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19 Giugno 2023
9:00

Il gatto è un animale opportunista?

Da un punto di vista strettamente ecologico il gatto è un animale opportunista, tuttavia questo non significa che non sia in grado di costruire relazioni sociali e legami affettivi.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Quando mi confronto con persone che sono al di fuori della comunità dei gattofili ho ancora modo di riscontrare quanto sia diffusa l'idea che il gatto sia un animale essenzialmente opportunista. Se, però, vado ad indagare il significato che viene attribuito al termine “opportunista” scopro sistematicamente che gli viene data una connotazione sostanzialmente morale.

Dire che il gatto è opportunista è un modo di descriverlo come un animale che, di fatto, non si interessa minimamente al legame con le persone ma pensa solo egoisticamente per sé, cerca solo di sfruttare i vantaggi materiali che interagire con loro possa portare. In questo senso è frequente il confronto con il cane che sarebbe invece un animale collaborativo, altruista e votato a sostenere la causa del suo padrone (non a caso definito così), qualunque essa sia.

Questa percezione tanto diffusa, tuttavia, è il frutto di un utilizzo distorto del concetto di opportunismo che, invece, affonda le sue radici nell'ecologia.

Il gatto è un opportunista?

Il gatto è un animale opportunista? La risposta è sì, certo che lo è. La sua natura opportunista fa il paio con le sue incredibili capacità di adattamento. In ecologia è opportunista una specie che riesce ad adattarsi con flessibilità ad un ambiente incostante, continuamente mutevole, un ambiente che richiede di modificare stili di vita, abitudini, relazioni sociali e modalità di accesso alle risorse.

Tutte cose che i gatti sono abilissimi a fare grazie alla loro intelligenza dinamica. Anzi, si può dire che il loro successo come specie, l’essere stati in grado di occupare praticamente tutti gli habitat terrestri ed essersi diffusi su tutto il globo compenetrandosi nel tessuto umano, è proprio il sintomo più palese di questa enorme adattabilità, di questo saper fare scelte evolutive sempre rispondenti alle sfide ma anche alle possibilità che l’ambiente forniva.

Le opportunità sono ovunque

Questa adattabilità è evidente anche nelle piccole cose: se un gatto compare casualmente nel vostro giardino e voi, convinti che sia chissà quale difficoltà o che abbia bisogno del vostro supporto, lo alimentate, è molto probabile che il giorno dopo si ripresenterà in giardino. E il giorno dopo di nuovo. E con il tempo potrebbe persino arrivare ad accasarsi. E questo potrebbe avvenire malgrado abbia una famiglia qualche centinaio di metri più in là o nell’isolato accanto.

Dal punto di vista ecologico quel gatto ha mostrato una forte capacità di adattamento: ha colto nell’ambiente una risorsa in più (quella che gli avete fornito voi ritenendo, a torto o a ragione, che fosse in uno stato di bisogno) e ha adattato le sue frequentazioni, il suo territorio, i suoi ritmi giornalieri rispetto a questa nuova possibilità. Biasimarlo moralmente per questo è insensato.

L’opportunismo non esclude i legami

Del resto, il fatto che una specie abbia capacità d'opportunismo non esclude che i suoi membri siano in grado di costruire relazioni sociali e legami affettivi significativi. I gatti sono abilissimi a cogliere le possibilità offerte dall’ambiente ma, proprio per questo, sono anche in grado di fare un'analisi delle persone che si trovano davanti e capire con quali poter costruire dei rapporti di fiducia, di vicinanza e sostegno e da quali, invece, tenersi lontani.

Sebbene il quadro teorico di riferimento non sia univoco, esistono ormai numerosi studi che sostengono l’esistenza di un legame affettivo tra gatto e caregiver per cui la tesi secondo la quale questi animali siano interessati solo a parassitare l’uomo per i vantaggi materiali che ne deriverebbero divietano giorno per giorno più insostenibili.

La morale non è un buon metro

Quello che allora dovremmo fare è uscire da questa logica che pretende di attribuire un valore morale al comportamento delle altre specie, non già perché le altre specie non abbiano morale ma perché la nostra non può essere usata come metro di misura universale. Rischiamo altrimenti di giudicare come a-morali comportamenti adattativi che rientrano nell’enorme caleidoscopio delle possibilità comportamentali pur essendo esclusi – e senza che questo li renda più perniciosi o condannabili – dalla specifica sfera di azione umana.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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