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20 Dicembre 2021
13:21

Emergenza brucellosi in Campania: uccise 100mila bufale sane

I sindacati dicono basta a un Piano per l'eradicazione della Brucellosi bufalina inefficace che non salvaguarda il diritto alla vita degli animali e uccide l'economia della Terra di lavoro.

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In 10 anni di gestione dell'emergenza bufalina in Campania ne sono successe «di tutti i colori» e a farne le spese sono stati 100mila bovini uccisi inutilmente. È con queste premesse che mercoledì 22 dicembre 2021 si terrà una nuova riunione al Ministero dell'Agricoltura per il Piano regionale per l'eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina in Campania. Lo fa presente a Kodami Gianni Fabbris, della presidenza di Altragricoltura.

Una notizia accolta negativamente dai rappresentanti di allevatori e trasformatori dei prodotti caseari del Casertano, la provincia più colpita dal virus della Brucellosi e quindi dagli abbattimenti disposti dalla Regione Campania.

Una soluzione molto diversa rispetto a quella adottata sino ad ora, capace di salvaguardare la vita però esiste. «Il vaccino garantisce la migliore soluzione per eliminare il virus della brucellosi – spiega Fabbris – non l'uccisione indiscriminata, peraltro di individui sani». I sindacati di allevatori e trasformatori Altragricoltura e Siaab hanno quindi diffidato le autorità nazionali a dare il via libera a un Piano di eradicazione come quello attuale.

Ora il dossier sulla gestione dell'emergenza è finito sul tavolo del ministro della Salute Roberto Speranza: starà a lui e al ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli dare il via  a una serie di nuove interlocuzioni per la redazione di un Piano più rispettoso dei bovini e dell'economia che ruota attorno ad essi. Con le attuali premesse, quello messo a punto dalla Campania non solo non eradicherebbe il virus della Brucellosi ma presenterebbe un conto salatissimo proprio a coloro che la Regione avrebbe dovuto tutelare: i piccoli imprenditori e le bufale mediterranee.

Bufale condannate a morte da un test inattendibile

Le bufale mediterranee sono una specie geneticamente differenziata e per questo ufficialmente riconosciuta all'inizio degli anni Duemila. Questo riconoscimento, pur avendo sancito l'unicità della specie italiana, non è riuscito a salvare gli individui dagli abbattimenti incontrollati, originati addirittura da un test non adeguato per la rilevazione del virus della Brucellosi.

È proprio con il KIT Bovigam per l'individuazione della Brucellosi negli allevamenti che nasce il primo problema. Questo test, come ammesso dalla stessa azienda produttrice, dà risultati affidabili per i bovini africani ma non è mai stato validato per la specie mediterranea. Un rilievo che è stato avanzato anche da Vincenzo Caporale, già presidente dell'Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie).

Questo problema a monte ha dato origine a un numero altissimo di falsi positivi che ha portato all'uccisione di centomila bufale perfettamente sane. «Uccidere un numero così alto di bufale mediterranee significa impoverire la biodiversità del nostro territorio – sottolinea Fabbris – Inoltre, ricostruire una mandria di bufale mediterranee è difficilissimo per il loro particolare ceppo genetico, ne consegue che un piccolo allevamento impiegherà anni per ricostituir la mandria, mentre una grande azienda industriale non accuserà il colpo».

I piccoli trasformatori – sono già 300 le aziende campane che hanno chiuso dopo l'abbattimento dei loro bovini – stanno per essere spazzati via da una cura che è peggiore del male. E gli allevamenti sostenibili e i trasformatori artigianali rischiano di venire fagocitati dai giganti della produzione industriale e intensiva. «Un intreccio perverso di interessi – rimarca Fabbris – che denota una colpevole gestione dell'emergenza. Con le azioni messe in campo ad ora si condannando i piccoli imprenditori a favore degli interessi dei grandi industriali». E si preferisce la morte alla vita.

Abbattimenti: una via crudele e inefficace

Quella degli abbattimenti si è rivelata per il caso Brucellosi la via preferita dalle autorità locali, anche in presenza di un'alternativa meno cruenta come quella delle vaccinazioni. È proprio il vaccino lo strumento indicato dall'OIE e dalle istituzioni europee per eradicare la malattia che regolarmente fa strage in Campania e in particolare in Terra di Lavoro.

«Serve un nuovo Piano fondato sulle vaccinazioni, e non uno fotocopia dei precedenti basati sugli abbattimenti – rimarca Fabbris – È paradossale come una comunità globale che negli ultimissimi anni ha riscoperto l'importanza dei vaccini non fondi su questi i propri piani d'azione in ogni ambito in cui incontrano salute e benessere di esseri umani e animali».

Altragricoltura chiede quindi il rispetto di quanto stabilito in sede europea con un nuovo Piano basato sulle vaccinazioni. Gli abbattimenti, infatti, anche se più economici di una campagna vaccinale su larga scala, si sono dimostrati inefficaci rispetto al contenimento della Brucellosi, e totalmente inutili ai fini della sua eradicazione. Continuare su questa strada è quindi un palliativo crudele, e non una cura a lungo termine.

Altragricoltura chiede anche giustizia rispetto alle scelte attuate sino a questo momento dal presidente campano Vincenzo De Luca e dal suo assessore all'Agricoltura Nicola Caputo sulla base dei «dati shock sugli oltre centomila ordini di abbattimento ingiustificato di bufale casertane sane che l'Asl casertana è stata costretta a consegnare ai legali degli allevatori e alla Procura di Santa Maria Capua Vetere gridano vendetta».

E ancora i sindacati chiamano a gran voce l'intervento del governo e dei ministri Speranza e Patuanelli, i quali «hanno il dovere di intervenire e fermare questo scempio che forse gioverà a qualcuno ma non certo a questi preziosi animali, agli allevatori, ai lavoratori dell'indotto e, soprattutto ai consumatori».

I dati sulle uccisioni ingiustificate, raccolti dall'Asl di Caserta, sono stati trasmessi alla Procura di Santa Maria Capua Vetere: starà ora ai magistrati appurare se sussiste una colpa delle istituzioni regionali e se queste morti potevano essere evitate. «Fino ad oggi è stata negata qualsiasi possibilità di eseguire contro diagnosi prima degli abbattimenti di massa», una scelta che per Altragricoltura ha «mandando al macello i lavoratori insieme ai loro capi sani».

Il rischio, tra qualche anno, è di perdere le bufale mediterranee e con esse i piccoli trasformatori locali, soppiantati dalle grandi produzioni che sono riuscite a resistere all'onda degli abbattimenti.

Ora starà alle autorità nazionali scegliere se ascoltare la voce della comunità europea, della scienza e degli imprenditori locali, allo scopo di imboccare una via davvero etica e sostenibile per l'eradicazione della Brucellosi in Campania.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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