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11 Maggio 2023
9:00

16 fatti sorprendenti sui ragni che (forse) non conoscete

I ragni sono fra gli artropodi che incutono più mistero e paura fra gli esseri umani. Sono però animali complessi che la scienza ha reputato necessario studiare.

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I ragni sono fra gli invertebrati più temuti e che al contempo destano maggiori curiosità al mondo. Noti grazie ai loro morsi velenosi e alle loro ragnatele appiccicose, in realtà questi animali sono molto meno pericolosi di quanto si creda e spesso gli episodi in cui sono protagonisti loro malgrado sono in realtà causati prevalentemente dal nostro cattivo comportamento.

Suddivisi in 129 famiglie, secondo le attuali stime sulla Terra esistono poco meno di 49 800 specie conosciute e non sono neanche lontanamente la tipologia di artropodi più numerosa, venendo battuti da altre forme di vita come i coleotteri.

In questo articolo cercheremo di descrivere alcune curiosità legate a questi animali, cercando di farvi superare l'avversione – nota scientificamente come aracnofobia – per una delle forme di vita più longeve nella storia del nostro pianeta.

Quando sono comparsi i primi ragni?

Le prime specie comparvero durante il Carbonifero, come testimoniano dei ritrovamenti in rocce appartenute a questo periodo databile fra 299 e 318 milioni di anni fa. Queste specie erano molto simili agli attuali ragni appartenenti all'ordine Mesothelae e fra i più antichi reperti che disponiamo c'è il fossile di Chimerarachne yingi, rinvenuto nelle ambre birmane del Myanmar.

Questa specie possedeva caratteri primitivi come la lunga coda simile ad una frusta e l'addome segmentato, produceva la seta delle ragnatele in maniera leggermente diversa rispetto alle specie attuali ed erano animali lunghi solo 2,5 millimetri. Un fatto strano, visto che all'epoca il pianeta Terra era governato da insetti che avevano l'apertura alare di alcuni metri.

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I ragni non sono insetti

Per quanto ingenuamente le persone continuino a compiere questo comune errore, bisogna chiarire una volta per tutte che i ragni non appartengono alla classe degli insetti. Sono inseriti infatti nell'ordine degli Araneidi, un ordine specifico della classe degli Aracnidi. La ragione per cui per molto tempo si è continuato a confondere insetti e ragni deriva dal fatto che entrambi i gruppi erano accumunati dal fatto di essere degli "animali privi di scheletro" ma già ai tempi degli antichi greci e romani fu sufficiente compiere alcune preliminari indagini morfologiche, effettuate da menti come Plinio il Vecchio e Aristotele, per rendersi conto che queste creature avevano un'origine diversa.

I ragni infatti possiedono ben 8 zampe, più un paio di pedipalpi –  delle appendici sensoriali o prensili nei pressi della bocca – e presentano anche delle capacità, come la produzione delle ragnatele, assenti in altri animali. Inoltre il loro corpo è suddiviso principalmente in due grandi sezioni: il cefalotorace che comprende gran parte degli organi di senso, la bocca, le articolazioni che collegano gli arti al resto del corpo e i primi tratti del sistema digerente, e l'opistosoma che rappresenta l'addome e contiene gran parte  degli organi dell'animale e il sistema riproduttivo. Gli insetti invece dispongono solo di 6 zampe e – fra le tante caratteristiche che li differenziano dai ragni – il loro corpo si suddivide in capo, torace e addome.

Cosa mangiano i ragni?

I ragni sono spesso considerati solo come animali predatori che sfruttano le ragnatele per catturare le loro prede, per via del maggior fascino che suscitano nella nostra mente i "cacciatori attivi". In verità però non tutti sanno che molti animali ricorrono alla caccia solo se estremamente affamati e che esistono tante specie che non si cibano di carne.  Per esempio, il ragno Bagheera kiplingi è noto per ottenere circa il 90% del suo fabbisogno energetico giornaliero da un materiale vegetale prodotto dalle acacie. Il restante 10% lo ottiene o cibandosi delle deiezioni minuscole provenienti da altri animali che incontra durante le sue giornaliere esplorazioni mattutine o dal nettare prodotto dai fiori.

