attuale Messico dal XIV al XVI secolo, ma non solo. Piume, pinne e collane dentate richiamano i colori e le forme sgargianti di numerosi animali marini e fra i più appariscenti c'è senza dubbio la mise di Namora, un nuovo personaggio introdotto nella pellicola.

La guerriera fuori dall'acqua, oltre a una comoda maschera che gli permette di respirare acqua di mare anche fuori dal suo elemento naturale, indossa appariscenti piume color giallo-ocra o marrone scuro che ricordano molto le pinne di un pesce scorpione (Pterois volitans). Le spine che ricoprono il suo corpo sono veri e propri aculei cavi collegati a ghiandole velenifere che vengono eretti nei momenti in cui l'animale percepisce un pericolo.

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Il Pterois volitans è originario dell'Oceano Pacifico, e fra i diversi paesi che lo ospitano ci sono anche Thailandia, Malesia, Vietnam e Polinesia. Negli ultimi decenni però alcuni fattori ne hanno favorito l'espansione anche altrove. La grande capacità di adattamento a nuovi habitat ha permesso infatti a questa specie di diffondersi rapidamente anche in altri luoghi molto distanti dall'Oceania e dal Sud Est asiatico. Questo pesce tollera temperature tiepide ma anche molto alte (fino a circa 32 °C). Ad oggi è possibile trovare il pesce scorpione anche lungo le coste degli Stati Uniti, del Messico, della Colombia, del Venezuela, a Cuba e in Jamaica.

A partire dal 1992 è stata evidenziata la presenza di questo pesce anche all'interno del Mar Mediterraneo, dove grazie all'aumento della temperatura dell'acqua, attraverso il Canale di Suez ha raggiunto l'Europa e si sta ora diffondendo a partire dalle coste turche e dal Mediterraneo orientale, fino a raggiungere l'Adriatico. Dunque, l'animale non è solo pericoloso per l'uomo per via del suo unico e meraviglioso sistema di difesa, ma è anche una minaccia per la biodiversità.

Chissà se proprio la pericolosità e la bellezza dell'animale abbiano ispirato la costumista Ruth Carter nella creazione di questo spettacolare abito. In ogni caso di riferimenti simili ce ne sono molti altri e nell'attesa di un nuovo colossal supereroistico scoprirli tutti potrebbe essere proprio un altro motivo per guardare il film.

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