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3 Gennaio 2022
14:35

Il rarissimo pesce batman ed i problemi della conservazione di specie fluviali

Il pesce batman, un rarissimo pesce fluviale per anni ritenuto estinto, omonimo del supereroe dei fumetti, è stato nuovamente avvistato in alcuni torrenti collegati al fiume Tigri, tra turchia ed Iraq.

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Si chiama pesce batman ed è un rarissimo pesce fluviale asiatico. No, non è nero e non porta una maschera: il suo nome comune non deriva dal supereroe ma dal fiume in cui abita, il Batman appunto, un importante affluente del Tigri che scorre tra la Turchia e la Persia. A sua volta il corso d'acqua prende il nome dal monte da cui nasce, il Bati Raman.

Questo animale non veniva avvistato dal lontano 1974 ed era perciò ritenuto estinto, anche a causa degli sconvolgimenti che ha subito il fiume tra il 1986 ed il 1999 con la costruzione di un'imponente diga. Ma nel 2021, fortunatamente, un team di ricercatori turco capitanato dai naturalisti  Cüynet Kaya e Münevver Oral della Recep Tayyip Erdogan University è riuscito ad avvistare alcuni esemplari in due torrenti secondari.

La spedizione è stata portata avanti nell'ambito del progetto "Search for Lost Fishes"  di Shoal, un'organizzazione attiva nella conservazione di specie d'acqua dolce di tutto il mondo, ed è finanziato anche da Re:wild un'organizzazione no profit fondata da Leonardo DiCaprio. L'attore infatti da anni si batte per le tematiche ambientaliste in favore della salvaguardia del pianeta: proprio lo scorso Maggio ha donato 43 milioni di dollari per la salvaguardia delle isole Galapagos.

Il rarissimo pesce batman

Il pesce batman (Paraschistura chrysicristinae) è un piccolo membro della famiglia dei nemacheilidi, pesci ossei comunemente noti come cobiti o botia, lungo appena tre centimetri e dalla livrea tigrata. È proprio grazie alle sue ridotte dimensioni ed alla sua forma allungata che, secondo i ricercatori, non è stato possibile ritrovarlo finora nelle reti impiegate a scovarlo sul letto dei torrenti. Come altre specie di pesci tra cui pesci gatto, carpe e storioni, la punta del suo muso è caratterizzata dalla presenza di corti barbigli, degli organi chemio-tattili simili a baffi utilizzati per scovare il cibo nei torbidi torrenti fangosi quando la visibilità è scarsa. I recettori del gusto situati sopra queste strutture sono in grado di rilevare gli enzimi nell'acqua e aiutare il pesce a identificare se essi provengono da una possibile fonte di cibo o costituire un pericolo.

Lo sbarramento del Batman era ritenuto dagli esperti un "colpo di grazia" per questa specie, ormai non più in grado di spostarsi lungo il suo corso. È stato infatti con grosso stupore che i due ricercatori sono riusciti a scovare ben ventitré esemplari utilizzando reti a maglie finissime, immediatamente rilasciati dopo la loro identificazione.

In particolare la dottoressa Kaya ha recentemente dichiarato al The Guardian di essere stata alla ricerca della specie per dodici anni senza successo, finora. Un trionfo molto sentito dai due ricercatori, anche considerando che due delle dieci specie "most wanted" di pesci d'acqua dolce che rischiano di scomparire nei prossimi anni sono endemiche della Turchia.

Ma le insidie non sono finite per il pesce batman: oltre al problema derivante dalla costruzione della diga, la specie deve affrontare i pericoli derivanti dal crescente inquinamento delle acque lungo il fiume ed i suoi affluenti, da tempo immemore utilizzati dall'uomo: ricordate che ci troviamo nella "mezzaluna fertile", un territorio che ha visto fiorire le prime civiltà agricole migliaia di anni fa.

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Inoltre in zona è presente anche la Bati Ramani Oil Field, un giacimento importantissimo di petrolio attivo dagli anni 60, che produce quasi 7mila barili al giorno. Infine il pesce deve guardarsi le spalle anche dalle invasioni di numerose specie aliene rilasciate in passato e che competono per le stesse risorse. Non è un caso quindi se Paraschistura chrysicristinae  è considerato a rischio critico d'estinzione, il gradino che precede la totale scomparsa, dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

Il suo ritrovamento non è solo un'ottima notizia, ma anche un avvertimento silente: siamo stati fortunati finora, ma per poter proteggere la specie nel lungo periodo saranno necessari numerosi sforzi.

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