episodio 9

Barbascura X: «La natura fa schifo se la vediamo come umani “nei panni” degli altri animali»

Intervista a Barbascura X, divulgatore scientifico, chimico che ha rivoluzionato il modo di fare comunicazione sul mondo degli animali, prendendo in giro tutte le specie incluso la nostra e che con un linguaggio forte e diretto sfata i luoghi comuni. L’incontro durante la settima puntata di MeetKodami, la serie di video in cui protagonisti sono persone che studiano e amano il mondo degli animali. Questa volta parliamo della divulgazione in generale e di come la realtà di animali come bradipo, koala, panda e altre specie che a noi sembrano molto "carine" e "tenere" sia completamente diversa da come la immaginiamo.

9 Luglio 2021
16:50
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Nel santuario della Scienza non è entrato leggiadro come un uccellino: si è presentato con la forza di chi ha un'idea e la mette in atto. "Pirata, chimico, satiro, circense, candidato premio Nobel e procrastinatore seriale": così si descrive Barbascura X sul suo profilo Instagram, senza usare la parola che lo definisce oggi nel modo più completo: divulgatore scientifico che, appunto, condivide le informazioni con un mix esplosivo dovuto allo studio e all'ironia che lo contraddistingue. Il suo canale YouTube è salito alla ribalta soprattutto per il format "La scienza brutta", attraverso il quale è riuscito ad avvicinare al mondo degli animali tantissime persone, ottenendo milioni di visualizzazioni e descrivendo le specie che abitano il mondo con un linguaggio unico e di immediato impatto. «Ci sono delle regole di etologia per cui bisognerebbe sempre non umanizzare gli animali perché non ragionano come noi ovviamente. Nel momento in cui vogliamo raccontarli però per me è molto più efficace descriverli con un linguaggio che fa presa sugli esseri umani e provando poi davvero a metterci nei loro panni».

E' questa la filosofia di Barbascura X, ospite della settima puntata di MeetKodami e con lui abbiamo fatto un viaggio nel modo in cui fa divulgazione scientifica sugli animali analizzando il comportamento di alcune specie come il panda, il bradipo, il koala, i salmoni e anche i tardigradi. L'incontro con l'autore de "Il genio non esiste (e a volte è un idiota)", libro che si è aggiudicato il Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2020, è un modo per provare a metterci "nei panni" degli animali questa volta mantenendo però le nostre caratteristiche di esseri umani e scoprire così che tanti comportamenti etologicamente normali per le altre specie decisamente a noi sembrano assolutamente impossibili da mettere in atto. E così scoprire anche che l'antropomorfizzazione può essere a favore degli stessi animali quando serve per rispettarli per quello che davvero sono e non certo perché ci inducono a sentimenti di accudimento che, nella maggior parte dei casi, non sono decisamente necessari per la loro stessa salvaguardia.

Gli animali ci sembrano sempre buffi, teneri, carini, ma tu hai dimostrato che fanno anche… schifo?

Io voglio semplicemente distruggere il mito che gli animali in qualche modo sono diversi dagli esseri umani. La gente si dimentica che tra l'altro anche noi siamo animali e ogni specie fa schifo a modo suo. Gli umani guadati da loro, secondo me, gli farebbero altrettanto schifo per certi comportamenti che abbiamo. Io faccio finta di umanizzare gli animali e di guardarli con un'ottica strettamente antropomorfa per poter scherzare sulle assurdità che ci ha regalato l'evoluzione. Comunque sì: La natura fa schifo. E ci tengo a sottolinearlo, ci tengo che tutti lo sappiano.

Diverso naturalmente è riuscire a osservarli non obbligandoli a sottostare alla nostra visione del mondo

Sì: ci sono delle regole di etologia per cui bisognerebbe sempre non umanizzare gli animali perché effettivamente non ragionano come noi ovviamente. Due cani che si annusano il buco del cu** non si stanno annusando il buco del cu**o come noi crediamo che sia. Si stanno invece salutando, si stanno conoscendo. Nel momento in cui vogliamo raccontare queste cose, secondo me, è molto più efficace però descriverle, per lo meno all'inizio, con un certo fascino che fa presa sugli esseri umani e provando poi davvero a metterci nei loro panni. Chiaramente questo fa anche ridere e mi diverte da morire farlo, però io ci tengo sempre a sottolineare che comunque superato il punto iniziale poi si va in profondità per comprendere le singole specie.

