episodio 18

Vermocane, verme di fuoco, bobbitt: cosa sono i policheti e come sono fatti?

I policheti come il vermocane e il bobbitt sembrano mostri marini ma in realtà sono animali dalle doti più uniche che rare. Ma come dobbiamo comportarci se ne incontriamo uno?

21 Luglio 2023
20:00
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Le spiagge italiane sono da sempre amate per la loro bellezza, la sabbia dorata e le acque cristalline che invitano a rilassarsi e godersi il mare. Tuttavia, di tanto in tanto, possono offrire un incontro inaspettato con creature marine affascinanti. Una di queste è Hermodice carunculata, soprannominata il "vermocane": una specie di verme marino che ha suscitato l'interesse dei ricercatori e degli appassionati di biologia marina.

Insieme al bobbitt, fa parte dei policheti e si tratta di vermi marini della famiglia Amphinomidae. "Policheti" sta ad indicare tutti gli anellidi, ovvero quei vermi che sembrano suddivisi in molti segmenti pressoché identici –  come il lombrico, per esempio – ma che vivono in habitat marino.

La presenza dell'Hermodice carunculata sulle spiagge italiane è un fenomeno recente e inaspettato che ha incuriosito gli esperti. Originaria delle acque tropicali e subtropicali dell'Oceano Atlantico, dell'Oceano Indiano e del Mar dei Caraibi, la sua comparsa in Italia è stata considerata un evento eccezionale. Mentre qui da noi è molto meno comune vedere il bobbitt worm (Eunice aphroditois) citato inizialmente che è originario di acque ancor più calde degli oceani Indiano e Pacifico.

Le cause esatte della migrazione del vermocane verso le coste italiane non sono ancora completamente comprese, ma si ritiene che diversi fattori possano aver contribuito a questa dispersione. Il riscaldamento globale e il cambiamento climatico potrebbero aver influenzato le correnti marine e le temperature dell'acqua, favorendo lo spostamento di specie verso nuovi habitat. Inoltre, il traffico marittimo e le acque di zavorra delle navi potrebbero aver facilitato il trasporto involontario di queste creature in regioni diverse da quelle di origine.

Ultimamente i media stanno creando allarmismo su questa specie. È comprensibile che la gente possa avere paura di un'insolita creatura marina come l'Hermodice carunculata, soprattutto quando una specie sconosciuta appare in nuovi ambienti, ma è importante affrontare queste preoccupazioni con informazioni accurate e basate sulla scienza.

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Verme Bobbitt (Eunice aphroditois)

Com'è fatto il vermocane?

Hermodice carunculata, comunemente detto vermocane, è la specie di policheto più diffusa nel Mediterraneo. Come abbiamo scritto in precedenza, favorita dal surriscaldamento dei mari, questa specie si sta moltiplicando e sta risalendo verso acque un tempo più fredde come il Tirreno, il Ligure e l’Adriatico.

Il nome “carunculata” è dovuto ad una precisa parte anatomica, la caruncula, che è presente solo in alcuni policheti e si trova nella parte posteriore del prostomio (ovvero il segmento corrispondente al capo dell’animale). È caratteristica distintiva straordinaria che sul prostomio ci sia la presenza di un corona di setole di colori vivaci sulla parte anteriore del suo corpo che attira immediatamente l'attenzione. Queste ultime, chiamate cirri, sono costituite da piccoli peli mobili che il verme utilizza per muoversi e catturare il cibo. Hermodice carunculata può raggiungere dimensioni notevoli mentre la sua colorazione può variare dal rosso brillante al verde oliva e si adatta perfettamente all'ambiente circostante tra le rocce e le piante marine.

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Vermocane (Hermodice carunculata)

Il vermocane e il "bobbit worm" (conosciuto scientificamente come Eunice aphroditois) presentano alcune differenze significative, soprattutto riguardo alla loro dimensione. Sembrano piccoli ma una volta usciti dalla sabbia vi potrebbero stupire notare una lunghezza anche maggiore di 60 cm. Non tutti gli esemplari raggiungono queste dimensioni: dipende dall'età, dalla disponibilità di cibo, dalle condizioni ambientali oltre che dalla specie.

