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5 Luglio 2022
18:20

Emergenza incendi: cosa sta succedendo agli animali nelle zone più colpite

L'emergenza incendi che sta colpendo l'Italia non risparmia né persone né animali, vittime lasciate spesso nell'ombra.

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incendio

L'Italia sta bruciando. Da Nord a Sud, passando per il Centro, quasi tutte le regioni della Penisola sono lambite dalle fiamme. A farne le spese sono stati i cittadini, colpiti nelle loro proprietà, e soprattutto gli animali, periti tra le fiamme o che hanno visto distrutti i loro habitat con tutte le fonti di cibo e i ripari.

A farne le spese, infatti, sono soprattutto allevamenti, zone agricole e boschi, ai quali si aggiungono in seconda battuta appartamenti e zone urbane.

Ma perché da qualche anno si assiste a una recrudescenza dell'emergenza incendi? Se lo chiedono numerose Procure di tutta Italia che in queste ore stanno aprendo fascicoli contro ignoti in cerca di risposte, e se lo domandano anche gli amministratori locali colpiti nel vivo della gestione dei loro territori.

La responsabilità dell'essere umano c'è, come spesso accade quando si parla di variazioni anomale dei fenomeni naturali. Tuttavia l'impronta umana sugli incendi non avviene nel modo che ci aspetteremmo, ma piuttosto con modalità che potrebbero portarci a rivedere il concetto di "incendio doloso".

Siamo abituati a pensare all'incendio doloso come all'atto volontario di infrangere la legge e quindi di dar fuoco a qualcosa. Esistono casi in cui, però, la colpa dell'uomo non è immediatamente associabile alle fiamme. In questi casi, il legame pur essendo meno diretto è altrettanto presente.

Secondo Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento di Protezione civile lo spettro dietro l'emergenza incendi ci sono cause più profonde, che arrivano sino alla grande emergenza globale del climate change: «La tragedia della Marmolada e l'impegnativa campagna contro gli incendi boschivi ci ricordano che eventi come questi affondano le radici nel fenomeno dei cambiamenti climatici, e dunque richiedono interventi di portata più ampia».

Se l'impatto delle persone sulla terra non sarà ridimensionato, si arriverà a un innalzamento globale delle temperature che amplificherà la portata delle calamità naturali, portando alla distruzione di habitat ed ecosistemi in un tempo troppo breve per permette agli animali di sviluppare adattamenti adeguati a sopravvivere.

I motivi dietro l'emergenza incendi sono molteplici, e la siccità che sta colpendo la Penisola ha un peso specifico: la vegetazione secca diventa una miccia pronta ad esplodere, soprattutto nella macchia mediterranea, dove un certo numero di incendi è parte del ciclo naturale della vegetazione.

Attenzione però: l'incendio non è di per sé un fenomeno causato dall'uomo. All'interno dell'ecosistema mediterraneo, infatti, l'incendio è parte del ciclo vitale vegetale. In ragione di ciò, alcune piante si sono adattate per resistere al fuoco, come la quercia da sughero, la cui corteccia ha sviluppato un adattamento che la rende capace di resistere a questo tipo di fenomeno naturale. Una sorta di co-evoluzione che si verifica spesso nel mondo animale per fornire al predatore strumenti d'offesa sempre più letali, e alla preda armi difensive per lottare e resistere.

Altre piante, invece, hanno sfruttato il fuoco per far sì che i loro semi possano germinare. Questo adattamento è stato sviluppato dal cisto, un arbusto dai fiori bianchi noto per riuscire a occupare più velocemente di altri proprio i luoghi anneriti dagli incendi, tanto ricorrenti durante la stagione estiva nel mediterraneo.

cisto
Pianta di Cisto

Quello che però sta succedendo oggi nell'area mediterranea non ha nulla di naturale. La violenza e la ciclicità con cui gli incendi stanno scoppiando anche in aree in cui prima erano assenti, o estremamente rari, seguono un altro fenomeno: periodi secchi del clima. Un'analisi fornita dai Vigili del fuoco nel report annuale sugli interventi operati su tutto il territorio nazionale.