Quanto riusciamo, dunque, a capire davvero gli altri animali?

Non riusciamo in realtà a capire effettivamente cosa loro provino, tanto quanto loro non riuscirebbero a capire quello che noi proviamo. Noi facciamo cose assurde quanto loro. Pensiamo semplicemente che viviamo alcuni rapporti sociali in maniera completamente diversa dalle altre specie. Ad esempio il rapporto tra figlio e madre che per noi è sacro, per altri animali come potrebbe essere per un insetto è qualcosa di assurdo. L'insetto depone le uova e se ne va, poi non gliene frega niente di quello che succede alla sua prole. Anzi, molti se li mangiano pure i figli appena nati.

Hai messo a soqquadro il modo di fare divulgazione scientifica. Che effetti ha avuto il tuo modo di parlare e spiegare il rapporto con la natura?

Credo di essere stato sotto alcuni punti di vista un piccolo apripista, nel senso che ho fatto avvicinare tante persone all'argomento che poi sono andate a documentarsi su temi che altrimenti non avrebbero mai conosciuto o che per assurdo avrebbero reputato troppo noiosi, distanti da sé, non interessanti. Questo perché c'è sempre stata, soprattutto in Italia, una tendenza a trattare argomenti scientifici con fare troppo accademico, non dando spazio a altri aspetti che secondo me sono fondamentali. Poi io ci tengo tantissimo a parlare di scienza in questi modi perché la scienza non è una cosa a sé stante. Anzi, la scienza è attorno a tutti noi e si può ridere, scherzare e fare satira per raccontare le altre specie. Dovremmo iniziare a farlo per tutte le materie scientifiche per far capire che effettivamente non sono distanti da noi e avvicinare in questo modo le persone a questi argomenti.

Un'apertura alla conoscenza condivisa, quindi?

Assolutamente sì: perché è un diritto di tutti sapere e come ci si arriva alla conoscenza non è importante. Ci sono tante persone che fanno le cose in maniera diversa e io l'ho fatto a modo mio, però è importante che poi ci completiamo tutti quanti. L'obiettivo finale di chiunque abbia a cuore questi temi penso che sia quello di iniziare a parlarne senza troppi limiti o eccessiva distanza tra chi ne parla, appunto, e chi ne usufruisce. Nel nostro Paese abbiamo avuto un problema a livello educativo nello studiare il metodo scientifico e le materie ad esso legate e poi accade che le persone non sanno più dove cercare informazioni per distinguere qual è una notizia vera da una falsa. Il mio modo di fare divulgazione a qualcuno non piace ma io sono per la collaborazione e credo in uno scopo comune, legato appunto alla condivisione delle informazioni. Mi sento appagato e felice quando mi scrivono professori di scuola o docenti universitari che fanno vedere i miei video a lezione nonostante siano di stampo satirico e sono anche abbastanza pesanti dal punto di vista del linguaggio. Questo mi riempie di onore perché significa che non sono soltanto i "non addetti ai lavori" che si avvicinano alla scienza così come la racconto io ma in un certo senso anche le persone che conoscono queste tematiche.

Come lavori sui tuoi testi? Quanto studio, appunto, c'è dietro ogni video che fai?

La scienza è una materia estremamente complessa e ogni sua parte è molto settoriale. Per questo io mi affido anche ad altre persone a cui faccio leggere i testi quando li ho finiti per essere sicuro che non ci sia nulla che possa essere frainteso e per evitare che arrivi un messaggio sbagliato o che ci possano essere degli errori. Ad esempio, io sono un chimico e quando parlo di biologia o di zoologia mi affido a esperti delle materie. Cerco di fare il lavoro nel miglior modo possibile e credo che la cosa più importante sia la cura del contenuto.

