16 Settembre 2022
11:36

Che destino avranno cigni della regina Elisabetta?

I cigni d'Inghilterra appartengono alla casa reale e ogni anno la loro salute viene verificata durante un censimento chiamato Swan Upping. Quale sarà il loro destino ora che la Regina Elisabetta II è morta?

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Con la morte della Regina Elisabetta II, il nuovo Re d'Inghilterra, Carlo III, non porterà sulle spalle solo il futuro della monarchia, ma anche quello dei cigni del Tamigi. Secondo un'antica tradizione, infatti, questi eleganti volatili, simbolo di ricchezza e maestosità, appartengono alla Corona che, da secoli, se ne prende cura. Ogni anno, durante la terza settimana di luglio, viene organizzato un censimento chiamato Swan Upping e, nel 2009, ha partecipato anche la Regina in persona.

Da oltre 30 anni a capo delle operazioni c'è David Barber, il cosiddetto Royal Swan Marker, che continuerà ora il suo operato al servizio del neo eletto Re Carlo.

Nell'ultimo anno, però, i cigni reali hanno dovuto superare la più grave epidemia di influenza aviaria in Europa e 26 individui sono stati abbattuti per fermare la diffusione della malattia. Il Queens Swans Marker – che cambierà presto il nome in King Swans Marker – si è detto inoltre molto preoccupato per la loro salute a causa dell'inquinamento delle acque del Tamigi.

«La situazione è in declino da decenni, ma negli ultimi anni abbiamo osservato un evidente peggioramento – spiega David Barber sul sito ufficiale dell'evento – Il combustibile delle imbarcazioni e i pesticidi provenienti dai campi vengono scaricati anche illegalmente nei corsi d'acqua. Gli scarti di ami e piombini da pesca, inoltre, possono causare orribili ferite non solo ai cigni, ma a ogni volatile acquatico».

La storia dello Swan Upping e dei cigni britannici attraverso i secoli

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La tradizione di intestare tutti i cigni inglesi alla famiglia reale risale al XII secolo, quando, per garantire una quantità di carne sufficiente nei banchetti previsti in occasione delle festività, la Corona reclamò la proprietà di ogni soggetto che non fosse contrassegnato da un timbro di casata. Fin dal Medioevo, infatti, questo uccello era considerato un cibo prelibato e ogni famiglia nobile marchiava i cigni che si muovevano nelle proprie acque.

Tutte le estati, per evitare dispute e conflitti sulla proprietà degli animali, lo Swan Master, nominato dai regnanti, verificava i marchi e definiva "Royal Swan" i soggetti che non appartenevano a nessun altro. Oggi l'evento ha un obiettivo completamente diverso, il cigno reale non fa più parte della dieta degli inglesi e il censimento viene svolto con l'intento di tutelare e salvaguardare la specie.

Di tutte le casate e le associazioni che si prendevano cura dell'animale e lo allevavano, oggi ne sopravvivono solo due: la Dyers Company e la Vintners Company, le quali collaborano regolarmente con la Corona nella realizzazione dello Swan Upping.

Durante i 5 giorni dell'evento, i Royal Swan Uppers reali indossano l'uniforme scarlatta – il colore di Sua Maestà – mentre i Dyers indossano casacche blu e i Vintners bianche. Insieme viaggiano su tradizionali barche a remi lungo il Tamigi e si accostano ai cigni, li sollevano dall'acqua e ne verificano lo stato di salute prima di rilasciarli.

Il cigno reale in Italia

Anche nel nostro paese i cigni reali vengono considerati un simbolo di eleganza e nobiltà, ma negli ultimi 60 anni la presenza della specie è stata caratterizzata da un fenomeno estremamente diverso rispetto a quello dell'Inghilterra, come spiega a Kodami Marco Gustin, ornitologo e responsabile del settore specie e ricerca della Lipu: «A partire dagli anni 70 del secolo scorso, la popolazione di questo grande uccello acquatico, apprezzato ovunque per il suo aspetto, ha visto un notevole aumento, in particolar modo nelle zone umide dell'Italia settentrionale, come ad esempio il Lago di Garda, il Lago Maggiore e il Lago di Como».

«A determinarne l'aumento, però, siamo stati noi esseri umani, che abbiamo deciso di importarli in maniera massiccia senza pensare alle conseguenze che la loro presenza avrebbe potuto avere sulle altre specie – spiega l'esperto – Dove il numero di cigni è molto elevato, infatti, abbiamo assistito ad una diminuzione degli altri anatidi, verso le quali il cigno reale mostra comportamenti aggressivi».

Ciò nonostante, secondo Gustin rimane di fondamentale importanza tenere sotto controllo la qualità delle acque: «L'inquinamento, la presenza di pesticidi e di materiali di scarto della pesca, sono problemi globalmente diffusi, che si riflettono inevitabilmente non solo sulla vita dei cigni, ma su quella di tutti gli uccelli acquatici».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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