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11 Dicembre 2023
16:25

Aquila minore impallinata da un bracconiere: «Non sappiamo se potrà tornare a volare»

Un’aquila minore è stata trovata gravemente ferita a Contigliano, in provincia di Rieti, ed è stata portata al parco faunistico Piano dell'Abatino. Il biologo: «Speriamo di poterla liberare».

Intervista a Antonio De Marco
Biologo e fondatore del parco faunistico Piano dell'Abatino
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L’aquila minore ferita (Fonte: Parco faunistico Piano dell’Abatino, foto di Nazareno Capitani)

Un altro rapace colpito dai bracconieri: un’aquila minore è stata trovata, gravemente ferita, a Contigliano, in provincia di Rieti. Il rapace era steso a terra sull’asfalto quando è stato notato da un passante, che l’ha portato al parco faunistico Piano dell’Abatino, centro di recupero e rifugio permanente per animali in difficoltà.

«L’abbiamo subito portata al Centro veterinario specialistico di via Giovannini a Roma per i controlli – spiega a Kodami il biologo Antonio De Marco, tra i fondatori del parco – dalla radiografia è emersa la presenza di diversi pallini da caccia in piombo sul corpo dell’aquila. La prova che è stata colpita da un bracconiere. I veterinari del centro hanno spiegato che il trauma ha provocato una frattura abbastanza complicata perché l’omero è stato rotto in due parti».

La situazione è grave, ma non irrecuperabile: i veterinari, infatti, hanno già operato l’aquila minore e le hanno messo dei fissatori esterni. Sono riusciti anche a rimuovere i due pallini conficcati nell’osso, «ma non quelli che erano nel muscolo – chiarisce De Marco – e ovviamente non è mai un elemento positivo il fatto che questi oggetti rimangano nel corpo di un animale. Speriamo comunque che non abbiano conseguenze gravi».

Aquila minore ferita piano dell'Abatino
L’aquila minore ferita (Fonte: Parco faunistico Piano dell’Abatino, foto di Nazareno Capitani)

L’aquila minore, dopo l’operazione, è stata riportata al parco: «Dovremo aspettare almeno un paio di settimane per rimuovere i fissatori esterni – continua De Marco –. Poi capiremo, con i veterinari se potrà riprendere a volare, ovviamente con un po’ di riabilitazione. Le possibilità ci sono, ma purtroppo in questi casi non è mai possibile avere certezze finché non si completano tutte le fasi del percorso di guarigione».

L’aquila minore è infatti un uccello migratore che nidifica in molte zone d'Europa e dell'Asia minore, ma anche in Sudafrica occidentale e Namibia.

Nel caso non riuscisse a riprendere il volo, comunque, il rifugio ha già pronta la soluzione: «Rimarrà qui con noi – spiega De Marco –. Abbiamo delle voliere molto grandi, pensate apposta per gli animali che, purtroppo, non possono essere rimessi in libertà».

Il parco è un rifugio permanente per individui salvati dai laboratori di vivisezione, per gli animali feriti dai cacciatori o da altre attività umane e non più adatti a essere reintrodotti in natura e per quegli animali considerati come carne da macello.

«Insieme all’aquila minore – sottolinea De Marco – stiamo curando anche un falco pellegrino, che ha riportato le stesse ferite dell’altro rapace. Potrebbero essere state provocate da colpi di arma da fuoco, ma non possiamo averne la certezza perché dalla radiografia non è emersa la presenza di pallini da caccia. È, però, possibile che le munizioni abbiano attraversato il corpo dell’animale».

Come aveva spiegato a Kodami anche Laura Silva, responsabile nazionale del settore recupero fauna selvatica di Lipu, non è possibile accertare il numero di esemplari colpiti dai bracconieri perché non sempre i colpi sparati dai bracconieri rimangono dentro agli animali e quindi non vengono rilevati dalle radiografie.

I pallini da caccia rimangono, comunque, i primi responsabili delle ferite sui corpi degli animali che arrivano al parco faunistico Piano dell’Abatino, come spiega uno dei suoi fondatori: «Accogliamo tantissimi rapaci e altri animali selvatici in difficoltà e, nella maggior parte dei casi si tratta di lesione provocate da armi da fuoco. Tra le altre cause, in ordine di frequenza, ci sono le ferite provocate da contatto con le linee elettriche, le collisioni e, più raramente, gli avvelenamenti».

Secondo De Marco, comunque, il numero degli animali ricoverati quest’anno è in linea con gli scorsi anni: «Il picco si registra sempre in primavera, quando nascono le nuove cucciolate e arrivano da noi tanti piccoli in difficoltà. Di solito riusciamo a rimetterli in libertà senza problemi, a meno che non abbiano ferite gravi o situazioni molto compromesse».

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Giulia Argenti
Giornalista
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