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7 Febbraio 2023
14:55

I cani rinselvatichiti e la predazione degli scoiattoli arboricoli, lo studio: «Convivenza da monitorare»

Un nuovo studio dimostra come i cani inselvatichiti possono produrre dei danni nei confronti delle comunità selvatiche, ma le colpe sono da attribuire alla cattiva gestione del territorio da parte dell'uomo.

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Il rapporto fra animali selvatici e specie domestiche è divenuto argomento di accesi dibattiti accademici per i progetti di conservazione della natura. Non sempre però è possibile considerare la situazione reale solo in bianco e in nero, soprattutto quando si parla di cani e gatti che vivono liberamente sul territorio e di quanto la loro presenza incide sulla vita o la morte di altre specie.

Diversi esperti stanno analizzando il delicato rapporto di convivenza e in uno studio pubblicato sul Journal of Zoology sono state ora messi a fuoco gli effetti della predazione da parte di cani rinselvatichiti sugli scoiattoli arboricoli.

L'equipe di zoologi, coordinata da Jorge Tobajas del Dipartimento di Botanica, Ecologia e Fisiologia Vegetale dell'Università di Córdoba ha studiato tramite fototrappolaggio le attività di tre diverse specie di scoiattolo del genere Sciurus.

Due specie (Sciurus aureogaster e S. oculatus) provengono dal Messico mentre una è tipica della penisola iberica (S. vulgaris). Tutte e tre sono accumunate dall'essere prede di animali di medie dimensioni come la volpe grigia (Urocyon cinereoargenteus), l'Opossum (Didelphis virginiana), la volpe rossa (Vulpes vulpes) e la martora (Martes spp). A diventare però negli ultimi decenni un pericolo sempre maggiore per questi animali, a detta di molti ricercatori, sono i cani inselvatichiti che spesso vengono abbandonati dall'uomo e che nel corso del tempo e delle generazioni diventano cacciatori di altri animali.

Proprio per verificare come queste tre specie di scoiattoli reagiscono alla presenza dei cani inselvatichiti, l'equipe spagnola ha valutato quanto questi rischiano di divenire loro vittime, tramite lo studio delle osservazioni del loro comportamento a terra. Scoprendo infatti che gli scoiattoli per sfuggire dalla presenza dei predatori naturali optavano per scendere dagli alberi di prima mattina, gli scienziati hanno notato che durante queste fasce orarie i cani sono maggiormente attivi e possono rappresentare dunque un maggior pericolo per questi animali.

L'attività di caccia di questi cani coincide infatti con la discesa nel suolo delle tre potenziali prede, fenomeno che potrebbe tecnicamente aumentare enormemente il pericolo per gli scoiattoli. «Questi dati mostrano che probabilmente esiste un problema di conservazione a causa dell'elevata abbondanza di cani selvatici in molte aree del mondo – affermano gli autori dello studio – Le tre specie di scoiattoli hanno infatti mostrato di adottare strategie utili nel ridurre il rischio di finire vittime delle volpi, delle martore e dell'opossum scegliendo di scendere a terra quando questi animali non sono presenti, strategie che però si sono rivelate controproducenti nei confronti dei cani». 

Ciò non deve però far pensare che presto questi animali rischieranno l'estinzione, come successo per altre specie di mammiferi e di uccelli che si sono ritrovati, nel corso degli ultimi secoli, di fronte all'avanzata di altre specie. Gli esperti ritengono infatti che il pericolo rappresentato dalla presenza dei cani sia «solo un problema di non applicazione di politiche ambientali che possano aiutare a gestire e conservare la natura».

Per gli scienziati infatti è ancora possibile cambiare rotta, limitando i danni provocati da questi animali. «Questa minaccia sta ricevendo molta attenzione con l'aumento delle conoscenze scientifiche sugli effetti negativi dei cani sulle specie autoctone. Basta vedere gli articoli che finora sono usciti (Callan nel 2020, Carrasco-Román nel 2021 eccetera N.d.R) per avere un'idea chiara della situazione. Tuttavia, nonostante la crescente evidenza di questo fenomeno, mancano azioni di gestione da parte delle amministrazioni per ridurre gli effetti». Visto che si rientra nel contesto delle operazioni che è possibile inoltre ancora sollecitare, gli autori chiedono dunque alle pubbliche amministrazioni di proporre presto nuovi piani di gestione per i cani selvatici nelle aree ad alta biodiversità. 

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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