D'altro canto, il "bobbit worm" (Eunice aphroditois) è uno dei più grandi policheti marini. Può raggiungere dimensioni decisamente maggiori rispetto all'Hermodice carunculata, con alcuni esemplari che superano anche i 3 metri di lunghezza. Questa specie è famosa per essere un predatore agile e aggressivo, in grado di attaccare prede come pesci, crostacei e anche altri vermi utilizzando un rapido movimento di agguato. Il nome "bobbit worm" deriva dalla somiglianza con l'omonima Lorena Bobbitt, diventata nota per aver reciso il pene del marito con un coltello da cucina.

In sintesi, l'Hermodice carunculata è un verme piumato di dimensioni relativamente contenute, con una lunghezza massima di circa 60-70 centimetri circa. Il "bobbit worm" (Eunice aphroditois) può invece raggiungere lunghezze eccezionali di oltre 3 metri. Entrambe le specie hanno un ruolo importante negli ecosistemi marini, ma il "bobbit worm" è noto per essere un predatore temibile per la sua dimensione – come detto – e per la presenza di grandi e robuste mascelle che permettono di afferrare e ferire organismi ben più grandi di lui. Ciononostante, studi recenti hanno evidenziato che occasionalmente all'esigenza anche il vermocane, pur avendo mascelle meno robuste, riesce a nutrirsi di prede come meduse, cetrioli di mare o di prede meno invitanti, come quelle morte, malate o, all’esigenza, perfino in movimento. Diventa uno scavenger: è un termine inglese che vuol dire  “animale spazzino” e si usa per definire quelle specie che non hanno una dieta molto specifica e possono nutrirsi di tanti cibi diversi.

Perché si chiama anche "verme di fuoco"?

L'Hermodice carunculata è soprannominato il "verme di fuoco" a causa della sua appariscente colorazione rossa o arancione brillante. Quando questo verme marino viene avvistato nelle acque, specialmente se si muove tra le rocce o le piante marine, il suo aspetto vivacemente colorato può dare l'impressione di un fuoco ardente, da cui deriva il soprannome.

La sua colorazione attraente e distintiva è dovuta alla presenza di pigmenti che riflettono la luce e conferiscono all'Hermodice carunculata il suo caratteristico aspetto "infuocato". Questa colorazione potrebbe anche avere un ruolo nella comunicazione tra individui della stessa specie o nella difesa da predatori, anche se l'aspetto esatto della funzione di questa colorazione non è ancora del tutto chiarito dalla scienza.

Inoltre il verme di fuoco a volte viene definito "barbuto" per la presenza di setole urticanti chiamate “chete” lungo il suo corpo, queste chete calcaree che, sporgendo dal corpo, assomigliano ad una barba che circonda l’animale.

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Queste caratteristiche particolari chiamate "chete" (o chetigeri), sono strutture specializzate presenti sulla parte anteriore del corpo dei policheti, e sono coinvolte in diverse funzioni vitali: stuttura, movimento, alimentazione, respirazione e anche per difesa. Nel caso di quest'ultima il vermocane le usa come una doppia arma: sia come meccanismo di difesa anti-predatorio, sia per immobilizzare e ferire le prede. Infatti, possono causare irritazione e reazioni allergiche se vengono toccati. Pertanto, se si incontra Hermodice carunculata bisogna stargli alla larga. Se ci capita inavvertitamente di sfiorare l’anellide sentiremo l’immediata sensazione di bruciore e vedremo crearsi un eritema, ma non si tratterà di una ferita grave o preoccupante.

Come funzionano le chete del vermocane?

Le chete sono caratteristiche essenziali dei policheti e rappresentano un aspetto distintivo di queste affascinanti creature marine.  circostante. Alcune specie di policheti possono ritirare rapidamente le loro chete o liberare sostanze irritanti o veleni per respingere i predatori o gli intrusi. Però noi sappiamo che la reazione infiammatoria è dovuta al contatto con le tossine annesse alle chete ma il meccanismo di trasporto delle tossine non è ancora chiaro, quindi risulta difficile definire se H. carunculata sia velenosa o tossica. Un animale si definisce velenoso quando è in grado di iniettare il veleno tramite morso o puntura; il termine tossico si applica invece ad animali e piante in cui l’effetto avverso alla tossina si ha per solo contatto o in seguito ad ingestione.

