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30 Agosto 2023
12:15

Il sequenziamento del genoma del Kakapo fornisce un’arma in più per la sua conservazione

Il Kakapo è tra gli uccelli a maggior rischio di estinzione, ma un team di scienziati internazionale è riuscito a mappare il genoma di quasi tutti gli esemplari viventi, più quello di una cinquantina di individui deceduti. Un risultato che potrebbe aiutare a salvarli.

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Tra gli uccelli più a rischio di estinzione al mondo c'è il Kakapo, noto alla scienza come Strigops habroptila, ma anche come Pappagallo terricolo notturno. È una specie che abita le foreste della Nuova Zelanda, che seppure un tempo era molto presente in tutte le isole dell'arcipelago, oggi è quasi del tutto scomparsa, per via della perdita del suo habitat naturale e per la presenza di tanti piccoli predatori introdotti, tra cui i gatti e i mustelidi, che si nutrono delle sue uova.

La sua attuale popolazione conta solo 129 esemplari, confinati su 2 piccole isole della regione neozelandese del Fiordland: Anchor Island e Codfish Island, al largo dell'Isola del Sud. Per quanto però gli scienziati abbiano tentato di salvaguardarlo per almeno 40 anni, solo recentement sono riusciti a dotarsi di una nuova arma in grado di migliorare le chance di sopravvivenza: il sequenziamento completo del genoma di quasi l'intera popolazione. 

Come infatti è possibile leggere in un articolo pubblicato su Nature, Ecology and Evolution lo scorso 28 agosto, un team internazionale, guidato da Joseph Guhlin dell'Università di Otago, è riuscito a mappare il genoma di quasi tutti gli esemplari viventi più quello di una cinquantina di individui deceduti tramite una tecnica molecolare sviluppata per l'occasione.

Questo metodo prevede l'ottenimento di campioni naturali di DNA, da piume o materiale fecale rilasciato dagli animali nel loro ambiente, e usa un processo di sequenziamento ad elaborazione parallela, in cui i vari blocchi di DNA di ciascun esemplare vengono separati in modo tale da poter operare simultaneamente su diverse sequenze. Un processo che rende questo lavoro molto più rapido e meno gravoso economicamente per gli istituti di ricerca e di conservazione.

Gli esperti hanno assicurato che i risultati di questa tecnica permetteranno di rivoluzionare le strategie di conservazione delle specie naturali. E stanno ora permettendo non solo di comprendere in maniera approfondita la biologia del kakapo ma anche d'indentificare quali sono le caratteristiche genetiche cruciali per la loro sopravvivenza e di notare quali sono le loro differenze individuali, così da indentificare i soggetti più deboli e meno capaci di reagire alle sfide ambientali.

«I kakapo soffrono di malattie e hanno una bassa capacità riproduttiva – ha spiegato Andrew Digby, consulente scientifico per il progetto neozelandese di recupero della specie – Quindi, comprendendo le ragioni genetiche che si nascondano dietro questi problemi, ora possiamo contribuire a mitigarli. Il sequenziamento in pratica ci ha dato la capacità di prevedere alcuni fenomeni come la crescita dei pulcini o l'eventuale insorgenza alle malattie, contribuendo attivamente a ottimizzare le nostre risposte e le nostre strategie, con l'obiettivo ultimo di migliorare i tassi di sopravvivenza della specie».

Tutte le informazioni ottenute dal processo di sequenziamento sono state integrate all'interno della pianificazione territoriale delle riserve, in modo tale che tutti gli esperti in conservazione possano operare meglio di fronte alle sfide che potrebbero in futuro minacciare ciascuna popolazione.

Per quanto però la pubblicazione di questo studio segna indirettamente l’inizio di una nuova era nella conservazione dei kakapo, Digby riconosce che c'è ancora molto lavoro da svolgere, prima che questo pappagallo – l'unico presente in Nuova Zelanda – possa definirsi al sicuro. Bisogna infatti limitare ulteriormente il numero dei predatori non autoctoni presenti all'interno delle isole in cui vive e bisogna cominciare ad ampliare le dimensioni delle loro riserve, affinché non vengano sottoposte alla pressione degli allevamenti ovini e bovini. Infine bisogna ridurre enormemente il numero di ratti polinesiani che infestano le foreste in cui nidificano questi animali. Una sfida, che affligge i biologi e i politici neozelandesi da generazioni, visto che i ratti sembrano riuscire a sfuggire a qualsiasi forma di controllo. Dei 21 pulcini nati di kakapo tra il 1981 e il 1994, per esempio, ben nove furono infatti uccisi dai ratti o morirono a seguito dei loro morsi, per quanto i loro nidi fossero protetti da videocamere e da una fonte di luce a infrarossi.

«Il nuovo metodo con cui abbiamo estratto il genoma del kakapo è tuttavia un ottimo esempio di come i dati genetici possono contribuire nello studio e alla crescita di una popolazione naturale – ha concluso Digby – I nuovi strumenti genetici e di apprendimento automatico, sviluppati per ottenere più velocemente le sequenze, possono infatti essere applicati per migliorare la produttività e la sopravvivenza di tutte quelle specie sottoposte alla minaccia dell'estinzione».

Lo studio appena concluso sui kakapo neozelandesi quindi può essere considerato anche come una sorte di esperimento per moltissimi altri studi, indirizzati alla comprensione dello status di salute di tutte le specie selvatiche presenti sul Pianeta.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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