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3 Marzo 2022
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Giornata mondiale della fauna selvatica: le specie chiave che dobbiamo proteggere

In occasione del World Wildlife Day, la Giornata Mondiale delle specie selvatiche istituita dall'ONU, ricordiamo quali sono le specie chiave di volta e perché è importante preservarle.

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Oggi 3 Marzo 2022 si celebra il World Wildlife Day, la Giornata Mondiale delle specie selvatiche. La nascita di questa importante ricorrenza si deve alle Nazioni Unite, che in un'assemblea generale nel 2013 la fissò per il 3 Marzo, giorno della firma della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) nel 1973. L'edizione di quest'anno si intitola "Recupero di specie chiave per il ripristino dell'ecosistema".

Parafrasando George Orwell potremmo dire che tutti gli animali sono importanti in un ecosistema, ma alcune specie sono più importanti di altre. Determinate specie hanno infatti un impatto maggiore sugli ambienti e le comunità dove vivono, un po' come se fossero le colonne portanti degli ecosistemi. La loro presenza è vita per altri organismi e, viceversa, la loro scomparsa una condanna.

Molti altri organismi si basano infatti su determinate specie per completare il proprio ciclo biologico e sopravvivere. Ciò può avvenire tramite relazioni simbiotiche, nella ricerca del cibo, venendo avvantaggiati dalle sue attività o trovando protezione nelle biostrutture che costruisce, ma anche in modi che possono essere apparentemente poco chiari ad un primo sguardo, in un imprevedibile concatenamento di cause ed effetti.

Questi animali prendono tecnicamente il nome di specie chiave, o specie chiave di volta (in inglese Keystone species). La nascita di questo termine la dobbiamo allo zoologo Robert T. Paine che lo coniò nel 1969. Ma non pensate sia solo un concetto simbolico: nell'ottica di limitate possibilità di risorse economiche e umane nel campo della conservazione ambientale, è fondamentale riuscire a capire dove focalizzare gli sforzi.

Ma questa non è l'unica categoria della biologia della conservazione degna di nota: ve ne sono anche altre, come le specie ombrello (Umbrella species), la cui protezione fa indirettamente da "ombrello" ad altre, o le specie bandiera (Flagship species) specie iconiche in grado di attirare l'attenzione pubblica su importanti e delicate tematiche ambientali. Chiaramente queste categorie non si escludono a vicenda e spesso una specie può far parte anche di tutte e tre.

Ma quali sono le specie chiave più importanti del pianeta, e tra queste quali sono quelle a maggior rischio di estinzione?

Il lupo

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Lupi

L'esempio forse più importante di specie chiave, per la sua diffusione globale, sia in ambienti ancora selvaggi che in zone estremamente aantropizzate come l'Europa, da cui rischiava di scomparire è il lupo (Canis lupus), uno dei predatori apicali delle regioni temperate.

Recentemente vi abbiamo raccontato di come la sua reintroduzione nel Parco Nazionale dello Yellowstone, negli Stati Uniti, dove mancava da 70 anni, ha restituito vita a tantissimi organismi e rigenerato l'ecosistema.

La lontra marina

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Lontra marina

Le lontre marine proteggono le foreste di alghe kelp dai danni dei ricci di mare. Quando le lontre marine della costa occidentale nordamericana furono cacciate commercialmente per la loro pelliccia, il loro numero scese a livelli così bassi da non riuscire più a controllare le popolazioni di ricci di mare. Pensate che le lontre marine arrivarono ad essere meno di 1000 nell'Oceano Pacifico settentrionale.

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Le foreste di kelp, degli ecosistemi importantissimi del Pacifico settentrionale

I ricci a loro volta pascolavano le praterie algali così pesantemente che le foreste di kelp sottomarine in gran parte scomparvero, insieme a tutte le specie che dipendevano da esse. La reintroduzione delle lontre marine ha consentito il ripristino dell'ecosistema. Ad esempio, nel sud-est dell'Alaska sono state liberate circa 400 lontre marine che si sono riprodotte per formare una popolazione di circa 25.000 individui.

Stelle marine

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Tutti i grandi predatori, insomma, per la loro posizione nella catena trofica hanno un fortissimo impatto sul resto delle comunità, ma certe volte le specie chiave possono essere anche non-apicali, come già espresso da Paine nel 1966. Alcune stelle marine (ad esempio Pisaster ochraceus)  possono predare ricci di mare, cozze e altri molluschi che non hanno altri predatori naturali. Se esse vengono rimosse dall'ecosistema, la popolazione di mitili esplode in modo incontrollabile, scacciando la maggior parte delle altre specie. La recente insorgenza della malattia da deperimento delle stelle marine negli Stati Uniti ha indirettamente causato il dominio delle popolazioni di mitili in molti habitat intertidali.

Il casuario ed altre specie frugivore e impollinatrici

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Alcune piante necessitano di animali frugivori in grado di consumare i propri frutti. Tramite la digestione infatti vengono attivati i processi chimici interni ai semi, che, dopo il lungo viaggio nell'intestino degli animali, verranno infine liberati degli strati carnosi esterni e si troveranno disseminati ricoperti di fertile sterco.

Il casuario (Struthio casuariusgigantesco uccello australiano, tramite la sua dieta è un autentico inseminatore indiretto per decine di specie arboree nel Nord dell'Australia. L'interdipendenza delle specie vegetali è frutto, è proprio il caso di dirlo, di un lentissimo processo di adattamento evolutivo con la dieta di questo grosso uccello, e la sua scomparsa causerebbe l'estinzione di buona parte della flora di quegli ambienti.

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Un’ape in un bagno di polline

Allo stesso modo, le specie impollinatrici "chiudono" i cicli riproduttivi di moltissime specie floreali, rendendo inoltre disponibile delle risorse alimentari altrimenti impossibili da sfruttare per gli animali "al di sopra" nella piramide alimentare. Senza api e farfalle sarebbe impossibile la nostra sopravvivenza. Eppure 1 su 10 è a rischio estinzione.

Barriere coralline e altri ingegneri ecosistemici

Le barriere coralline sono uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità del pianeta, al pari delle foreste pluviali tropicali. Nelle barriere coralline, come suggerisce il nome, i coralli sono le specie chiave di volta, che con il loro costante lavoro di costruzione degli intricati "condomini" carbonatici, offrono riparo a migliaia di specie di pesci e invertebrati, che trovano lì protezione dai loro predatori e luoghi in cui deporre le uova. Infatti i coralli duri, cnidari che compongono gli scheletri di carbonato di calcio, sono alla base delle strutture dei reef. Questi scheletri sono secreti dai polipi del corallo. Ogni anno i coralli crescono di pochi millimetri o diversi centimetri a seconda della specie.

Coralli sani significano un ecosistema più stabile. Purtroppo i cambiamenti climatici, ed in particolare il surriscaldamento delle acque e la loro acidificazione mettono a dura prova la loro sopravvivenza. Sopra una determinata temperatura, i tessuti dei polipi eliminano i microrganismi simbiotici che permettono loro di effettuare la fotosintesi, oltre che perdendo i coloratissimi pigmenti (ed infatti questo fenomeno è detto sbiancamento). Inoltre più CO2 nelle acque indebolisce la struttura scheletrica delle barriere e non ne permette l'accrescimento.

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