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13 Dicembre 2023
9:49

Antibracconaggio in Sardegna: rimosse centinaia di trappole per uccelli

Smantellati con successo i cappi per la caccia illegale ai tordi, considerati una prelibatezza natalizia. Deliperi (Lac): "Micidiali strumenti che uccidono indiscriminatamente e dopo lunga sofferenza"

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Il picchio rosso salvato durante il campo antibracconaggio

Centinaia di trappole per avifauna e 32 lacci per mammiferi, sono stati rimossi nei boschi e nella macchia mediterranea del sud Sardegna dai volontari della Lac, Lega per l’abolizione della caccia.

È il risultato dell’ultimo campo antibracconaggio svolto nell’isola, nelle zone tra Capoterra, Sarroch e Monti di Pula, che ha permesso di bonificare i sentieri e di individuare ed eliminare un numero consistente di cappi su alberi e su bacchette posizionate a terra. Oltre alle trappole per i volatili è stata smantellata una rete da uccellagione e liberato un picchio rimasto intrappolato in un cappio.

Nello svolgimento dell’attività il gruppo della Lac, composto da una dozzina di volontari provenienti da varie regioni d’Italia, è stato supportato dal Corpo forestale e del Nucleo Carabinieri Cites di Cagliari, al quale sono stati consegnati i mezzi vietati, e con il supporto del GrIG, Gruppo d’Intervento Giuridico.

«ll sud della Sardegna si conferma uno dei punti più caldi del bracconaggio in Italia – spiega Stefano Deliperi, attivista ambientale e responsabile della sezione sarda della Lac – Nelle micidiali trappole a cappio piazzate dai bracconieri vengono uccisi indiscriminatamente e dopo una lunga sofferenza, numerosi esemplari di tordi, ma anche specie particolarmente protette come pettirossi, rapaci e piccoli mammiferi».

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Alcune delle trappole trovate dai volontari

Il fenomeno si intensifica nel periodo antecedente il Natale, quando per tradizione sarda si consuma “sa griva”, spiedini composti da otto esemplari di tordi bolliti con il mirto, considerati una ricercata prelibatezza. Un tempo le “grive” venivano vendute anche al mercato. Oggi sono vietate, ma ristoranti e privati sono disposti a pagare oltre 100 euro per gli uccelli venduti al mercato nero a questo scopo, frutto di una caccia illegale ai sensi della legge 968 del 1977, condotta verso specie non consentite e basata su un metodo di cattura indiscriminato.

«Il problema principale è che le sanzioni sono modeste, con pene contenute – fa presente Deliperi – Abbiamo proposto che vengano posti sotto sequestro e confiscati i mezzi utilizzati per compiere il reato, come i fuoristrada, le moto usate a questo scopo, questo sarebbe un buon deterrente».

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Un merlo salvato dalla trappola

La buona notizia è che il fenomeno del bracconaggio è in costante riduzione. Rispetto a una trentina di anni fa è calato del 50 per cento: «Rispetto ai numeri di anni fa c’è stata una forte diminuzione. C’erano paesi come Capoterra che vivevano di questo: chilometri e chilometri di sentieri attrezzati con le trappole, oggi non è più così. L’ultima generazione di bracconieri, che svolgevano questa attività come mestiere, ormai non esiste più: sono tutti troppo anziani, oppure morti. Le generazioni successive si rendono conto che l’attività è estremamente faticosa, e puo’ essere anche rischiosa perché sono passibili di denuncia. Anche se purtroppo dopo succede poco, non fa piacere a nessuno ritrovarsi con la fedina penale compromessa».
Un ruolo importante nella riduzione del fenomeno lo svolge anche l’attività sul campo del Corpo forestale, aiutati dalle numerose telecamere nascoste, installate sui sentieri per individuare gli uccellatori responsabili del bracconaggio.

«I sentieri utilizzati dai bracconieri sono sempre quelli. Quindi sono efficaci, oltre alle telecamere nascoste, anche i posti di blocco mirati per fermare e individuare i responsabili. Ci sono stati persino scontri a fuoco con la forestale nel passato- ricorda Deliperi- È proprio grazie a questo impegno, oltre al ricambio generazionale, che il fenomeno è in netta e progressiva diminuzione».
Per quanto riguarda l’azione sul territorio dei volontari Deliperi assicura: «I punti attivi di bracconaggio del campo continueranno ad essere vigilati e le operazioni antibracconaggio – conclude- verranno replicate nei prossimi mesi durante il passo migratorio».

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Daniela Scamuzzi
Giornalista
Sono giornalista professionista, vivo e lavoro tra Roma e la Sardegna, terra delle mie origini. Mi occupo da anni di salute, ecologia e welfare per agenzie di stampa, televisione, periodici. Amo la natura, sono vegetariana, credo e mi impegno per un mondo che finalmente impari a rispettare realmente la vita degli animali e la loro libertà.
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