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22 Settembre 2023
19:21

Prima riunione del Comitato tecnico faunistico venatorio: sui selvatici decidono i cacciatori

Il Ministro dell'Agricoltura oggi ha presentato il nuovo Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale. Noi di Kodami abbiamo ascoltato le anime che lo compongono e le critiche rispetto a una composizione che privilegia tutto il comparto che gira intorno alla caccia.

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Si è tenuta oggi la prima riunione del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale (Ctfvn). Il nuovo organo si occuperà di «migliorare l'ambiente in cui operano gli agricoltori, il mondo della scienza e i cacciatori stessi», come ha annunciato il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida.

Pur essendo previsto dalla legge sulla caccia, la 157/92, il Comitato era stato sospeso da una finanziaria del Governo Monti. A 9 anni di distanza è stato ricostituito proprio su impulso del dicastero di Lollobrigida ed è diventato operativo ufficialmente da oggi.

Per il Ministro si tratta di un passaggio fondamentale per poter gestire la fauna selvatica: «L'uomo è un bioregolatore sia in termini normativi sia in termini operativi e questo ruolo diventa sempre più importante alla luce degli ultimi eventi», ha dichiarato in conferenza stampa.

Anche se è stato presentato come un ritorno, in realtà la composizione dell'organo è molto diversa rispetto al passato. I membri effettivi includono infatti una più ampia partecipazione delle associazioni venatorie rispetto a tutte le altre. Al tavolo siedono infatti membri della Federazione Italiana della caccia, dell'Associazione Nazionale Libera Caccia, dell'Unione Nazionale Enalcaccia e del Consiglio Internazionale della Caccia. Ai quali si sommano gli esponenti di Coldiretti e Confagricoltura, i quali sebbene non siano direttamente legati al mondo venatorio, condividono con i cacciatori interessi affini relativamente alla gestione degli ungulati e dei predatori.

Su 17 membri, i rappresentanti direttamente legati agli interessi dei cacciatori sono 4, ai quali si aggiungono i 2 rappresenti delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale. Risulta totalmente marginalizzata la componente animalista, per la quale figura la sola Enpa. Ancora più grave è il peso della componente scientifica: soli 2 membri appartenenti all'Ispra e all'Unione Zoologica Italiana.

A presiedere il Comitato sarà poi il delegato del Ministero dell'Agricoltura, e non dell'Ambiente, come invece dovrebbe essere quando si parla di fauna selvatica. Le competenze sulla fauna selvatica e la caccia, di fatto, saranno quindi trasferite dal Ministero dell'Ambiente a quello dell'Agricoltura, realizzando uno degli obiettivi al quale i parlamentari della maggioranza stavano lavorando da tempo, e che oggi trova la sua definitiva consacrazione.

Cocchi: «Anche nel Comitato coerente con le posizioni Ispra»

Sentito da Kodami all'indomani della nomina ufficiale, Roberto Cocchi dell'Ispra spiega: «Il mio ruolo sarà coerente con la posizione che ha sempre sostenuto l'Istituto. Avrò quindi un compito di tipo tecnico-scientifico, mirato alla gestione della fauna selvatica».

«Ciò vuol dire – aggiunge – un ruolo particolarmente attento alla conservazione e alla tutela degli animali selvatici. Non tutti i selvatici versano in condizioni ottimali, saremo attenti a specie minacciate che ben conosciamo messe a rischio dall'intervento umano o dai cambiamenti climatici». Al fianco di queste però ve ne sono altre che «possono essere anche gestite in termini di prelievo, ad esempio il fagiano, e gli ungulati come caprioli e cinghiali, questi ultimi in particolare hanno avuto una esplosione numerica».

L'Ispra è l'ente che si occupa di fornire pareri scientifici proprio rispetto alla gestione faunistica e venatoria, e Cocchi in particolare è esperto di conservazione e mitigazione di danni e impatti. Ma la sua posizione potrebbe essere isolata qualora si trovasse in contrasto con quella espressa dalle componenti venatorie. Tutto dipenderà dal ruolo attribuito al nuovo organo: consultivo o decisionale. Se dovesse prevedere temi che richiedono votazioni il peso di gruppi più numerosi potrebbe scalzare gli altri, compreso quello dell'Ispra che fino a ieri era il più qualificato.

I primi temi su cui il Comitato si esprimerà sono i calendari venatori regionali, come ipotizzato da Cocchi e confermato oggi da Lollobrigida. Ma anche il tema caldo di questa estate, i grandi predatori, potrebbe diventare argomento da trattare. «Il risalto anche mediatico avuto da orsi e lupi – ipotizza l'esperto dell'Ispra – potrebbe spingere chi presiede il Comitato a esprimersi con un ordine del giorno in questi termini».

La voce di chi ha una competenza scientifica per esprimersi potrebbe essere sovrastata da quella di agricoltori e cacciatori, che nel Comitato siedono in una posizione di assoluta parità rispetto all'Ispra, ma in netta maggioranza numerica.

