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10 Gennaio 2024
11:09

Gli uccelli indicatori e i cacciatori di miele comunicano utilizzando dialetti differenti

In Africa orientale gli uccelli indicatori collaborano con i cacciatori di miele di diverse etnie. Uno studio rivela variazioni nella comunicazione tra gli uccelli e i cercatori, con influenze culturali e adattamenti locali.

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Indicatoridae è una famiglia di uccelli che racchiude alcune specie note per guidare altri animali verso gli alveari e "indicare" dove si trova il miele. Spesso, infatti, questi singolari uccelli collaborano con il tasso del miele, ma i loro alleati più stretti sono gli esseri umani, i cacciatori di miele. Secondo un nuovo studio, però, fra gli uccelli indicatori e i cercatori di miele si sono instaurati addirittura differenti modi di comunicare a seconda delle località in cui si trovano. Vere e proprie forme di dialetti locali, che emergono dai risultati di uno studio pubblicato recentemente su Science.

In questa collaborazione i ruoli sono due: l'uccello fa da guida verso un alveare, mentre l'uomo lo saccheggia per prendere il miele. Entrambi però ci guadagnano, perché così si spartiscono il bottino. L‘indicatore maggiore (Indicator indicator), per esempio, comunica la sua presenza emettendo richiami mentre vola, consapevole del fatto che l'uomo può facilmente accedere agli alveari. Attraverso segnali sonori e voli direzionali, l'uccello indicatore guida con abilità i cercatori di miele fino agli alveari, al fine di condividere il bottino con loro: l'uomo raccoglie il miele lasciando poi agli indicatori la cera di cui si nutre.

La collaborazione tra questo uccello selvatico e i cercatori di miele di alcune popolazioni dell'Africa orientale, instaurata ormai da tempo immemorabile, è ben nota ai ricercatori. Tuttavia, di recente un team di esperti composto da etologi e antropologi ha scoperto che la comunicazione tra i cacciatori di miele e questi uccelli presenta variazioni significative in base alle diverse località in cui avviene.

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Indicator indicator. Foto da WIkimedia COmmons

Il legame che questi uccelli hanno instaurato con l'uomo può essere inteso come una sorta di coevoluzione ereditabile geneticamente dall'indicatore maggiore. Al contrario, la comunicazione vocale si sviluppa invece culturalmente con forme dialettali diverse e non ha quindi basi genetiche. Per esempio, quando i cacciatori-raccoglitori Hadza della Tanzania vogliono richiamare un uccello indicatore, emettono un fischio melodico particolare, che induce una risposta collaborativa tre volte più intensa rispetto a quella ottenuta da ricercatori provenienti da altre tribù che utilizzano diverse vocalizzazioni.

Gli Yao del Mozambico, invece, per chiamare i locali uccelli maggiori emettono un trillo distintivo che prevede la vibrazione della lingua sul palato, seguito da un suono gutturale. Questi suoni attraggono l'attenzione degli uccelli almeno due volte più efficacemente rispetto ai richiami effettuati da cercatori provenienti da altre regioni.

Le variazioni "dialettali" nelle vocalizzazioni vengono trasmesse culturalmente da secoli, se non millenni, tra i cercatori di miele appartenenti a diverse etnie. Questo è un processo che si può paragonare alla nascita dei diversi dialetti che nascono in diverse zone di un paese. Tali differenze sono il risultato di adattamenti nel corso del tempo, influenzati sia dalle tattiche di caccia che dall'ambiente circostante. Se consideriamo come esempio il fischio melodioso degli Hadza, questo ha un suono molto simile a quello emesso da un uccello e ha lo scopo di non destare sospetti tra gli altri animali selvatici.

Una tattica del tutto opposta viene invece attuata dagli Yao del Mozambico che, per chiamare i loro uccelli indicatori, emettono un suono avente un timbro chiaramente umano. Questo serve per rilevare la loro presenza anche ad animali di grandi dimensioni come gli elefanti e bufali, per nulla rari in quell'area. L'intenzione è quella di avvisarli in modo preventivo, evitando incontri improvvisi nella boscaglia e riducendo così il rischio di reazioni imprevedibili, come ad esempio una carica da parte di questi animali.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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