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L'orso delle caverne, noto alla scienza come Ursus spelaeus, è una delle grandi specie preistoriche che si estinse al termine dell'era glaciale, come i Mammut. A differenziarlo rispetto alle moderne specie di orso bruno era la taglia e la pericolosità, visto che questo animale poteva superare i 1000 kg di peso e i 3,5 metri di lunghezza, risultando il più grande predatore terrestre dell'epoca. Più dello stesso orso polare (Ursus marittimus) che oggi detiene il record.
I paleontologi si sono tuttavia sempre chiesti se esistesse un'eventuale competizione fra questa e altre specie di orsi, soprattutto in considerazione del fatto che l'Eurasia, il principale territorio di distribuzione di quest'animale, all'epoca era molto meno rigogliosa rispetto ad oggi ed era un territorio privo di risorse e ricco di cacciatori.
Per dirimere questa questione, alcuni ricercatori belgi – Anneke van Heteren, curatrice della collezione museale dei mammiferi presso lo Zoologische Staatssammlung di Monaco e Mietje Germonpré del Royal Belgian Institute of Natural Sciences – hanno deciso di comparare le mascelle e i denti di orsi bruni preistorici e orsi delle caverne, in modo da identificare meglio quale fosse la loro dieta e capire se cacciavano gli stessi gruppi di animali.
Gli straordinari risultati delle loro ricerche, che riscrivono la storia della paleontologia di questi animali, sono state pubblicate sulla rivista Boreas, attraverso uno studio che ha presentato le analisi della forma 3D delle mascelle e della dentatura di alcuni esemplari di orsi che vivevano nel sito fossile delle grotte di Goyet in Belgio circa 30.000 anni fa.
Fino ad oggi, i ricercatori erano convinti che entrambe le specie si cibassero degli stessi alimenti e che l'orso delle caverne fosse un pericoloso predatore. Anneke van Heteren e Mietje Germonprè hanno però definitivamente dimostrato che l'orso delle caverne era un puro erbivoro, mentre l' orso bruno era un onnivoro allora come lo è oggi.
Tutti i racconti di fantascienza quindi rappresentanti durante l'età della pietra, che hanno visto gli orsi delle caverne attaccare esseri umani e altri animali correndo nelle lande ghiacciate della Siberia e dell'Europa, si sono rivelati delle semplici fantasie: delle rappresentazioni prodotte dall'avversione istintiva che l'uomo ha di questi animali.
Le paleontologhe belghe non hanno alcun dubbio: la forma e la biomeccanica delle mascelle delle due specie differiscono in modo significativo e la bocca dell'U. spelaeus era inadatta per masticare e strappare cibi particolarmente duri e stopposi come le ossa e la carne. Preferiva di gran lunga mangiare un grande mix di vegetali che crescevano in Asia ed Europa all'epoca, eventualmente adattandosi nei momenti di crisi cibandosi anche di funghi, miele, cortecce, insetti e tuberi.
«Anche gli orsi bruni probabilmente mangiavano un po' più di cibo vegetale rispetto agli esemplari presenti nel Nord America di oggi», ha anche sottolineato van Heteren, facendo riferimento in particolar modo ai grizzly.

Dobbiamo quindi credere che l'orso delle caverne era un animale pacifico? No, chiariscono i ricercatori. L'orso delle caverne per quanto erbivoro non era però un animale tranquillo come il panda attuale: era comunque uno degli animali più pericolosi del periodo, capace di uccidere un uomo dopo pochi secondi e di risultare più veloce degli attuali orsi, superando i 50 km/h durante la corsa.
Con questa scoperta i paleontologi però hanno compreso che orsi bruni e orsi delle caverne non erano in competizione alimentare, durante le fasi finali dell'era glaciale. E che forse le ragioni che hanno spinto una delle due specie ad estinguersi si nascondono proprio dietro al cambiamento del clima che ha indotto uno stravolgimento completo dell'ecosistema.
Per decenni infatti le scuole e i corsi universitari hanno insegnato che gli orsi delle caverne si sono estinti per colpa dell'assenza di prede e per l'eccessiva competizione con gli esseri umani, in grado di scacciarli dal loro territorio e di sterminarli su tutto un continente. Questa teoria, comunque, da tempo non è più accolta dai moderni studiosi poiché non spiega per esempio la sopravvivenza di diverse specie di orso bruno in Europa, Asia e Nord America.
La teoria oggi quindi più accettata, che van Heteren e Germonprè sposano in pieno, è che gli orsi delle caverne si siano estinti per colpa del cambiamento climatico che ha indotto la scomparsa delle specie vegetali (tipicamente polari) di cui si nutrivano. A prendere il posto infatti delle vecchie lande ghiacciate furono le praterie ricche di erba e di sterpaglie, le foreste di latifoglie e le campagne, controllate dall'uomo. Un ambiente completamente diverso da quello per cui si era adottato l'orso delle caverne, che cominciò a subire anche l'eccessivo caldo e le conseguenze della sua enorme taglia.
