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14 Marzo 2022
13:04

I cartelli messicani sempre più attivi nel commercio di specie selvatiche

Non solo droga: secondo un recente rapporto della Brookings Institution il commercio illegale di specie selvatiche sta diventando una fonte di guadagni sempre più importante per i gruppi criminali attivi in Messico.

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Non solo droga e violenza contro gli esseri umani: i potenti cartelli messicani non risparmiano proprio nessuno. Sempre più spesso la criminalità organizzata del centro America sfrutta la fauna selvatica per arricchirsi. Secondo un rapporto di recente pubblicazione della Brookings Institution, i narcos stanno rafforzando la loro presa sulla pesca legale nel Paese per riciclare animali marini catturati illegalmente.

I cartelli in precedenza erano stati collegati al traffico di specie marine come il totoaba (Totoaba macdonaldi) ed allo sfruttamento illegale di legni pregiati come gli alberi di palissandro, molto ambiti per mobili e strumenti musicali di fascia alta. Ma il nuovo rapporto indica che i gruppi criminali hanno recentemente intensificato il traffico di specie selvatiche, indirizzandole principalmente verso il mercato nero orientale.

Parti del corpo dei giaguari, rettili, cetrioli di mare, molluschi e pinne di squalo dal Messico vengono contrabbandate per essere utilizzate nella medicina tradizionale cinese.

In cambio, i cartelli a volte ricevono sostanze chimiche, materie prime da poter convertire in sostanze stupefacenti come fentanil o metanfetamina. «Invece di vendere limonata, è come se vendessero limoni e zucchero ai cartelli che poi lo trasformano appunto in limonata», afferma Vanda Felbab-Brown, autrice del rapporto. Le sue scoperte attingono da 73 interviste condotte in anonimato con funzionari, gruppi ambientalisti e pescatori tra Messico, Cina, Stati Uniti.

Per Steve Carmody, capo delle indagini della Wildlife Justice Commission, un'organizzazione no-profit con sede a L'Aia che lavora per scoprire le reti criminali che trafficano la fauna selvatica, si tratterebbe di un «campanello d'allarme per i governi e i responsabili politici».

Come agiscono i cartelli nel settore della pesca

Per quanto riguarda l'industria della pesca, la criminalità organizzata si è infiltrata in più fasi. In primo luogo, i cartelli hanno iniziato con la pesca di specie protette come il totoaba. Successivamente, hanno preso di mira i piccoli pescatori di frutti di mare di basso valore come la corvina e li hanno costretti a vendere le loro merci esclusivamente ai cartelli.

Più recentemente, afferma il rapporto, gruppi come il cartello Sinaloa e il cartello Jalisco Nueva Generación hanno preso il controllo di grandi aziende che hanno flotte pescherecce o trasformano per l'esportazione specie di alto valore come capesante e aragoste, per "riciclare" specie marine protette. Secondo il rapporto, il cartello di Sinaloa è «presumibilmente in procinto di aprire una propria azienda legale per la lavorazione dei frutti di mare e assumere persone per le sue operazioni». Inoltre i gruppi criminali costringono anche i ristoranti, compresi quelli che si rivolgono ai turisti internazionali, ad acquistare esclusivamente il loro pesce, in una catena che ormai va dal mare alla tavola.

Purtroppo chi si ribella rischia la vita ma anche chi collabora ha grandi difficoltà. In un caso recente descritto da Felbab-Brown, un cartello ha sequestrato il figlio del proprietario di un'industria di lavorazione del pescato a Baja California Sur per costringere l'impianto a lavorare i frutti di mare del gruppo criminale. Alla fine del lavoro, il figlio è stato liberato e il proprietario ha ricevuto il pagamento: ma solo la metà del prezzo di mercato.

Il traffico di giaguari per la medicina tradizionale

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I giaguari (Panthera onca) selvatici messicani erano aumentati dai 4000 del 2010 ai 4.800 del 2018. Purtroppo, gli allevatori di bestiame continuano ancora a uccidere i grandi felini, spesso per rappresaglia dopo assalti ai capi o per prevenire future uccisioni.

Secondo il rapporto, sempre più spesso le carcasse di giaguaro vengono trovate prive di zampe, denti e altre parti del corpo. Gli ambientalisti che lavorano nel sud del Messico e lungo il confine con Guatemala e Belize ritengono che le parti del corpo mancanti degli animali vengano vendute alla Cina. È possibile che i cartelli li stiano trafficando insieme a legname e droga, ma, come afferma Felbab-Brown «semplicemente non conosciamo il ruolo preciso dei gruppi criminali organizzati in questo spazio».

Infatti sebbene il commercio del giaguaro probabilmente non sia molto redditizio o di grandi dimensioni, le parti del corpo mancanti potrebbero essere un "precursore" della futura espansione dei cartelli e gli ambientalisti e le forze dell'ordine dovrebbero iniziare a monitorare questi crimini ora. «È importante fornire anche prove circostanziali di ciò che sta accadendo per avere un avviso precoce, incoraggiare le persone a iniziare a cercarlo e a stare all'erta in modo da non scoprire all'improvviso che 500 giaguari sono scomparsi dal Messico».

Traffico di animali selvatici, un panorama internazionale

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È sempre più evidente il legame tra cartelli messicani e mercato illegale cinese di sostanze chimiche

È sempre più evidente che il problema si estende ben oltre il Messico. Gran parte dei prodotti del bracconaggio di fauna selvatica è destinata al mercato locale e ai vicini Stati Uniti ed al resto del continente. Tuttavia, secondo il rapporto, il legame commerciale con la Cina è in crescita, favorito dall'inazione del governo e dalle mancate cooperazioni internazionali tra i vari paesi. Il ministero dell'ambiente del Messico, la Secretaría del Medio Ambiente y Recursos Naturales, non ha risposto alle richieste di commenti da parte degli esperti.

In un grave sequestro a Hong Kong nel 2020, più di 100 chili di vesciche natatorie illegali di totoaba sono state mescolate con calamari congelati legalmente esportati, mentre l'anno scorso un ulteriore sequestro ha coinvolto delle navi vietnamite.

Felbab-Brown avverte infine sul collegamento tra animali selvatici e traffico di stupefacenti. I severi controlli sui capitali cinesi che impediscono ai cittadini di inviare all'estero più di 50mila dollari l'anno hanno reso il baratto tra sostanze chimiche e frutti di mare legalmente commercializzati, un modo conveniente per aggirare le restrizioni. I cartelli possono pagare i pescatori per le loro catture con la droga, arricchendo ulteriormente le organizzazioni criminali aumentando la domanda di droghe usate o vendute dagli stessi pescatori.

«Come minimo», conclude il rapporto di Felbab-Brown, «il governo messicano deve diventare disposto a proteggere i protettori della fauna selvatica, attivisti ambientali e ONG, con un impegno di gran lunga maggiore di quello mostrato finora». Più di 80 attivisti sono stati uccisi nel Paese dal 2012 al 2019, e altri 30 solo nel 2020.

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