Molte altre forme giovanili di ragni inoltre, quasi tutte appartenenti alle famiglie Anyphaenidae, Corinnidae, Clubionidae, Thomisidae e Salticidae, scelgono appositamente di nutrirsi esclusivamente di nettare, in quanto così riducono il rischio di ferirsi che ci sarebbe confrontandosi con una preda, e anche perché ottengono così una grande quantità di zuccheri semplici che permettono di accumulare energia da impiegare nella crescita.

Tornando alle specie invece predatici, una buona percentuale di ragni carnivori presenti in natura in realtà è considerata dalla scienza come saprofaga. In breve il loro compito è quello di ripulire gli ecosistemi dai cadaveri degli artropodi morti e di riciclare così più velocemente le risorse. Alcune specie sono persino specializzate nel cibarsi di vecchie ragnatele e delle cuticole esterne morte provenienti da altri organismi che hanno effettuato la muta.

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Gli animali invece che capitano più frequentemente nelle loro trappole e che costituiscono principalmente la loro dieta sono gli insetti, ma è possibile che talvolta anche piccoli miriapodi, pesci e anfibi ancora non completamente sviluppati possono finire nella loro dieta. La cosa notevole da sottolineare è che secondo un recente report i ragni ogni anno consumano dai 400 agli 800 milioni di tonnellate di insetti: una quantità di cibo 2 volte superiore al peso degli animali che tutti gli esseri umani consumano nello stesso margine di tempo. L'unica differenza è che noi sapiens, mangiando tanto, consumiamo le risorse del pianeta, mentre i ragni riciclano una grande quantità di risorse che li rendono fra gli animali più importanti degli ecosistemi.

Una piccola annotazione infine per i ragni marini: per quanto in verità non siano dei veri araneidi, possono nutrirsi di meduse, piccoli pesci e briozoi.

Come si chiama il ragno che salta?

Molte specie di ragni sono in grado di saltare o di compiere degli enormi balzi in avanti, ma nessuno riesce a superare il record dei saltacidi che rappresentano il 13% del totale delle specie di araneidi. Questi aracnidi infatti si sono adattati a compiere dei grandi balzi e sono in grado di percorre sei volte la lunghezza del loro corpo in un unico salto partendo da fermo. Un vero record, considerando che il meglio che un essere umano può fare è saltare circa una volta e mezza la sua altezza complessiva. I ragni riescono a compiere questa impresa grazie alla particolare struttura dei loro arti, che riescono a scattare come "una molla" poco prima del salto, catapultandoli nel punto specifico in cui vogliono arrivare.

Quanti cuori hanno i ragni?

I ragni dispongono di un unico cuore, che però a differenza dell'organo presente negli esseri umani ha una forma tubulare e copre principalmente l'intera lunghezza dell'opistosoma. A differenza inoltre delle camere presenti nei cuori dei vertebrati, i ragni presentano degli ostii, delle piccole membrane che servono per garantire all'emolinfa, il corrispettivo del sangue nei ragni, di avere un'unica direzione. Genericamente, in media, i ragni presentano all'interno del loro cuore 7 ostii, ma ci sono anche delle specie che ne presentano di più o di meno. Le varie sezioni del cuore dei ragni, separate dagli ostii, hanno la capacità di contrarsi e di compiere "il battito" che permette all'emolinfa di circolare.

Per quanto i ragni dispongono di un sistema circolatorio, non dobbiamo però pensare che possiedono anche il complesso sistema di vasi, capillari e arterie che è presente nei vertebrati. Hanno un sistema circolatorio aperto: ovvero un cuore che comunica direttamente con l'emocele, la cavità piena di liquido che ospita i vari organi e apparati dell'animale. L'emolinfa quindi viene risucchiato dall'emocele al cuore, dalle contrazioni che caratterizzano le varie sezioni divise dagli ostii. Poi entra all'interno dell'aorta anteriore, il canale più importante dell'intero sistema circolatorio degli aracnidi, che permette di irrorare il cefalotorace, per infine uscire nuovamente nell'emocele dell'opistosoma, tramite l'aorta posteriore e piccoli altri capillari.

L'emolinfa viene ossigenata invece da un paio di polmoni a libro, che si aprono all'interno del piccolo sistema circolatorio dei ragni, nella parte inferiore dell'opistosoma.

