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28 Luglio 2021
10:11

Il pesce scorpione è arrivato nei nostri mari: l’allarme dei ricercatori

La diffusione incontrollata, già dimostrata, nel nostro mare Mediterraneo del Pterois miles, specie originaria del Mar Rosso, comunemente detto pesce scorpione o lionfish, preoccupa molto gli scienziati che stanno cercando di arginare rapidamente il riprodursi di una delle specie aliene più deleterie per gli ecosistemi locali e l’uomo stesso.

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La diffusione incontrollata, già dimostrata, nel nostro mare Mediterraneo del Pterois miles, specie originaria del Mar Rosso, comunemente detto pesce scorpione o lionfish, preoccupa molto gli scienziati che stanno cercando di arginare rapidamente il riprodursi di una delle specie aliene più deleterie per via sia della sua proliferazione senza freni che per il potentissimo veleno che sprigiona da una ghiandola che ha sul dorso, due caratteristiche che mettono a serio rischio gli ecosistemi locali e l’uomo stesso.

L’allarme arriva dal biologo marino Jason Hall-Spencer, che insieme ad alcuni esperti dell’Università di Plymouth e del Marine and Environmental Research Lab di Cipro lavora a un progetto di eradicazione della specie che si chiama “ReLionMed” ed è finanziato dall’Unione Europea.

Il pesce scorpione e la proliferazione incontrollata: 2 milioni di uova l'anno

Lo scienziato, in una intervista al Guardian, rivela che nelle acque dell’isola greca gli è capitato di vedere addirittura quaranta pesci scorpione in una singola immersione. Ma che con il suo team e con alcuni subacquei volontari, è riuscito a rimuoverne tra i 35 e i 119 al giorno in tre differenti siti marini protetti al largo della costa di Cipro.

Ciò che bisogna fermare, o quantomeno frenare, è la proliferazione incontrollata della popolazione del lionfish, spiega anche Louis Hadjioannou, biologo ricercatore affiliato al Cyprus Marine and Maritime Institute e al centro di ricerca Enalia Physis: solo il fatto che produca circa 2 milioni di uova ogni anno e non abbia predatori naturali nei luoghi in cui ha cominciato a diffondersi rende ben chiara la situazione.

Il riscaldamento dei mari, una delle cause

Il primo avvistamento di pesce scorpione in Europa avvenne nel 2012, ma da allora, a causa del riscaldamento dei nostri mari, si è riprodotto trovando qui un habitat assolutamente di suo gradimento. Oggi, lo si trova in tutto il Mediterraneo da quello orientale, dove bastano una maschera e le pinne per poterselo trovare davanti, ma anche se con numeri minori, lo si incontra facilmente anche nel Mediterraneo centrale fino all’Adriatico. Chiaramente l’assenza di predatori nativi, hanno favorito la sua diffusione.

Intervenire è assolutamente essenziale, anche perché, continua a spiegare Hall-Spencer, i pesci scorpione stanno anche a piccole profondità e le loro punture sono decisamente pericolose per i subacquei e le zone costiere piene di turisti.

Non di meno, l’altro grande timore è che possano infiltrarsi nelle aree protette, distruggendo le specie autoctone che vivono lì invece proprio per essere salvaguardate. Dopo le prime eradicazioni, però, sono state monitorate le aree e il numero dei “lionfish” è effettivamente diminuita. Il problema però resta, perché il cambiamento climatico non si sta affatto fermando, come vediamo, né si vedono grandi prospettive che possa succedere a breve.

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Simona Sirianni
Giornalista
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