In mille a Trento per protestare contro la legge Ammazza-orsi

Oltre mille persone sono andate a Trento per partecipare al corteo nazionale organizzato sabato 10 febbraio dalla campagna StopCasteller per dire basta alle uccisioni di orsi e per ricordare la morte di M90.

12 Febbraio 2024
13:36
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Oltre mille persone sono andate a Trento per partecipare al corteo nazionale organizzato sabato 10 febbraio dalla campagna StopCasteller per dire basta alle uccisioni di orsi.

Gli attivisti sabato 10 febbraio hanno sfilato pacificamente per le vie di un centro storico blindato dalle Forze dell’Ordine, esprimendo forte sdegno e preoccupazione per la morte di un gran numero di orsi in Trentino, 7 solo nel 2023, al quale si è andato ad aggiungere pochi giorni fa anche M90, destinatario di un abbattimento-lampo.

Al centro delle proteste anche il disegno di legge "Ammazza-orsi" che prevede l'abbattimento fino a 8 orsi problematici all'anno per tre anni, per un totale di 24 individui tra il 2024 e il 2026. La legge al momento ha ricevuto il via libera della Giunta provinciale, ma ai fini dell'applicazione serve ancora il via libera del Consiglio provinciale dopo il necessario passaggio nella Commissione competente.

Gli effetti però si sono già visti con la vicenda di M90, conosciuto anche come Sonny. Era un individuo giovane, di circa due anni e mezzo, che era stato identificato e dotato di radiocollare lo scorso autunno, a seguito di alcuni episodi di predazione e danneggiamento in alcuni allevamenti. Il decreto di abbattimento è arrivato quando ha seguito per diverse decine di metri una coppia di escursionisti nelle vicinanze di Mezzana, in Val di Sole.

Un'azione che per le modalità è stata fortemente criticata dagli attivisti di Stop Casteller, come aveva riferito a Kodami Francesca Manzini: «L'amministrazione provinciale sta giocando sporco. Stanno mantenendo tutte le promesse elettorali di una campagna politica basata sulla paura».

Al corteo hanno aderito anche le principali associazioni: LAV, LAC, LNDC Animal Protection, LEAL, ENPA, AnimaLiberAction, Ribellione Animale e Bearsandothers. «Fugatti continua a buttare benzina sul fuoco, alimentando la comprensibile paura delle persone, per realizzare un obiettivo che era manifesto fin dagli albori della sua carriera politica: sbarazzarsi degli orsi in Trentino causando una nuova estinzione – hanno affermato gli attivisti di Stop Casteller – Sa bene il presidente Fugatti, ma non lo dice, che sommando gli orsi uccisi, quelli braccati e quelli rinchiusi in gabbia ben presto la popolazione ursina delle Alpi si troverà nuovamente sull’orlo dell’estinzione. Del resto cosa aspettarsi da politici come Fugatti e Claudio Cia, che sarebbero felici di organizzare banchetti a base di carne d’orso con i loro amici cacciatori?».

«Due nuovi orsi sono ora nel mirino della Provincia – continuano gli attivisti – ma non permetteremo che le segnalazioni anonime delle nuove ronde leghiste su facebook decretino la morte di animali che, ricordiamo, sono sotto la più severa protezione dello stato. Così come non possiamo permettere che l’orsetto Nino, condannato a vivere in una gabbia, sia esposto al pubblico ludibrio in quello zoo che è il Belpark di Spormaggiore. Continueremo anche a lottare per M49 che marcisce al Casteller nel più totale silenzio. Quello che sta avvenendo in Trentino è segno di un rapporto malato con la natura e con il resto del vivente. Le valli non possono e non devono essere un possesso esclusivo dell’uomo».

Gli attivisti hanno espresso infine grande rabbia e indignazione per la conferma arrivata oggi di quanto da mesi già avevano intuito. «L'orsa Fiona-F36 e l'orso Johnny-MJ5, rinvenuti senza vita in autunno, sono stati assassinati: lei fucilata, lui avvelenato». E hanno aggiunto: «Che fine ha fatto il cucciolo che accompagnava Fiona? Il Corpo Forestale del Trentino che fa? Non vede, non sente, non parla».

Enpa: «Uccisione di M90 atto barbaro e ingiustificato»

Nel frattempo l’Ente Nazionale Protezione Animali ha presentato alla Procura di Trento la richiesta di eseguire l’autopsia sul corpo dell’orso M90. Da quanto emergerebbe, infatti, il plantigrado sarebbe stato ucciso senza narcotizzazione attraverso l’utilizzo di un proiettile calibro 300 a espansione esploso a non meno di 300 metri di distanza, colpendo la zona scapolare-dorsale dell’animale.

«Dal momento che i proiettili ad espansione – ha affermato l'Enpa – sono creati per produrre notevole danno agli organi interni con lacerazioni e conseguenti emorragie, e che l’orso non è stato narcotizzato, riteniamo sia molto probabile che M90 abbia patito una morte inutilmente prolungata e che ha implicato gravi sofferenze. Abbiamo quindi presentato richiesta alla Procura di Trento affinché venga eseguita l’autopsia sul corpo dell’orso ucciso per verificare e stimare la reale entità e sede delle lesioni provocate dal proiettile, l’idoneità delle suddette lesioni a uccidere l’animale instantaneamente e senza sofferenze, il periodo di sopravvivenza alle lesioni provocate dal proiettile e l’idoneità delle lesioni alle strutture viscerali e nervose delle sedi attinte a provocare dolore e sofferenza».

«Uccidere M90 – afferma Carla Rocchi – ha rappresentato per noi un atto di barbarie ingiustificato e ingiustificabile. Averlo fatto anche provocandogli sofferenza non è solo inaccettabile eticamente ma è anche un reato secondo l’articolo 544 bis del nostro Codice Penale ed è dunque fondamentale accertarlo».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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