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Caro Kodami
rubrica
13 Giugno 2024
16:34

Caro Kodami, ti scrivo. Maria chiede: «È davvero giusto portar via dei gattini che vivono liberi?»

Una colonia di gatti liberi e un contadino che non vuole sterilizzare: la questione diventa spinosa tra persone che vogliono intervenire e la nostra lettrice che mette sotto la lente d'ingrandimento quanto la natura umana sia a volte troppo interventista.

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Caro Kodami,

nel luogo in cui mi reco in vacanza da quando ero bambina, per arrivare al mare bisogna attraversare una zona di campagna. All'altezza di un orto che sorge accanto alla statale, ogni estate ci sono delle cucciolate di gatti. Nel tempo le persone che abitano nel parco dove ho la casa e che amano in particolare proprio i mici si sono unite e assisto puntualmente al rituale della conta dei gattini che spuntano da dietro un muretto. Praticamente il contadino non ha mai sterilizzato le gatte e ogni volta c'è questa discussione tra le persone che non riescono a convincerlo che si trasforma, però, in una gara a chi riesce a mostrarsi più "buona e brava" per far adottare quegli animali. Io ho sempre provato però una strana sensazione nel vedere l'accanimento con cui si affronta questa situazione: ho visto queste persone fare rete ma anche litigare per avere la supremazia sulle altre, ho ascoltato commenti duri e quasi sul filo dell'invidia se uno ci riusciva e un altro no a finalizzare un'adozione. E poi ho anche espresso il mio pensiero, sentendomi in qualche modo emarginata e giudicata. Ciò che ho osato dire è che quei micetti secondo me devono e dovevano rimanere lì, liberi di fare la loro vita in libertà, in natura e senza finire dentro appartamenti di città. Mi è stato risposto quasi in coro che in quel modo condannavo gli animali a "una morte certa". E io ho a mia volta pensato e detto: "Certo… la morte è certa per tutti!". Vi scrivo perché ho letto la storia del cane Pablo che ha insegnato la libertà a un altro lettore e ho riflettuto su quanto mi è accaduto: vorrei solo condividere appunto questo sentimento di rispetto che provo nei confronti degli altri esseri viventi e ritengo che l'intervento umano sia sacrosanto solo e soltanto se davvero è funzionale alla qualità di vita di un animale ma non se lo è "perché la strada è un brutto posto dove si muore". Soprattutto se quella "strada", in realtà, è la natura con tutti i rischi e pericoli che comporta. 

Maria

Cara Maria, sono certa che con la tua lettera aprirai il fronte a un dibattito intenso qui su Kodami. Un dibattito, appunto, che definisco così perché non deve trasformarsi in polemica o inutile discussione: mi auguro che chiunque ti legga sappia prendere la tua critica come costruttiva e che scateni appunto una riflessione sul concetto di libertà e sull'etica umana nei confronti degli altri animali relativamente a chi ha una posizione interventista a prescindere dalla valutazione del contesto.

La descrizione del luogo che fai, prima cosa su cui appunto io mi soffermerei per valutare come procedere nei confronti di cuccioli e adulti, immagino preoccupi le persone per la prossimità a quella che hai detto essere una statale. Poi la mancata sterilizzazione pone di fronte a un discorso che va a toccare un altro argomento molto delicato, sempre nell'ambito dell'ingerenza umana nelle altre forme di vita. Il tentativo di parlare con il contadino lo condivido ma a volte mi sembra che la questione del controllo delle nascite si sia radicalizzata tanto, appunto da andare a chiedere di praticarla anche in zone come quella che hai descritto dove la presenza di animali dovrebbe essere "normale", mentre bisognerebbe invece incentivarla nelle aree metropolitane di periferia e nei contesti rurali in cui le cucciolate poi vengono abbandonate se non eliminate direttamente da chi le ha "lasciate correre".

Detto ciò, poi, tocchi il tasto dolente che mi permetto di riassumere in una domanda che a mia volta pongo a chi ci legge: "salviamo" davvero per il benessere degli animali o per compensare nostre pulsioni? Intendo solo dire che nell'animalismo a volte si celano ragioni che vanno al di là del dare una mano davvero a soggetti in difficoltà e a volte si compiono degli errori gravi, condannando gli animali poi a una vita di segregazione più lunga di quella che magari avrebbero in libertà ma, appunto, non per questo più felice.

La mia riflessione si chiude qui e ci tengo a sottolineare però che non è, da parte mia, un giudizio nei confronti delle persone che hai descritto perché sono certa che tra di loro ci sia chi sappia valutare se è il caso o meno di togliere un soggetto o un altro dal suo contesto: sì, per fortuna ci sono animalisti competenti e ne sono tanti. A loro va il merito e il ringraziamento da parte di Kodami per essere i veri tutori della libertà di far sì che ogni individuo su questo Pianeta, un giorno, possa vivere l'esistenza che gli spetta di diritto. In giro per il mondo o in una casa circondato di amore ma, principalmente, di rispetto.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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