Nel Report del 2022, con dati riferiti al 2021, i Vigili del fuoco segnalano un picco anomalo nel 2017 di interventi per incendi ed esplosioni «con una crescita degli eventi di circa 80.000 casi. In effetti si segnala che il 2017 è stato un anno particolarmente gravoso per i boschi in Italia in cui sono stati eseguiti oltre 101.000 interventi per incendi di vegetazione».

interventi dei Vigili del fuoco dal 2012 al 2021
L’andamento degli interventi dei Vigili del fuoco dal 2012 al 2021

Guardando invece alla percentuale annuale di interventi per incendi ed esplosioni rispetto al numero totale si evince chiaramente che, dopo il picco del 2017, questo tipo di intervento richiede dal 23% al 33% delle forze totali a disposizione dei Vigili del fuoco. Un dato che è rimasto stabile fino al 2021 quando la consistenza di questo tipo di soccorso è tornata a crescere.

interventi dei Vigili del fuoco
Percentuale degli interventi del tipo “incendi ed esplosioni” rispetto al totale annuo.

Quello che sta avvenendo in queste ultime settimane in Italia sembrano confermare quanto ipotizzato dai Vigili del fuoco: il clima secco favorisce lo scoppio degli incendi, e non è sbagliato ipotizzare che la siccità in corso stia ampliando la portata del fenomeno. Lo confermano sia gli ultimi dati forniti dalla Protezione civile, altra istituzione nazionale in prima linea per la gestione dell'emergenza incendi, sia il presidente della Regione Lazio, una delle regioni più colpite dagli incendi.

«È evidente, insieme a quanto avvenuto nel crollo della Marmolada, quanto sta accadendo con gli incendi a Roma e nel Lazio – ha dichiarato Nicola Zingaretti – viviamo una stagione in cui il pericolo è già iniziato. Dobbiamo essere molto più consapevoli perché i cambiamenti climatici non è che porteranno dei rischi, ma siamo già nella fase in cui la vita peggiora, e di molto».

Il 4 luglio 2022 solo nel Lazio si sono verificati 100 incendi che hanno richiesto l'intervento di 300 le squadre. «Rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, ci sono stati 1.750 interventi contro i 400 del 2021; 300 ore di volo degli elicotteri regionali contro 30 ore dell'anno scorso; triplicati interventi e incendi», hanno spiegato gli operatori di Protezione civile Lazio.

Emergenza incendi nel Lazio: colpiti cinciallegre e impollinatori

Come avvenuto già nell'estate 2021, anche quest'anno l'Italia ha cominciato a bruciare dal cuore, dal Lazio e dalla discarica di Malagrotta, in provincia di Roma. Lo stesso sindaco Roberto Gualtieri ha ammesso davanti all'Assemblea capitolina che dal 15 giugno 2022 ad oggi nella Capitale si sono verificati 173 incendi.

interventi dei Vigili del fuoco
La distribuzione degli interventi effettuati nel 2021 per incendi ed esplosioni nelle province italiane

Nella notte appena trascorsa del 5 luglio 2022 stati circa 80 gli interventi che le squadre dei Vigili del fuoco hanno effettuato nella Città metropolitana, di questi circa il 70% ha colpito boschi, sterpaglie e colture, e anche parchi urbani come la Pineta Sacchetti, dove gli operatori sono ancora impegnati nelle operazioni di spegnimento.

Incendio alla Pineta Sacchetti
Incendio alla Pineta Sacchetti

A perire nella Pineta sono state le popolazioni di animali sinantropici, cioè quei selvatici che vivono a ridosso degli ambienti urbani, come ricci, pipistrelli, uccelli migratori e stanziali come merli, cinciallegre e persino pappagalli parrocchetti, esotici liberati da incauti cittadini che ormai hanno colonizzato le città italiane, Roma compresa.

Cinciallegra
Cinciallegra

Qualche chilometro più lontano dal caos della Capitale brucia un altro simbolo della storia italiana: il Parco nazionale del Circeo, che tra i tanti ospiti animali accoglie una nutrita popolazione di impollinatori. Api, farfalle, vespe, e altri insetti fondamentali per tutelare la biodiversità che nella note sono bruciati con la vegetazione ai piedi del promontorio in via di torre Paola, dove sono partite le fiamme.

