video suggerito
video suggerito
11 Maggio 2023
11:43

Anche gli scimpanzé vedono volti tra le nuvole

Anche gli scimpanzé riconoscono le facce e i volti in paesaggi e in oggetti inanimati, un fenomeno che prende il nome di pareidolia e che fino ad ora è stato poco investigato al di fuori della nostra specie.

116 condivisioni
Immagine

Almeno una volta nella vita a ognuno di noi sarà capitato di scorgere volti dalle fattezze umane apparsi in contesti dove non ci aspetteremmo di certo di ritrovarli, come quando guardiamo le nuvole o la superficie della luna e ci sembra di intravedere il viso di una persona. Questo fenomeno è chiamato pareidolia e consiste nel riconoscimento di forme o profili a cui siamo abituati e a cui sappiamo dare un significato, come appunto la figura di un volto o di oggetti che fanno parte della nostra esperienza quotidiana in contesti dove appaiono casualmente, come per esempio in scenari e paesaggi naturali.

Quest’illusione ottica è dovuta alla presenza di meccanismi cognitivi e neuronali che sono ben strutturati nel nostro cervello e che ci predispongono a rilevare dall’ambiente circostante dei pattern specifici che per noi hanno una valenza innata come possono esserlo, appunto, i volti. In un recente studio pubblicato sulla rivista Animal Cognition, due ricercatori giapponesi si sono chiesti se la pareidolia potesse essere presente anche nelle altre specie animali, in particolare fra i nostri parenti primati.

Si sono quindi posti l'obiettivo di esplorare quest’ipotesi negli scimpanzé: vedono anche loro delle facce mentre guardano le nuvole o la luna? Per far ciò, i ricercatori hanno selezionato 5 scimpanzé dell’Istituto di ricerca sui primati dell’Università di Kyoto, già abituati in precedenza al riconoscimento delle caratteristiche dei volti tramite l’utilizzo di computer.

Immagine
La pareidolia è un’illusione ottica che ci fa vedere facce lì dove in realtà non ci sono

Gli scimpanzé sono stati sottoposti ad alcuni test visivi in cui potevano osservare delle immagini contenenti vari oggetti che raffiguravano casualmente delle facce, come per esempio il muso anteriore di un’automobile, dove i fanali e il bocchettone potevano far pensare alla presenza di due occhi e una bocca, o una foglia bucherellata e con delle goccioline di rugiada che rappresentav casualmente l’espressione di un volto triste.

Per capire se effettivamente gli scimpanzé vedessero anche loro delle facce in questi oggetti, i ricercatori hanno poi storpiato queste immagini, invertendo e disallineando i contorni, in maniera tale da capire se gli scimpanzé mostrassero o meno qualche preferenza fra la versione “sana” rispetto a quella “distorta” .

Davanti a queste versioni, gli animali hanno mostrato una chiara preferenza nello scegliere quelle che raffiguravano le “facce” non manipolate, dimostrando come effettivamente riuscono a riconoscere i tratti di un viso laddove  non è davvero presente.

Immagine
Anche gli scimpanzé riconoscono volti i volti negli oggetti inanimati

In un altro test, agli scimpanzé venivano mostrate rispettivamente o la parte superiore o la parte inferiore sempre delle immagini con gli oggetti visti in precedenza, in modo tale da capire se ci fosse una differenza nella percezione delle varie parti dei “volti”. In effetti, gli scimpanzé sceglievano molto più frequentemente la parte superiore, molto probabilmente a causa del fatto che fra le varie caratteristiche di una faccia gli occhi, che per loro così come per noi, sono una caratteristica cruciale che cattura l’attenzione visiva più del resto.

In definitiva, anche i nostri parenti più prossimi potrebbero divertirsi e sorprendersi come noi nel cercare volti dei propri simili mentre scrutano per caso le nuvole nel cielo. La pareidolia negli scimpanzé sarebbe quindi, come nella nostra specie, un effetto collaterale del funzionamento di alcuni sistemi cognitivi del cervello, apparentemente senza funzione e dai risvolti neutri tanto degli scimpanzé quanto degli esseri umani.

Sono un biologo naturalista di formazione, attualmente studente magistrale presso L'università di Pisa. Comprendere i meccanismi che muovono il comportamento degli animali e le ragioni che ne hanno permesso la loro evoluzione sono le domande principali che muovono la mia ricerca e la mia passione per l'etologia. Rispondendo ad esse, tento di ricostruire sia il filo conduttore che accomuna l'etologia di ogni specie animale, sia le differenze che distanziano ogni ramo evolutivo dall'altro.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views