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13 Ottobre 2023
13:08

I Wallaby dell’Isola dei Cipressi trasferiti, si chiude così la storia infinita dei piccoli canguri brianzoli

I tredici esemplari di Wallaby dell’Isola dei Cipressi sul lago Pusiano, nel cuore della Brianza, sono stati confiscati dai Carabinieri Forestali e trasferiti in una struttura convenzionata con il Ministero dell’Ambiente, dove «potranno vivere liberi e nel rispetto delle loro esigenze etologiche».

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Stavolta è proprio finita: i tredici esemplari di Wallaby, (Macropus rufogriseus), dell’Isola dei Cipressi sul lago Pusiano, a pochi chilometri a Nord di Milano e nel cuore della Brianza, sono stati confiscati dai Carabinieri Forestali e trasferiti in una struttura in provincia di Grosseto convenzionata con il Ministero dell’Ambiente, dove «potranno vivere liberi e nel rispetto delle loro esigenze etologiche».

«Una vicenda paradossale – spiega a Kodami Gerolamo Gavazzi, proprietario dell’Isola dal 1991 e fondatore di una Fondazione che ne tutela la bellezza e unicità – che ha inizio proprio con l’acquisto di quel territorio e con l’idea di ripopolare quel paradiso con diverse specie di animali. E di animali, adesso, ce ne sono eccome sull’isola, dai cormorani agli scoiattoli, alle gru. Ma anche cicogne, pavoni, tartarughe, anatre, oche e, fino al qualche giorno fa, persino i tanto discussi Wallabi».

Quei canguri che, però, nel corso degli anni sono diventati ben 13: «Li avevo visti in una di quelle ville aperte al pubblico in Inghilterra. Mi avevano affascinato e così ho deciso di “adottarne” due. Inizialmente avevo un po’ di timore per il clima, ma devo dire che stavano benissimo e avevano trovato il loro habitat sull’isola, così come tutti gli altri animali che la abitano. Io adoro essere circondato dai versi degli animali, mi danno un senso di pace e tranquillità. Gli eredi sono tutti discendenti dei quella coppia».

Purtroppo però, Gavazzi non aveva fatto i conti con la legge: «Nel ’94 o ’95, non ricordo bene, uscì una legge che impediva di tenere animali pericolosi senza determinati permessi. Due anni dopo, in allegato venne pubblicata anche la lista di quelli che la normativa ritiene animali pericolosi tra i quali c'erano appunto i canguri. Quindi, insieme a tigri, leoni, coccodrilli, serpenti e molti altri sono stati inseriti anche questi marsupiali che sono invece, assolutamente, innocui. In ogni caso siccome come si dice la legge non ammette ignoranza, dall’oggi al domani, a mia insaputa sono diventato un fuorilegge».

Ma la vicenda giudiziaria non comincia subito, perché prima di ricevere una qualsiasi segnalazione, Gavazzi va avanti a ricreare la sua isola per altri 20 anni: «La notizia dell’esistenza di questi animali arriva alla Forestale che fa una piccola indagine e vede che sono nella lista degli animali pericolosi. A quel punto fa un provvedimento di sequestro, io mi oppongo ma il giudice chiaramente mi dà torto, perché davanti alla presenza di una legge, poco si può fare. L’alternativa era di creare una situazione rispettando i requisiti richiesti dalla norma, ovvero tenere i piccoli canguri in gabbia senza la possibilità di avere nessun tipo di contatto con gli umani. Ma a queste condizioni non mi stava bene. Per me dovevano restare liberi. Quindi sono diventato colpevole di un reato addirittura penale. A quel punto, hanno sequestrato i canguri nominando me come custode e quindi lasciandoli lì, per poi andare avanti con tutta la procedura fino alla cattura e al trasferimento in un luogo per il giudice più adatto. Ora, dopo quasi sette anni, hanno trovato questo posto in Toscana. Dispiace, ovviamente, erano 32 anni che vivevano lì e anche i residenti e i turisti sono rimasti malissimo».

Si chiude così una battaglia giudiziaria infinita: «Non posso che rassegnarmi, il tentativo l’ho fatto, ho raccolto tantissima documentazione sulla non pericolosità di questi animali, ho una certificazione della Camera dei Lord di Londra che dice che i Wallabi sono comuni nei parchi inglesi e che sono assolutamente innocui, ho una lettera dell’ambasciatore italiano in Australia che conferma la stessa tesi… ma tutto questo materiale ha poco valore per il giudice che invece davanti a sé ha una legge. Solo cambiandola si potrebbe ottenere qualcosa di diverso. Ma dubito che decidano di farlo per il signor Gavazzi e i suoi canguri».

Il dubbio che quei canguri sarebbero stati meglio nel loro habitat naturale, ovvero in Australia, resta, così come d'altro canto resta il dubbio che, in ogni caso, dopo essersi adattati sull'Isola, portarli via e farli riadattare a un altro habitat ancora, forse non sia la scelta più idonea.

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Simona Sirianni
Giornalista
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