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30 Agosto 2023
17:26

A Nizza il “bestiario” di Richard Orlinsky: le sculture dell’artista in giro per la città francese

In tutta la città verranno installate le opere più significative di Richard Orlinsky: in questa mostra monumentale il pubblico conoscerà le più importanti sculture dell'artista, da Wild Kong a Standing Bear a T Rex, all’ormai iconico Crocodile in resina rossa.

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«Siamo nati selvaggi, non dimentichiamolo», dice Richard Orlinski, l’artista francese contemporaneo famoso nel mondo per le sue sculture animali che esporrà fino al 30 settembre a Nizza trasformata in un museo a cielo aperto.

In dieci luoghi diversi della città verranno installate le opere più significative dell'artista: in questa mostra monumentale e inedita il pubblico conoscerà le emblematiche sculture giganti di Orlinski, da Wild Kong a Standing Bear a T Rex, all’ormai iconico Crocodile in resina rossa per la cui realizzazione lo scultore ha lavorato più di due anni, dedicando questo tempo alla ricerca delle proporzioni ideali.

Nato a Parigi nel 1966, con il suo "bestiario" intende conservare la bellezza selvaggia dell'animale, la sua forza estetica, rispettando quel concetto di Born Wild© che guida le sue creazioni attraverso le quali mette in scena violenza e paure arcaiche che sono per lui incanalate attraverso la bellezza dell'arte.

«Trasformo una visione negativa della violenza animale in un impulso positivo portato dall'estetica dell'opera e dalla sua immediata accessibilità» dice, spiegando di voler «trasfigurare l'animalità attraverso la maestria artistica e le tecniche utilizzate». Un'animalità che, però, non stravolge ma che addolcisce con il colore, modellando, lucidando e catturando la luce attraverso i suoi materiali preferiti che sono la resina, il marmo, la pietra, l'acciaio inox.

«Gli animali mi hanno affascinato fin da quando ero bambino», ha raccontato Orlinsky in varie interviste, dichiarando di aver sempre avuto una preferenza per la rappresentazione di animali selvatici. Col tempo, però, ha ammesso di essere diventato propenso a interessarsi anche agli animali domestici, ma solo per «poter catturare la parte selvaggia di ognuno di loro».

Secondo lui, l'animale esercita una forma di violenza virtuosa, poiché si tratta di uccidere per nutrirsi e non di uccidere gratuitamente, senza motivo. È il ciclo della vita. «Gli esseri umani hanno cose da imparare dal regno animale» dice spesso impegnandosi anche in campagne per la difesa delle specie in estinzione.

Orlinski ha anche scritto un libro, “Perché ho rotto i codici” che riassume con una frase l’intenzione fondamentale dello scultore, pittore e intrattenitore: «Non essere mai dove ce lo aspettiamo», «essere sempre dirompente». Ed è per questo che sceglie sempre di esporre all’esterno, in giro per le città, per «permettere al pubblico di avere accesso alle mie sculture monumentali mentre cammina per le strade, senza dover necessariamente aprire le porte di un museo».

Tornare a capire l'animalità ci farebbe molto bene, perché potrebbe aiutarci a decostruire quello che pensiamo siano gli animali, o per meglio dire, quello che decidiamo siano gli animali. È la nostra cultura antropocentrica che ci ha portato a stabilire posti fissi per le altre specie: le abbiamo suddivise in quelle utili e in quelle dannose, in quelle selvatiche e quelle domestiche, in quelle da salvaguardare e quelle da cancellare.

Ma facendo così, perdiamo il senso del ragionamento animale e così ci disabituiamo a pratiche di coabitazione, creiamo il profilo dell’animale alieno, decidiamo dove debba vivere, tutto senza tenere conto della prospettiva della sua animalità che poi è anche un po' la nostra, ma che abbiamo disconosciuto alla ricerca ossessiva, quanto eticamente discutibile, di capire cosa ci rendeva più speciali rispetto ad altre specie.

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Simona Sirianni
Giornalista
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