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Kodami Call

Ivan Orfei, il domatore morso da una tigre: «Sto bene, non vedo l’ora di tornare dai miei animali»

Il domatore Ivan Orfei che lo scorso 29 dicembre era stato morso da una tigre durante lo spettacolo del Circo Amedeo Orfei, nel Leccese, sta bene. Raggiunto da Kodami ha confermato di essere in via di guarigione e di essere «pronto a tornare dalla sua famiglia e dalle tigri».

4 Gennaio 2023
18:40
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Il domatore Ivan Orfei, il domatore morso da una tigre del Circo Amedeo Orfei lo scorso 29 dicembre nel Leccese, sta bene. Raggiunto al telefono da Kodami ha confermato di essere in via di guarigione e di essere pronto a tornare dalla sua famiglia e dalle tigri.

Oggi il Circo, diretto dal padre Lino Orfei, è stato sottoposto a sequestro dai Vigili urbani per carenza di autorizzazioni. Si tratta di un sequestro provvisorio d'urgenza disposto dalla Polizia municipale di Surbo che ieri sera ha verificato l'assenza dell'autorizzazione per i pubblici spettacoli, e non ha a che fare con l'incidente.

Davanti a questa notizia l'artista non si mostra sorpreso: «Il Comune ci ha preso in giro fin dall'inizio: prima ci hanno detto che era tutto a posto, e il giorno prima dell'inizio dello spettacolo ci ha detto che non avevamo le autorizzazioni. Agiremo per vie legali».

Ivan Orfei conferma poi l'intenzione di voler proseguire il lavoro con i grandi felini, iniziato solo 3 anni fa dopo una carriera da equilibrista «Non ho affatto paura, anzi non vedo l'ora di tornare dalle mie tigri e da tutti gli altri animali». Il 31enne ha anche rassicurato rispetto alla salute dell'individuo che lo ha morso: «Tygra mi ha ferito, ma a causa di una mia svista. È la più mansueta, ho sbagliato io perché non bisogna mai voltare le spalle ai felini, sono animali e come tali imprevedibili».

Le immagini riprese da alcuni spettatori mostrano Tygra avvicinarsi alla gamba del domatore mentre lui è di spalle, impegnato sulla scena con un altro felino. «Se avesse voluto uccidermi lo avrebbe fatto – aggiunge Orfei – Invece mi ha preso il gambale dello stivale, e non è stato difficile allontanarla per chi è intervenuto perché non voleva ferirmi».

L'episodio però ha avuto un effetto detonatore sul mondo del circo che è tornato al centro di una discussione che non si è mai sopita: quella dell'impiego di animali negli spettacoli. Una questione molto delicata anche per gli stessi artisti, come conferma Orfei: «Il circo nasce con gli animali, senza di loro sarebbe la fine di un'epoca, ma sicuramente andrà così. Tempo fa c'era più pubblico, adesso proprio per le polemiche legate agli animali è sempre più difficile. Però restiamo in piedi».

Il precedente Parlamento nell'approvare la nuova Legge delega in materia di spettacolo aveva previsto anche un «graduale superamento dell’utilizzo degli animali» nelle attività circensi e negli spettacoli itineranti. Non sono però più stati fatti i decreti attuativi e la legge, pur essendo entrata in vigore, è rimasta lettera morta.

Nel frattempo, il circo registra un costante calo di pubblico, come emerge anche dall'ultimo Rapporto Italia elaborato dall'Eurispes. secondo l'Istituto di ricerca, 8 italiani su 10 sono contrari all'impiego di animali negli spettacoli circensi, una percentuale che aumenta di anno in anno.

Alcuni impresari hanno quindi deciso di accogliere le istanze delle persone proponendo spettacoli che, pur non essendo animal-free sono privi di grandi felini. Lo ha fatto il Natale scorso il Crco Lidia Togni, diretto da Vinicio Togni, che a Kodami motiva così la scelta: «È stato un tentativo, abbiamo fatto entrare in scena solo animali che già vivono con le persone, come cavalli e pappagalli, escludendo i grandi felini che necessitano di particolari permessi Cite e sono specie protette, Ma l'esperimento è stato un flop e quest'anno non lo abbiamo riproposto».

Sette mesi di tourneé partiti da Napoli che secondo il circense hanno risentito della presenza sul territorio di altri spettacoli in cui invece i selvatici erano presenti: «Ci siamo resi conto che il pubblico italiano non è ancora pronto – sostiene Togni – molti al termine degli spettacoli chiedevano dove fossero gli animali. Il gusto del pubblico comanda e davanti alla scelta, alla fine, preferiscono uno spettacolo tradizionale».

Togni rifiuta però le tesi di chi sostiene che, almeno nel suo Circo, gli animali vengano sfruttati: «Noi teniamo in gran conto sia la legge che la salute dei nostri animali, anche in relazione agli spazi di cui hanno bisogno. Quando una città non ci dà spazio sufficiente per tutelare il loro benessere noi la saltiamo senza pensarci due volte».

Il direttore del Circo Lidia Togni sottolinea poi che gli animali impiegati negli spettacoli «non sono prelevati in natura ma si trovano nel sistema del circo da molte generazioni, quindi non provano mancanza della libertà. Rispetto ogni opinione, ma amo gli animali e invito le persone a entrare nel tendone e a constatare di persona come stanno le cose. Io sono nato al circo, come tutta la mia famiglia. Come tutti i bambini del circo ho frequentato la scuola in tante città diverse, l'unica costante erano i miei animali e io non volevo mai da loro che erano parte della mia famiglia. Quando tornavo dopo le lezioni mia madre mi trovava con il cucciolo di elefante che è cresciuto con noi, e con leoncini e cavalli. Non so tirare un calcio a un pallone ma so stare con un animale. Poi negli anni ho avuto la possibilità di legare il mio lavoro alla mia più grande passione e sono diventato il responsabile degli animali nel mio circo».

Nonostante il sentimento che lega Togni ai suoi animali, non sono però rari i casi di episodi tragici avvenuti in altri circhi. È il caso, ad esempio, dell'elefantessa Andra, che si è esibita nel circo Rolando Orfei fino al giorno della sua morte, diventando un simbolo di sfruttamento e vessazione.

Claudia Taccani, portavoce del presidente dell’Oipa sottolinea che «gli animali dovrebbero vivere in natura, quelli in cattività sono costretti ad avere comportamenti che non fanno parte di loro. Una tigre non dovrebbe essere all'interno di un tendone ma in una foresta. E quando non è possibile reintrodurre i selvatici in natura dovrebbero almeno stare in un luogo in cui non sono costretti ad esibirsi».

Già 50 paesi hanno legiferato per eliminare l'uso di animali nei circhi, l'Italia però è ancora ferma, costringendo anche chi è pronto a una battuta d'arresto. «Cosa c'è da aspettare? – si chiede Taccani – È possibile agire salvaguardando gli animali e anche le imprese attraverso la conversione dei circhi in attività animal free».

E mentre la politica aspetta continuano a essere a rischio la sicurezza delle persone e il benessere degli animali.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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