Procacci: «Fauna selvatica mercificata»

Al tavolo del Comitato siede anche Anna Maria Procacci, storica esponente dell'Enpa che ha partecipato anche alla stesura della legge 157/92. «All'articolo 8 prevedemmo un organismo, il Comitato appunto, con un'ampia composizione e rappresentanza che avesse un potere consultivo relativamente all'applicazione della legge stessa e serviva vigilare sulla sua applicazione sul territorio nazionale – ricorda con Kodami – Di fatti contava ben 30 membri. Era una legge per molti versi scomoda, ma ora questa maggioranza politica la sta picconando furiosamente».

Procacci, che ha frequentato il Parlamento sia tra le fila dei deputati che dei senatori, ha un'idea molto precisa dell'operazione portata avanti dal Governo Meloni: «Lollobrigida è protagonista di battaglia contro gli animali selvatici e infatti nel resuscitato Comitato la maggioranza appartiene al mondo venatorio. Si voleva garantire un organo compiacente rispetto alla politica del Governo e del Parlamento, un atto grave e sfacciato».

Proprio in ragione dell'orientamento dichiaratamente filovenatorio, diverse frange dell'attivismo animalista hanno criticato la scelta dell'Enpa di parteciparci: «Ho deciso di esserci – spiega Procacci – perché la nostra associazione era presente già nella composizione originaria per autorità, quindi figuriamo innanzitutto per meriti storici. Ma soprattutto ci sono per contestare questa deriva filocaccia che ha anche il comparto degli armieri tra i protagonisti. Noi abbiamo denunciato più volte questa alleanza armieri-cacciatori-agricoltori volta a privatizzare e mercificare la fauna selvatica».

Anche per Procacci il Comitato avrà un ruolo, ancora non ben definito, rispetto alla gestione di orsi e lupi: «Nella legge 157 dichiarammo queste specie particolarmente protette insieme ai rapaci. Oggi potremmo assistere a una riduzione del regime di protezione, a cominciare dalla Provincia autonoma di Trento, proseguendo con quella Bolzano che è già partita con una legge per la rimozione dei lupi che creano problemi all'allevamento».

Il problema, quindi va ben oltre il Comitato: «In Commissione Agricoltura della Camera ci sono almeno 5 proposte di legge contro la fauna che mirano a dare potere di uccisione a tutte le Regioni, non sono alle Province Autonome». Il Ctfvn risulta quindi essere il frutto quindi di un disegno politico ben preciso.

Arcicaccia: «Composizione è frutto di un'azione politica»

Non tutte le associazioni venatorie sono soddisfatte della composizione del Comitato, su tutte Arcicaccia, che ha presentato ricorso rispetto alla decisione del Governo, come spiega a Kodami il presidente Cristian Maffei: «La nostra esclusione è frutto di un'azione politica. Siamo tra le associazioni venatorie riconosciute, elencate proprio nella legge 152, chiediamo quindi il rispetto dei nostri diritti».

«Ci siamo sempre battuti affinché il Comitato fosse ricostruito, perché lo riteniamo un luogo di confronto utile per le nostre tematiche. Nella legge 157 c'è scritto chiaramente chi ne deve fare parte, e noi ci siamo insieme a tanti altri», sottolinea Maffei.

Che sia il prodotto di una decisione arbitraria è evidente, secondo Maffei, guardando a tutte le componenti, non solo quella venatoria che pure è quella maggiormente rappresentata: «È inaccettabile che si ricostituisca tagliando la rappresentanza, non solo delle associazioni venatorie riconosciute, ma anche di quelle ambientaliste in una maniera arbitraria – aggiunge – senza nessun criterio che sia stato discusso o dichiarato prima».

I componenti del Comitato:

  • in rappresentanza del Ministero dell’Agricoltura, gen. Donato Monaco (con funzioni di presidente supplente);
  • in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente Roberto Cicinelli;
  • in rappresentanza delle Regioni designati dalla Conferenza Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano: Giovanni Carlo Lattanzi (Lazio), Andrea Massari (Lombardia), Marco Ferretti (Toscana);
  • in rappresentanza delle Province designato dall’Unione delle Province d’Italia Roberta Artioli;
  • in rappresentanza delle Associazioni venatorie nazionali riconosciute: Massimo Buconi (Federazione Italiana della caccia), Paolo Sparvoli (Associazione Nazionale Libera Caccia), Lamberto Cardia (Unione Nazionale Enalcaccia pesca e tiro)
  • in rappresentanza della Delegazione italiana del Consiglio Internazionale della Caccia e della conservazione della selvaggina Pier Giuseppe Meneguzi;
  • in rappresentanza delle Organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale: Donato Rotundo (Confagricoltura), Niccolò Sacchetti (Coldiretti);
  • in rappresentanza dell’Ispra Roberto Cocchi;
  • in rappresentanza dell’Unione Zoologica Italiana Domenico Fulgione;
  • in rappresentanza delle Associazioni di protezione ambientale presenti nel Consiglio nazionale per l’ambiente Vincenzo Stabile;
  • in rappresentanza dell’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (Enci) Gianluca Di Giannantonio;
  • in rappresentanza dell’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) Anna Maria Procacci.
Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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