La natura, del resto, ci fa vedere che c'è spazio per tutti: la condivisione del Pianeta è fondamentale ed emerge oggi ancora più forte  la necessità di un equilibrio nella convivenza tra le varie specie

L'equilibrio dev'essere sempre rispettato perché ci sono voluti miliardi di anni perché si formasse. Adesso stiamo passando una piccola fase della nostra storia evolutiva in cui stiamo più distruggendo che interagendo con la natura e quindi è molto importante capire il ruolo che questa ha nell'ecosistema e dunque nelle nostre vite. Pensiamo ai giorni attuali di pandemia che stiamo vivendo. Si stanno facendo un sacco di studi al riguardo, cercando possibili serbatoi naturali di virus e ciò che è certo è che stiamo tantissimo disboscando, le città si stanno ingrandendo e noi stiamo diventando sempre di più e dunque crescono enormemente anche gli allevamenti intensivi. Quindi cosa succede senza un equilibrio? Distruggendo i loro habitat gli animali sono costretti a cercare rifugio nelle città e così possono entrare in contatto con le persone. Ecco allora che un possibile patogeno potrebbe iniziare a diffondersi e a quel punto diventa molto facile per lui evolversi, selezionarsi e riuscire a fare il salto di specie arrivando da noi. Più andremo avanti in questa direzione e più ci dovremo preparare ad avere delle pandemie perché abbiamo aumentato proprio la pressione evolutiva sui virus. E questo vale per tutto dal punto di vista dell'invadenza della specie umana: cambiamenti climatici, inquinamento da plastiche, classificazione degli oceani e chi più ne ha più ne metta. Dobbiamo iniziare a capire davvero queste problematiche e fare un passo indietro per rispettare la natura.

Torniamo agli animali che hanno caratterizzato il tuo percorso verso la divulgazione e che hai trattato nel tuo format "La scienza brutta". Perché il panda merita l'estinzione?

Prima ci tengo a precisare che quando affermo queste cose c'è sempre un problema di doppia lettura: chi conosce la Rete sa cosa significa creare dei meme, scherzare e giocare con le parole. Mi sono trovato a volte a battibeccare con alcune persone, pochissime in realtà, su frasi da me pronunciate. Alcuni divulgatori scientifici di vecchia data erano spaventati ma davvero solo perché il mondo della comunicazione online gli è ancora un po' oscuro. Ma ecco, parliamo del panda, appunto. In sostanza la battuta nasce da un fondamento importante: noi esseri umani siamo molto specisti e il panda è un animale che al momento non è esattamente adatto a sopravvivere. Ce la sta mettendo tutta ad estinguersi e se non fosse stato per la mano dell'uomo sarebbe già sparito. Ma è vero anche che parte del suo problema è dovuto al fatto che gli abbiamo distrutto l'habitat: comunque siamo stati noi a inguaiarlo. Ciò non toglie che lui di base però partiva da pessimi presupposti: non vuole accoppiarsi, proprio non ne vuole sapere e ha una serie di difficoltà evolutive. Ad esempio mangia solo bambù, cibo particolarmente non adatto per le sue funzioni evolutive: alla fine il panda è un orso. Inizialmente, milioni di anni fa, era un carnivoro e ha uno stomaco da carnivoro. Ci deve essere stata una pressione evolutiva nel suo habitat che lo ha portato a cambiare alimentazione, potrebbe essere arrivata un'ondata di gelo totale e quindi tutte le sue prede potrebbero essere morte oppure potrebbe essere arrivato un altro super predatore che ha iniziato a cacciare le sue prede e così via. A quel punto gli individui che avevano sviluppato quella che potremmo definire una patologia per cui mangiavano soltanto bambù sono sopravvissuti e così si è evoluto in tal senso. Però il panda non è adatto a mangiare bambù, non ha la capacità di processare la cellulosa e quindi finisce per cag**re quasi tutto quello che mangia e per mangiare tutto il giorno nel tentativo disperato di assorbire sostanze nutrienti. E poi deve dormire tantissimo perché deve digerire questo cibo.. In pratica il panda è una pattumiera di animale. Poi ci sono tante altre cose assurde che fa sempre come se non volesse proprio contribuire alla sua continuazione come specie: si accoppia soltanto una volta all'anno in uno specifico periodo e quando comunque ci prova non ci riesce per una serie di questioni anatomiche che riguardano anche la sua fisionomia. Mettiamola così: le dimensioni contano per il panda e purtroppo anche in questo non è stato aiutato dalla sua evoluzione.