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Schema esemplificativo degli apparati di un ragno

Qual è il colore del sangue dei ragni?

I ragni come detto possiedono l'emolinfa, l'omologo del sangue dei vertebrati. Essa può avere una colorazione rossastra, se contiene l'emoglobina che lega un atomo di ferro, come il sangue degli esseri umani, o una colorazione bluastra, se contiene emocianina, una proteina che lega un atomo di rame che è presente in molte altre specie di artropodi, come i crostacei.

Entrambi le sostanze permettono l'ossigenazione dell'emolinfa e danno il colore al plasma poiché fanno parte delle cellule responsabili dello scambio e trasporto gassoso: gli eritrociti.

Quanti denti hanno i ragni?

I ragni, a differenza sempre di quanto si crede, non dispongono di veri e propri denti che sono una caratteristica prerogativa dei vertebrati. Dispongono però di un paio di zanne presenti vicino all'area della bocca che ricordano molto degli aghi ipodermici. Queste zanne da una parte servono al ragno per uccidere e difendersi nei confronti di eventuali aggressori e dall'altra sono molto utili per inoculare il veleno all'interno del corpo delle prede.

Visto che la produzione del veleno è molto dispendioso energeticamente, i ragni lo impiegano per difendersi solo come estrema soluzione ed è per questa ragione che spesso, anche nel caso venissimo morsi da una specie mortale, il morso di un ragno velenoso non risulta letale. I ragni infatti non dispongono costantemente di questa preziosa risorsa e talvolta "mordono" una prima volta solo come avvertimento, dopo essere stati disturbati.

È possibile distinguere due grandi tipologie di veleno in questi artropodi. Può essere neurotossico, ovvero capace di attaccare il sistema nervoso, inducendo così la paralisi della preda o un arresto cardiaco, o necrotossico, capace quindi di colpire gli organi interni o i tessuti attorno alla ferita, provocando così una parziale digestione e putrefazione della parte coinvolta dal morso.

Il veleno prodotto da molte specie di ragno però non risulta essere efficace contro gli esseri umani, essendosi evoluto per colpire prede di più piccole dimensioni. Solo la minoranza dei ragni riesci infatti a produrre delle sostanze che possono impensierire il sistema immunitario umano. Il morso però può essere comunque doloroso, per via delle dimensioni notevoli di alcune zanne.

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Quanto sono intelligenti i ragni?

I ragni non sono certo degli stupidi. Hanno capacità sensoriali che noi esseri umani ci sogniamo di possedere e per quanto abbiano una vista scarsa, riescono a valutare le probabilità di successo di una battuta di caccia studiando le dimensioni e lo stato di salute della loro possibile preda. A differenza inoltre di molti altri predatori presenti in natura hanno un'enorme pazienza e possono restare giorni in attesa che qualcosa cada nella loro ragnatela.

Alcuni ragni, come quelli del genere partia, sono talmente intelligenti che hanno evoluto strategie di caccia ai danni di altri ragni, decidendo di trafugare delle prede catturate da altri o di cacciare direttamente altri ragni, molto più grandi di loro, come se fossero attratti dalla sfida di affrontare un avversario molto più forte.

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Un ragno Partia decide di attaccare un altro ragno, due volte e mezzo più grande di lui

Per quanto inoltre non siano dotati di cervelli molto complessi, possiedono delle capacità propriocettive eccezionali che li hanno resi in grado di filare le loro tele con una precisione geometrica imparagonabile con le capacità cognitive espresse da altri artropodi che producono "costruzioni ripetute", come le api.

Un'altra capacità poco nota di questi artropodi è quella di essere in grado di sognare e di valutare brevemente cosa potrebbe succedere in futuro, disponendo di una tipologia di pensiero attivo che gli scienziati hanno creduto essere una prerogativa solo egli esseri umani per anni.

Cosa fanno la notte i ragni?

Anche i ragni si distinguono in specie diurne e notturne. Così, mentre le specie diurne già a partire dalle prime ore della sera si rintanano negli anfratti o nei luoghi maggiormente protetti delle loro ragnatele per riposarsi, le specie notturne cominciano invece a praticare le loro attività, andando a caccia, filando, spostandosi di luogo in luogo alla ricerca del territorio migliore dove potersi stabilire o riprodurre.

