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26 Aprile 2023
17:16

I pesci saltafango spiegano perché sbattiamo le palpebre

Un nuovo studio spiega che i primi animali a sbattere le palpebre dovevano possedere un meccanismo molto simili a quello che presentano oggi i moderni pesci polmonati o saltafango.

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Chiudere le palpebre è uno dei meccanismi più importanti che permette di preservare gli occhi degli animali terrestri. Un gesto semplice e spontaneo che facciamo anche noi in continuazione. Le sue origini evolutive però non sono mai state chiare ma un nuovo studio effettuato da diversi ricercatori, fra cui alcuni della Georgia Institute of Technology, ha finalmente approfondito la questione. Secondo gli scienziati sbattere le palpebre è un adattamento alla vita sulla terraferma e nei primi organismi anfibi doveva essere presente un meccanismo molto simile a quello presente oggi nei pesci polmonati.

I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academies of Science e si concentrano su due specie di saltafango, un pesce che trascorre la maggior parte della sua giornata all'interno delle pozze di fango umide che si formano vicino ai laghi salmastri e ai fiumi che bagnano la costa atlantica dell'Africa. Queste specie, dal nome Periophthalmus barbarus e Periophthalmodon septemradiatus, si pongono alla base del grande albero evolutivo poiché i loro antenati hanno dato origine alle moderne creature a quattro zampe, i tetrapodi. Inoltre presentano strutture simili a coppe che trattengono l'acqua sotto ciascuno occhio e secondo i ricercatori tali caratteristiche anatomiche dovevano essere presenti anche negli antenati di tutti gli esseri viventi che oggi sbattono le palpebre.

«Confrontando l'anatomia e il comportamento dei saltafango con la documentazione fossile dei primi tetrapodi abbiamo confermato che l'origine dalla chiusura delle palpebre è un adattamento alla vita sulla terraferma – ha riferito Tom Stewart , ricercatore della Pennsylvania State e autore principale dell'articolo – I nostri risultati permettono di comprendere meglio la nostra stessa biologia e di sollevare tutta una serie di nuove domande sulla varietà di comportamenti che vediamo nelle specie viventi».

I saltafango in verità non possiedono delle vere e proprie palpebre, ma risucchiano l'occhio all'interno della loro orbita, una cavità colma di liquidi che umidifica l'organo e lo pulisce dalle impurità. Per fare ciò utilizzano gli stessi muscoli oculari che si trovano negli altri pesci, abbassano il bulbo oculare e lo avvolgono all'interno dell'orbita con una membrana protettiva che secondo gli scienziati è una sorta di proto-palpebra.

«La scoperta è molto importante perché dimostra che l'evoluzione di un comportamento nuovo e complesso può essere raggiunta utilizzando un insieme di strutture relativamente rudimentali», ha affermato Brett Aiello, co-autore dello studio.

Perché però gli animali hanno avuto bisogno di proteggere i loro occhi in questo modo? Per rispondere gli scienziati hanno ipotizzato tre possibili ragioni. La prima è legata alle condizioni di vita dei primi animali che hanno "messo piede" sulla terraferma e dei saltafango. Questi pesci infatti possono trovarsi a vivere per settimane durante l'estate in una pozza povera di acqua, una condizione non molto piacevole che può lesionare gli occhi seccandoli. Risucchiare quindi gli occhi all'interno dell'orbita risulta un modo intelligente per risolvere il problema, bagnando la superficie in maniera tale che non si secchino troppo all'aria aperta.

La seconda motivazione che ha spinto i saltafango a "inventare" la chiusura delle palpebre è legata alla pulizia degli occhi. Avvolgendo gli organi con una pellicola protettiva, infatti, gli animali possono eliminare efficacemente la sporcizia e il fango che si accumula. Infine, la terza motivazione è legata alla protezione meccanica che spinge ancora oggi diversi vertebrati a chiudere istintivamente le palpebre quando qualcosa o qualcuno sopraggiunge velocemente e inaspettatamente a minacciare il volto.

In sostanza, secondo i ricercatori, le palpebre sono comparse poco dopo l'allontanamento definitivo dall'acqua di specie simili ai saltafango. «Tutti sbattiamo le palpebre senza pensarci troppo – ha dichiarato Saad Bhamla, altro autore dell'articolo – Attraverso la nostra ricerca sui saltafango  abbiamo finalmente dimostrato come il battito delle palpebre serva a una moltitudine di funzioni diverse, utili per adattarsi alla vita fuori dall'acqua, e ancora oggi noi mostriamo questa antica eredità dei nostri antenati».

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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