Stamattina il rogo è stato domato grazie all'intervento di quattro squadre a terra dei Vigili del Fuoco supportate da due Canadair, ma il danno che il fuoco ha provocato alla fauna e alla flora di una delle aree protette più importanti d'Italia è ancora tutto da quantificare.

Cani e avifauna a rischio nel Sud

Questa mattina un Canadair della Protezione civile è entrato in azione sulla collina di Posillipo, a Napoli. Circa 15 ettari di macchia mediterranea, su due fronti tra via Manzoni e Fuorigrotta sono stati colpiti da un rogo domato solo dopo 80 lanci d'acqua.

A essere colpita, anche in questo caso è soprattutto l'avifauna urbana, composta falchi pellegrini e altri rapaci che risiedono stabilmente in quello che per gli antichi greci era «il luogo che toglie i dolori».

La collina posillipina è nota per la bellezza del suo paesaggio e per il verde che la circonda, rendendola uno dei quartieri residenziali più ambiti dai napoletani e anche dalle tante specie di volatili che l'hanno scelta come ritrovo, oggi scacciate dalla potenza delle fiamme.

Abbiamo raccontato la biodiversità nella città di Napoli in un video che spiega come persone e animali possano coesistere all'interno degli spazi della città proprio grazie alle aree verdi, molto presenti nel capoluogo partenopeo, a patto però che si rispettino i loro spazi e le loro esigenze etologiche, evitando di comprimere ancora di più l'habitat.

L'incendio che ha distrutto parte della macchia mediterranea della collina di Posillipo avrà un'eco che si propagherà almeno fino alla prossima stagione riproduttiva. Molte delle specie che abitano questa zona, difatti, sono in piena fase riproduttiva. I pennuti arbustivi più comuni come la capinera e l'occhiocotto, hanno dovuto abbandonare i nidi con all'interno i piccoli appena nati.

La morte di questi ultimi, ancora incapaci di volare, è destinata a influire in maniera considerevole sulla prossima stagione di volatili di questa specie

Occhiocotto
Un individuo di Occhiocotto

Gli uccelli e i selvatici in generale sono i primi a fare le spese dell'emergenza incendi, ma anche gli animali che vivono insieme a noi come i domestici sono continuamente a rischio. Un esempio è quello che è successo in Calabria, a Crotone, dove da due giorni le fiamme lambiscono il canile municipale nell'agro di Martorana.

A rischio sono i 124 cani nei box del rifugio gestito dall'Enpa. A fare paura ai volontari qui non sono solo le fiamme, che i locali hanno imparato a affrontare nel corso degli anni, ma il fumo. «Per quanto riguarda noi e i cani ci preoccupa il fumo, perché il fumo non lo puoi fermare e t'intossica. Per fortuna questa volta non è accaduto, ma ogni volta non possiamo che aspettare e pregare», aveva detto il responsabile della struttura.

Siccità e incendi: dove arriva la responsabilità dell'essere umano

desertificazione tartaruga

Siccità e incendi sono due facce del medesimo problema: l'eccessivo impatto dell’uomo sul Pianeta, paragonabile a quello del meteorite che ha spazzato via (quasi) tutti i dinosauri. Oggi, come fu in conseguenza di quell'evento catastrofico, si sta verificando una nuova estinzione di massa, di cui l'essere umano è l'innesco e motore principale.

L'uomo è il responsabile della scomparsa di un enorme numero di specie, ma per spazzarle via non ha imbracciato alcun fucile, è bastato solo che allargasse a dismisura la sua impronta ecologica.

Se non si interverrà al più presto con un'azione coesa e globale, capace di domare il cambiamento climatico e tutti i fenomeni ad esso connessi resterà ben poco al dominio dell'essere umano. E quello che stiamo costruendo, ben lontano dall'essere una comunità sostenibile e green, si prospetta come un mondo invivibile per gli animali, e per noi, che troppo spesso dimentichiamo di essere gli altri animali.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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