Bisogna però soffermarsi sulle capacità oniriche di alcune specie. Abbiamo già accennato al fatto che i ragni, secondo determinati studi, sembrano essere in grado di sognare. A cosa però potrebbe servire un sogno ad un animale così semplice, che a differenza di noi umani non dispone neanche delle capacità cognitive utili a sviluppare un linguaggio o un concetto astratto?

Per rispondere a questa domanda alcuni scienziati hanno posto la questione sotto un differente punto di vista, chiarendo che nonostante 70 anni di ricerca neurobiologica sugli esseri umani e i primati in generale, la scienza non risulta essere ancora in grado di capire l'origine evolutiva e la funzione del sonno REM che ospita i sogni nella nostra specie. E per quanto alcuni ricercatori abbiano perfino descritto un comportamento di riposo in un ragno saltatore (Evarcha arcuata), che si lascia sospeso a testa in giù su una lenza di seta per riposare tutta la notte, è difficile spiegare perché i ragni siano in grado di sognare.

I ragni si affezionano all'uomo?

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Per quanto esistono diversi video sui social e su YouTube che indicano come possibile l'addomesticamento di un ragno, bisogna smetterla di umanizzare le altre specie e dirlo chiaramente: no, i ragni non provano emozioni nei nostri confronti. Le ragioni che gli impediscono di comportarsi come "buoni animali da compagnia" sono molteplici e diverse ma quella che ci deve rimanere impressa è che non sono animali sociali.

I gatti, i cani, i cavalli o gli stessi uccelli che è possibile osservare nelle fattorie o nelle case umane sono infatti considerati degli animali domestici poiché hanno avuto un lungo processo di domesticazione che si basa sulla particolare tipologia di socialità pregressa di queste specie. La domesticazione – che ha coinvolto lo stesso uomo – ha portato infatti diversi animali selvatici già dotati di socialità a trasferire alcuni dei loro rapporti emotivi dai consimili agli esseri umani e ciò li ha indotti ad "affezionarsi a noi", come se facessimo parte della loro famiglia o della loro società.

I ragni invece, per quanto dotati di intelligenza e in alcuni casi capaci di esprimere semplici livelli di socialità con altri ragni, non possono affezionarsi agli esseri umani né tantomeno riconoscersi in essi o provare piacere nell'essere accuditi. I ragni sono intrinsecamente degli animali solitari che quando vengono "addottati" all'interno dei terrari privati si trovano in tristi condizioni di prigionia.

Possedere quindi ragni esotici è eticamente sbagliato ed è per questo che da diverso tempo, anche per limitare i danni ambientali e le morti accidentali, organismi come la IUCN cercano di limitare le esportazioni e la vendita delle specie più appariscenti, che purtroppo vengono considerati da alcuni come animali da esposizione.

Come producono la seta?

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I ragni producono la seta delle ragnatele da un organo apposito, denominato filiera, posto all'estremità dell'opistosoma e contenente diversi seritteri, le ghiandole predisposte a produrre le molecole di cui è composto un filamento. In media la seta prodotta dai ragni è particolarmente resistente: il suo carico di rottura risulta pari a circa 1,3 – 1,65 GigaPascal ed è confrontabile con quello dell'acciaio di alta qualità, pur essendo molto più leggero e meno denso.

Appena secreta dalla ghiandola, la seta si solidifica all'aria aperta, non prima però che il ragno abbia la possibilità di distenderla e lavorarla per produrre la ragnatela, costruita attraverso l'unione di diversi filamenti in vari punti ben precisi. Per produrla, un ragno effettua diversi lanci in "caduta libera",  dove emette un filo di tela che aggancia al punto desiderato. Più ovviamente è complesso il disegno di una ragnatela, più lanci il ragno dovrà effettuare per agganciare le diverse sezioni della sua opera. Talvolta possono richiedere perfino più giorni, per le specie di maggiori dimensioni. Solo così però la ragnatela potrà adempiere ai suoi due principali scopi: catturare una preda e segnalare tramite le vibrazioni al ragno che qualcosa è caduto in trappola.