In questo caso ci sono evidenze contrastanti. Alcuni ricercatori sostengono che le chete siano ripiene di un fluido che contiene sostanze urticanti, il che lo classificherebbe come velenoso. Altri scienziati non hanno invece evidenziato alcun tipo di tessuto ghiandolare alla base delle chete in grado di produrre queste molecole. A complicare tutto è poi il cocktail di tossine di cui stiamo parlando, appartenenti a ben 24 classi diverse.

Il vermocane è pericoloso?

Per quanto riguarda la pericolosità dell'Hermodice carunculata per gli esseri umani, è necessario precisare che non è considerata una minaccia diretta. La principale difesa dell'Hermodice carunculata consiste nel ritirarsi rapidamente nelle fessure tra le rocce quando si sente minacciata o disturbata. Tuttavia, se la si calpesta inavvertitamente il contatto con le chete potrebbero portare a sintomi quali reazioni cutanee.

Tuttavia, ciò non significa che dovremmo ignorare la sua presenza o il suo impatto sull'ambiente. Hermodice carunculata è una predatrice che si nutre di spugne marine e coralli. Un aumento incontrollato della sua popolazione potrebbe portare a una maggiore pressione sulle comunità marine locali. Pertanto, è importante monitorare attentamente la sua diffusione e considerare azioni di gestione e controllo, se necessario, per evitare danni agli ecosistemi.

Per contrastare le preoccupazioni legate alla presenza dell'Hermodice carunculata sulle spiagge italiane, è essenziale promuovere la consapevolezza pubblica riguardo la biodiversità marina e l'importanza della conservazione degli habitat marini. Sensibilizzare le persone sull'importanza della tutela degli oceani e delle specie marine contribuirà a dissipare i timori infondati e a favorire una maggiore comprensione della presenza di nuove specie nei nostri mari.

Sia il bobbitt che il vermocane sono vermi "bentonici", abituati a vivere in mare aperto e in stretto contatto col fondale sabbioso. Si nascondono nella sabbia e la usano come nascondiglio per cacciare, spesso sporgendo solo la testa per afferrare le prede.

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Proprio per questo non bisogna mai tirarli fuori: questo li esporrebbe a tutti i pericoli da cui si tutelano e, oltre che vulnerabili, si sentirebbero in pericolo di morte. Tirandolo fuori senza le nozioni e precauzioni necessarie si potrebbe finire per farsi male e per compromettere il benessere dell’animale.

In aggiunta questo gesto comporterebbe un grave impatto ambientale perché il verme è parte integrante dell'ecosistema marino. Tirarlo fuori dalla sabbia potrebbe interrompere il suo ciclo di vita e compromettere l'equilibrio ecologico locale. È una questione delicata in quanto il vermocane è un invasore nativo. Viene definito così poiché sta colonizzando in maniera massiccia le coste del Mediterraneo, con importanti ripercussioni sulle dinamiche delle comunità marine. In altre parole, il vermocane è da tempo presente nei nostri mari, ma il numero di individui è cambiato molto nel corso del tempo.

Questo per dire che nel caso sia necessario spostarlo è sempre meglio chiamare esperti locali, come biologi marini o autorità ambientali, per valutare la situazione e prendere le decisioni appropriate in base al contesto specifico.

Cosa fare se veniamo punti da un vermocane?

Se invece è troppo tardi e siete già stati colpiti accidentalmente dalle sue chete, allora è possibile che alcune di queste si siano frammentate e rimaste nella cute. Vi consigliamo quindi l’uso di pinzette per estrarre le chete rimaste, sicuramente però questa operazione non farà cessare il dolore. È quindi consigliato un controllo in guardia medica o al pronto soccorso, fondamentale per prevenire eventuali infezioni.

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Per concludere, il suo nome abbiamo capito essere legato ad un potere estremamente urticante e che pur essendo un soggetto stupendo per le fotografie subacquee il vermocane è un organismo da cui stare alla larga, anche se dotati di protezioni. Se questa specie scoraggia l’uomo dal contatto, possiamo immaginare quanto temibile sia per altri organismi marini.

L’aumento della taglia media e del numero di individui rappresentano la causa dell’aumento conseguente di avvistamenti sulle nostre spiagge e un grosso problema per le comunità dei fondali marini, ancora una volta specchio dei grandi cambiamenti climatici.

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