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25 Dicembre 2021
10:50

Allevamenti intensivi: a Montefiascone una discarica per smaltire le carcasse dei polli morti. La video denuncia della LAV

L'associazione animalista divulga le immagini riprese in un allevamento di una zona del Lazio ad alto rischio di aviaria per i numerosi stabilimenti di produzione. Benessere animale inesistente, condizioni igieniche pessime, carcasse in decomposizione accanto ad animali vivi. Il microbiologo: rischio epidemie. Grazie al ricorso al Consiglio di Stato bloccata la nascita di un nuovo allevamento da 38 mila galline.

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Una fossa comune dove decine e decine di polli morti erano stipati e poi ricoperti di terra. Una fossa che ogni giorno veniva alimentata con nuove carcasse di animali in decomposizione. Animali morti per malattie, per infezioni, per le scarse condizioni igieniche. È la discarica abusiva che sorgeva nel retro di un allevamento aviario nella zona di Montefiascone, denunciata da una video-inchiesta realizzata poco tempo fa da LAV Lega Antivivisezione Italiana e diffusa in questi giorni in anteprima su Fanpage.it. Una realtà che, alla luce dell’epidemia di aviaria largamente diffusa in Italia in questo periodo, si presenta come un ulteriore potenziale focolaio infettivo di altissima pericolosità e che individua nel Viterbese, come dichiarato dal Ministero della Sanità, l’area del Lazio a più alto rischio di aviaria. In un territorio che si estende per circa 20 chilometri tra i comuni di Grotte Santo Stefano, Bomarzo e Montefiascone, infatti, nel corso degli ultimi anni sono sorte circa 40 strutture di allevamento di polli “da carne”, galline “ovaiole”, e tacchini. Un’area in cui si stimano circa 700 animali per ogni abitante.

L’allevamento sotto inchiesta

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Carcasse di animali morti in decomposizione all’interno di un allevamento intensivo di galline nel Lazio (credits: LAV)

Ma se queste erano le condizioni riscontrate all’esterno dell’allevamento di Montefiscone, la situazione, sempre dalle immagini diffuse, non era migliore all’interno della struttura. «I cadaveri erano a stretto contatto con gli animali vivi e lo stato di sovraffollamento grave, nonostante l’allevamento avesse a disposizione zone all’aperto che apparivano invece mai utilizzate». Una situazione pone la situazione in analogia con quanto riscontrato da LAV in una recente investigazione in allevamenti del Nord Italia, svolta in collaborazione con i reporter internazionali Aitor Garmendia e Linas Korta. Proprio sulla base di quanto riscontrato l’ufficio legale LAV ha presentato denuncia per uccisione e maltrattamento di animali, e per gestione illegittima di rifiuti.

I pericoli per i cittadini che abitano nel territorio

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Galline al buio all’interno di un allevamento intensivo (credits: LAV)

«Le concessioni per la realizzazione di impianti di allevamento hanno perso completamente di vista la tutela del territorio, le condizioni di vita degli animali e la salute del cittadino – denuncia l’associazione animalista nel video – a causa della densità di allevamento e del costante trasporto di questi animali la cattiva qualità dell’aria ha portato cittadini e residenti delle zone limitrofe ad avere problemi respiratori». Non si tratta quindi soltanto di animali maltrattati, allevati solo per la loro carne e lasciati vivere in condizioni insopportabili per qualsiasi essere senziente: la presenza di allevamenti aviari così malamente gestiti riguarda direttamente la salute dei cittadini costretti a condividere aria e liquami potenzialmente pericolosi.

L’opinione del microbiologo

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Carcasse di animali morti accanto alle galline vive (credits: LAV)

«La vicinanza di abitazioni ad allevamenti avicoli intensivi ha portato ad una maggiore casistica di infezioni respiratorie e maggior frequenza di realtà ospedaliere e quindi maggiori problemi sanitari – spiega Francesco Canganella, il microbiologo interpellato da LAV per realizzare una relazione sulla situazione del territorio così fortemente caratterizzato dalla presenza di allevamenti – le deiezioni organiche portano mosche e blatte veicoli di infezioni respiratorie, gastro-intestinali e virali. Le emissioni di particolato dovute alla presenza di ammoniaca aumentano i disturbi respiratori: bronchiti, asma quando non polmoniti».

Il comitato dei cittadini e il ricorso contro l’apertura di un nuovo allevamento

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Una gallina morta ancora dentro l’allevamento (credits:LAV)

La situazione è tale da spingere i cittadini a riunirsi in associazioni per contrastare l’ulteriore crescita di allevamenti. In particolare il comitato Copattrim, affiancato dalla LAV, Già nei mesi scorsi aveva presentato un ricorso al Consiglio di Stato contro la costruzione di un’ulteriore struttura nel Comune di Montefiascone. «Due capannoni lunghi 130 metri e larghi una quindicina – denunciano da comitato – destinati a contenere 38.000 galline sfruttate per la produzione di uova». A seguito dell’ordinanza del Consiglio di Stato, i lavori sono attualmente fermi, in attesa dell’udienza di merito fissata per la prossima primavera. «LAV – annuncia l’associazione animalista – continuerà a battersi per evitare l’apertura di questa ennesima fabbrica di sofferenza animale».

Come vivono le galline in queste strutture?

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Ammassate, al buio, poco spazio per muoversi, le feci come tappeto per le zampe molli e le carcasse in decomposizione delle loro simili a fargli da compagnia. Così vivono galline, i polli e i galli allevati negli allevamenti secondo quanto ci mostrano le immagini delle video investigazioni di LAV sul territorio, condotte a partire dal 2018. «Negli anni passati, gli investigatori hanno documentato animali con comportamenti stereotipati, in condizioni igienico-sanitarie non adeguate ed in stato i grave sovraffollamento – spiegano – Sono documentati anche i corpi degli animali deceduti abbandonati a contatto con gli animali vivi, e animali feriti lasciati senza cure, situazione che costituisce il terreno ideale per la proliferazione di infezioni ed epidemie». Una situazione che contrasta con il tentativo di far passare gli allevamenti intensivi per strutture adeguate al benessere animale, sempre che di benessere si possa parlare per animali allevati per essere uccisi e mangiati. «Una realtà molto diversa da quella descritta in una dichiarazione di Coldiretti di qualche tempo fa – denuncia ancora LAV –  dove si legge che “La filiera avicola locale è soggetta a severi controlli che finora hanno dato risultati eccellenti sotto tutti i profili, garantendo sicurezza e tracciabilità al consumatore finale”».

L’alternativa? Secondo LAV «mettere in discussione il nostro sistema alimentare»

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Galline nell’allevamento indagato dalla LAV (credits:LAV)

Secondo la LAV l’alternativa può essere una sola: «Dalla pandemia dovremmo aver imparato che non possiamo continuare a basare la nostra presenza su questo Pianeta sullo sfruttamento degli animali e sulla distruzione dell’ambiente – commenta Lorenza Bianchi, responsabile LAV area Animali negli Allevamenti in linea con le indicazioni del Manifesto Non torniamo come prima lanciato all’inizio dell’emergenza Covid-19  – è necessario riconoscere il ruolo chiave dell’allevamento nell’insorgenza e nella diffusione di malattie emergenti, mettendo in discussione il nostro sistema agroalimentare basato su produzione e consumo di prodotti di origine animale, e spostando i finanziamenti pubblici dagli allevamenti  alla produzione di alimenti vegetali».

foto di copertina: Animali vivi accanto a carcasse in decomposizione: è la denuncia delle condizioni di un allevamento nel Lazio realizzata dalla LAV (credits: LAV)

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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