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E cosa abbiamo fatto noi esseri umani per il panda, allora?

Io ovviamente scherzo sempre quando dico che merita l'estinzione: è una battuta. Però non mi è mai andato a genio il modo in cui noi disperatamente cerchiamo di salvarlo e ce ne freghiamo altamente di tutte le altre specie e questo solo perché il panda è carino e coccoloso e negli zoo ci sono anche dei giri economici spaventosi a tenerlo in esposizione. Ecco perché stiamo cercando disperatamente di salvarlo mentre di altri animali invece non ce ne frega niente: se un insetto, un anfibio o un rettile si estinguono nessuno se ne importa, tanto sono "brutti" ed è una cosa che io non riesco a tollerare.

A proposito di altre specie e anche del nostro influsso su di loro: anche i salmoni non se la cavano così bene

Si pure i salmoni hanno una gran brutta vita e poi tra l'altro il salmone praticamente è un buffet che cammina. È un animale che è fatto per essere mangiato e la sua intera vita è dedita allo svilupparsi per risalire le correnti. Ci riusciranno forse l'un per cento di quelli che sono nati per poi accoppiarsi e morire subito dopo e addirittura con l'alta probabilità di venire pure mangiati dai figli che quando nascono trovano la carcassa dei genitori. Quella dei salmoni è una pessima esistenza e muoiono in centinaia di modi diversi compresa la mano dell'uomo e hanno un sacco di predatori, un sacco di parassiti, un sacco di problemi ambientali e quant'altro. Essere un salmone deve essere orribile: nasci consapevole che probabilmente non arriverai mai alla vecchiaia e anche se ci dovesse arrivare riuscirai ad accoppiarti una volta e poi "schiatterai male". Insomma non è esattamente una vita che ci piacerebbe affrontare a noi umani.

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Ricordare queste vite così complicate dal nostro punto di vista a un certo punto nemmeno per te dev'essere tanto piacevole… Parliamo allora di coloro i quali sembrano veramente indistruttibili, tanto che li abbiamo pure sparati nello spazio: i tardigradi, gli "highlander della natura"

Tra l'altro la missione con loro a bordo si chiamava "Tardis" che è una cosa che mi fa molto ridere. Io ho la casa piena di pupazzi di tardigradi al momento! Sono diventati la mia mascotte, con me c'è sempre "Vincenzo il tardigrado". Sono dei micro animali meravigliosi che abitano nel micro-mondo che  è qualcosa di incredibile: ci sono predatori e prede e tutta una serie di equilibri eccezionali. A vederli al microscopio sembrano dei maialini, con otto zampette, senza occhi e con la faccia di un aspirapolvere. I tardigradi sono animali che furono chiamati così da Lazzaro Spallanzani perché camminano lentamente. Sono eccezionali: ho raccontato di tutti gli esperimenti a cui sono stati sottoposti da scienziati sadici che li vogliono studiare. Hanno una capacità incredibile: quando si sentono in pericolo, e per pericolo intendo cose tipo essere sottoposti a radiazioni letali, essere congelati, bolliti vivi o schiacciati da presse idrauliche, entrano in questo stato che si chiama "criptobiosi" per cui le loro proteine perdono tutti i liquidi. E' come se si rinsecchissero e entrano in uno stato di pseudo bozzolo che sembra essere molto vetroso. Le proteine si vetrificano e così un tardigrado diventa quasi indistruttibile e di conseguenza riesce a sopravvivere o meglio entra in uno stato di morte apparente in cui non può muoversi, non può fare niente e tu lo puoi bombardare e lui resiste. Ovviamente non vale per tutto, cioè se tu lo prendi e lo butti in una pentola con l'acqua bollente non sopravvive immediatamente ma se ha il tempo di adattarsi un po' per volta, che comunque non è manco tanto il tempo che gli serve, lui tranquillamente ce la fa. Ne hanno trovati alcuni nei ghiacci artici che sono sopravvissuti. Ed è per questo che li abbiamo mandati nello spazio, perché hanno la super abilità di farcela e effettivamente molti, se non quasi tutti, sono sopravvissuti e hanno anche partorito non appena sono tornati sulla Terra.