Talvolta i ragni sono costretti anche a produrre ragnatele speciali, molto più fitti, utili più che altro per ospitare le uova o i piccoli delle future generazioni. Il più delle volte queste strutture sono vicine a dei bozzoli che contengono prede morte o in stato di quiescenza, utile spuntino per i piccoli ragni appena nati.

Come vedono i ragni?

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I ragni dispongono di diversi ocelli, composti da diverse cellule indipendenti, che a loro volta possiedono ognuna una lente e una retina. Ogni ocello contiene migliaia di cellule retiniche diverse che poi permetteranno al ragno di ottenere un'unica immagine condivisa quando il messaggio proveniente da tutti gli ocelli verrà rielaborato contemporaneamente nel suo cervello.

Per quanto non siano degli animali dotati di grandi capacità visive, l'acuità visiva dei ragni è di sole 5 volte inferiore a quella umana e al contempo 10 volte superiore a quella delle libellule che fra tutti gli insetti sono dotate della vista migliore. I ragni possono distinguere anche dei colori ma a differenza degli esseri umani vedono prevalentemente le tonalità del verde e dell'ultravioletto. I ragni però risultano completamente ciechi sulle lunghe distanze e i loro occhi sembrano reagire maggiormente ai movimenti che ai mutamenti dell'intensità della luce.

Qual è il ragno più piccolo del mondo?

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Il ragno più piccolo del mondo è il Patu digua che vive in America Latina. La lunghezza complessiva del maschio è di appena 0.37 millimetri, più piccolo in pratica della capocchia di uno spillo. E le sue tonalità biancastre e semi trasparenti lo rendono fra gli animali più elusivi e misterioso del mondo, tanto che si dispongono di pochissime informazioni inerenti la specie e non si conosce il suo attuale stato di conservazione.

Qual è il ragno più grande del mondo?

La tarantola golia (Theraphosa blondi) è da molti scienziati considerata la specie di ragno più grande del mondo, raggiungendo la grandezza di 28 cm, comprese le gambe, e un peso di 170 grammi. Questa specie è stata diverse volte accusata di predare alcuni pulcini, probabilmente però la sua nomea di "mangiatore di uccelli" è immeritata. Per un ragno infatti cibarsi di uccelli risulta essere complicato e al massimo quello che la tarantola golia può fare è attaccare esemplari giù malati o morti di recente.

Purtroppo per lei, questa specie è particolarmente apprezzata dai collezionisti ed è per questo motivo che attualmente è in pericolo di estinzione.

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Qual è la specie più pericolosa in Italia?

L'Italia non possiede molte specie di ragni capaci di iniettare un veleno pericoloso per l'uomo. Tra le poche considerate velenose, probabilmente la specie più pericolosa è il ragno violino (Loxosceles rufescens) il cui morso può condurre una persona a soffrire delle complicanze legate agli effetti del loxoscelismo, ovvero alla parziale necrosi dei tessuti vicini alla regione d'inoculazione del veleno.

Un altro ragno considerato pericoloso e che talvolta viene ritenuto letale è la vedova nera mediterranea (Latrodectus tredecimguttatus), il cui morso indolore può provocare sensazioni spiacevoli di nausea, vomito, diarrea con febbre e cefalea. Solo nei casi però in cui il soggetto morso risulta essere particolarmente allergico al veleno dei ragni questi sintomi possono evolversi in qualcosa di peggiore, come aritmia, infarto finanche a shock anafilattico e morte.

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Ragno violino

Quanto possono resistere senza mangiare?

In taluni casi, i ragni possono resistere senza mangiare anche a lungo. In condizioni estreme, possono per esempio digiunare fino oltre 6 mesi, come avviene per la specie Loxosceles reclusa, noto anche come ragno eremita marrone, che prevalentemente si nutre di insetti morti e che vive nei soffitti delle case o in siti bui e tranquilli.

Le necessità però di ottenere del cibo sono però anche collegate alla stazza dell'animale. Un ragno più piccolo, avente metabolismo più rapido, avrà infatti maggiori necessità di trovare del cibo rispetto ad una specie di ragno molto più grossa. Gli scienziati così affermano che in media i ragni delle dimensioni di una tarantola di 15 cm possono sopravvivere fino ad un mese e mezzo senza nutrirsi, mentre ragni di minori dimensione possono digiunare anche per qualche settimana.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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