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4 Dicembre 2023
13:15

I batteri Vibrio sono i responsabili della moria di spugne nel Mediterraneo

La moria di massa delle spugne Sarcotragus foetidus nel Mar Egeo è dovuta alla proliferazione dei batteri del genere Vibrio, che si attivano nei tessuti quando la temperatura dell'acqua raggiunge temperature elevate.

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I batteri stanno uccidendo alcune tipologie di spugne del Mediterraneo, tra l'altro già pesantemente minacciate dal surriscaldamento globale. A dimostrarlo, confermando una vecchia teoria proposto agli inizi del decennio scorso, sono stati alcuni ricercatori turchi e spagnoli, che immergendosi tra il Mar Egeo e le coste della Turchia hanno prelevato e analizzato diversi campioni di spugne morte, trovando nel responsabile i batteri del genere Vibrio

Le spugne più colpite da questa moria, osservata per la prima volta nel 2021, appartengono alla specie Sarcotragus foetidus, nota agli scienziati anche come spugna scura pungente. Le sue popolazioni sono state studiate a partire dai tempi di Aristotele e dai risultati pubblicati sulla rivista Frontiers in Microbiology emerge anche che molte, prima di morire per colpa del batterio, siano andate incontro anche a un lento deterioramento dovuto all'innalzamento delle temperature del mare.

Tra l'agosto e il dicembre del 2021, i ricercatori hanno compiuto centinaia di immersioni raccogliendo ben 117 spugne scure visivamente colpite dal vibrione. Solo il 27% era visibilmente affetto da necrosi parziale, mentre il 9% appariva già morente, ma tutte e 117 presentavano alcuni chiari segni di stress, frutto del contagio e delle difficoltà a sopravvivere in un ambiente ormai fin troppo caldo per la loro biologia.

Dagli RNA ribosomiali presenti esclusivamente nelle spugne malate, gli autori hanno inoltre anche rilevato quali sono le specie di Vibrio coinvolte in questa moria di massa, che secondo i ricercatori rischia di minacciare tutte le popolazioni locali di spugna scura pungente e molte altre specie d'invertebrati nei prossimi anni.

Le specie sono V. fortis, V. owensii e V. gigantis, già conosciute dai biologi marini per essere presenti nei tessuti di vari coralli e di vari animali marini, come i crostacei e i gamberetti. Il nome deriva dal loro movimento vibrante e natatorio, che gli permette di spostarsi relativamente in modo rapido nell'acqua, ma anche nei fluidi delle loro vittime. E poiché questi batteri prosperano a temperature estremamente elevate, si prevede che le epidemie con il tempo diventeranno sempre più frequenti, tanto da diventare probabilmente comuni non solo nel Mediterraneo ma in tutto il mondo.

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Una delle spugne analizzate del mar Egeo all’interno di questo progetto di ricerca turco spagnolo.

«Nessuna delle tre specie patogene di Vibrio è presente tuttavia in contemporanea su tutte le spugne malate studiate – ha dichiarato uno degli autori principali della scoperta, ovvero Manuel Maldonado dello Spanish National Research Council (CSIC) di Blanes – Ciò può significare che la vibriosi è un'infezione secondaria che peggiora il decorso della malattia, ma non è l'agente eziologico primario. Per risolvere questo problema, quindi, sono necessarie ulteriori ricerche basate sulla metagenomica degli individui malati, campionati a diversi stadi della malattia».

Nel caso in cui comunque queste spugne scomparissero e i batteri cominciassero ad attaccare altre tipologie di organismi, i ricercatori credono che le risposte ecologiche sarebbero estremamente negative, visto il ruolo dei poriferi nella filtrazione dell'acqua di mare. Le spugne, infatti, migliorano la qualità dell'acqua, rendendola più trasparente, e rilasciano moltissimi nutrienti inorganici. Questi organismi, inoltre, fungono da rifugio a un numero davvero elevato di altri animali, che senza di loro non saprebbero dove trovare casa.

«Per limitare del tutto questo problema dovremmo ovviamente impedire all'acqua di mare di raggiungere temperature molto elevate in estate, ma come è chiaro a tutti questo obiettivo ad oggi risulta impossibile da raggiungere – ha detto il primo autore dell'articolo, il dottor Ezgi Dinçtürk del Dipartimento di acquacoltura dell'Università Katip Celebi di Izmir – Il cambiamento climatico sta infatti influenzando gli ecosistemi marini e questi cambiamenti sembrano avere un impatto sulle dinamiche della malattia nelle spugne e nei loro agenti patogeni, difficili anche solamente da immaginare». Quello che possono fare dunque gli scienziati è continuare a vigilare e cercare di trovare una cura che possa aiutare queste e altre specie di spugne a sopravvivere al contagio.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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