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Da esseri super veloci all'adattabilità alla lentezza dei bradipi che pure sono un tuo "cavallo di battaglia"

Ho avuto la fortuna di incontrarli in Costa Rica e vedere che non sono particolarmente brillanti. La maggior parte dei bradipi li ho beccati su i cavi dell'alta tensione su cui stavano camminando. Questo, oltre a darci l'idea del problema dell'urbanizzazione, ci fa già comprendere quanto impegno a loro modo ci mettano per cercare di uccidersi in tutti i modi possibili e immaginabili. Sono stato in una riserva dei bradipi, ad esempio, e molti di loro erano lì perché abbandonati dalla loro stessa madre. E' un animale che si muove lentamente come meccanismo di difesa. Essendo circondato da predatori che lo vogliono sbranare lui sembra mostruosamente un pacco di muffa che cammina su un albero, quindi muovendosi così piano la sua speranza è che  venga scambiato per un ramo, per un cespuglio e non venga catturato. Il predatore principale del bradipo è l'arpia che è una sorta di uccello gigantesco che se li mangia facilmente. Ecco, la scena da drammatica poi fa molto ridere quando avviene la cattura perché vedi il bradipo e pensi che pensa “sono salvo”, invece arriva l'arpia e se lo porta via. Molti individui poi cadono dei rami e muoiono così, perché scambiano le proprie braccia per dei rami e altri finiscono nella bocca di rettili direttamente. Il bradipo dorme per la maggior parte del tempo e ha adattato il suo metabolismo alla sua lentezza: mangia soltanto foglie. Quindi la sua vita scorre in un ritmo completamente inimmaginabile per noi ed è uno degli animali più noiosi del mondo. Mi è rimasto impresso il caso di un bradipo che era stato diciamo così adottato da una famiglia umana che aveva pensato senza alcuna competenza di tenerlo in casa. Non si sa perché ma hanno pensato che fosse una buona idea tagliargli le unghie. Peccato che il bradipo non ha unghie. Le sue sono dita ed è come se gli avessero mozzato le falangi. Quel bradipo viveva con dolori lancinanti, non poteva più arrampicarsi ed è una cosa terrificante. Lo racconto anche per sottolineare come interveniamo noi umani: a volte sei mosso da buone intenzioni però se non sai cosa stai facendo è meglio che non la fai perché causerai più danni che altro. Comunque, forse più noioso di lui c'è soltanto il koala che veramente dorme tutto il giorno e quando sta sveglio mangia: non fa altro e non è per niente "coccoloso" come viene rappresentato… anzi fa abbastanza schifo.

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Insomma, anche il koala non è proprio quell'animale carino e tenero che fa parte del nostro immaginario?

La cosa che ci tengo a ricordare del koala è che il piccolo mangia le feci della madre perché non è in grado di processare le foglie di eucalipto e quindi aspetta che la madre lo faccia per lui. Lei defeca questa sorta "di latte" e il cucciolo si mangia quella roba. Per carità, ricordiamolo ancora una volta: fa rabbrividire a noi ma in natura le feci sono importantissime. Detto ciò se io lo vedo mi fa schifo comunque. Quindi per me è un animale orribile.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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