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22 Febbraio 2024
18:02

Stop agli allevamenti intensivi: la proposta di legge arriva in Parlamento

Una transizione ecologica del comparto zootecnico italiano per andare oltre agli allevamemnti intensivi. È questo il proposito della proposta di legge presentata questa mattina in conferenza stampa alla Camera dei Deputati.

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allevamento intensivo

Una transizione ecologica del comparto zootecnico italiano per andare oltre agli allevamemnti intensivi. È questo il proposito della proposta di legge presentata questa mattina in conferenza stampa alla Camera dei Deputati da Greenpeace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia.

Nello specifico, la proposta di legge intende rendere protagoniste le piccole aziende agricole zootecniche, incoraggiando la transizione ecologica di quelle grandi e medie attraverso un piano di riconversione del sistema zootecnico italiano finanziato con un fondo dedicato e prevedendo nell’immediato una moratoria all’apertura di nuovi allevamenti intensivi e all’aumento del numero di animali allevati in quelli già esistenti.

Insieme alle maggiori associazioni di tutela ambientale e animale è intervenuta anche Eleonora Evi, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra nella commissione Attività produttive della Camera: «La proposta di legge è importante per iniziare a fare i conti con un sistema alimentare malato, inquinante, carico di sofferenza, un sistema che deve cambiare. Ci uniamo alla richiesta di uno stop ai nuovi allevamenti intensivi e di ampliamento degli esistenti e poi un piano di riconversione per una transizione ad un modello agro-ecologico sostenibile. Da tempo collaboro alla stesura di questa proposta, che arriva al momento giusto: lo smog nella pianura padana, le proteste dei trattori, un sistema di produzione di cibo ormai insostenibile».

Come rilevato nella relazione illustrativa della proposta di legge, per quanto riguarda l’inquinamento il sistema zootecnico è responsabile di oltre due terzi delle emissioni nazionali di ammoniaca e ha conseguenze dirette sulla salute umana, specie per quanto concerne le emissioni di polveri sottili: l’Italia è, infatti, seconda solo alla Polonia in Europa per morti premature da esposizione a PM 2,5, con quasi 50 mila decessi prematuri nel 2021.

Gli allevamenti intensivi soddisfano ancora gran parte della richiesta mondiale di proteine animali, ma sono insostenibili da un punto di vista ambientale che etico. L'impatto sull'ambiente si somma a quello che queste strutture hanno sulla vita di tutti gli animali che nascono e muoiono al loro interno. Nella sola Unione Europea ci sono ben 142 milioni di suini, 76 milioni di bovini, 60 milioni di pecore e 11 milioni di capre, senza contare polli e altri animali che hanno il macello come unico orizzonte possibile.

L’enorme numero di animali allevati in modo intensivo nel nostro Paese, più di 700 milioni all’anno, richiede inoltre un grande uso di risorse, spesso sottratte al consumo diretto umano: due terzi dei cereali commercializzati nell’Unione Europea diventano mangime e circa il 70% dei terreni agricoli europei è destinato all’alimentazione animale, principalmente per coltivazioni come il mais che richiede tantissima acqua, una risorsa sempre più scarsa, come sottolinea Evi: «Perché il 70% dei terreni agricoli è destinato a mangimi? Perché monocolture intensive – mais, soia, orzo, avena, frumento – per produrre circa il 15-20% delle calorie alimentari. Antibiotici e pesticidi sono la norma mentre non è accettabile l’uso di 15.000 litri di acqua per pordurre 1kg di carne di manzo, con la siccità che ogni anno peggiora. Dobbiamo spezzare questa catena avvelenata».

Per questo associazioni, politici e attivisti si sono riuniti per chiedere una transizione non più rinviabile che per essere attuata deve però necessariamente partire dallo Stato: «La nostra proposta si rivolge ai soggetti istituzionali, economici e sociali, affinché tutte le parti siano impegnate per garantire la piena tutela dell’ambiente, della salute pubblica e dei lavoratori – dichiarano le associazioni – Si tratta di una normativa che offre agli allevatori, soprattutto ai più piccoli, costretti a produrre sempre di più con margini di guadagno sempre più bassi, una via d’uscita che tuteli il nostro futuro e quello del pianeta. Proponiamo un piano nazionale basato su un adeguato sostegno pubblico per la riconversione in chiave agro-ecologica degli allevamenti intensivi».

A sostegno dell’iniziativa, durante l’evento di presentazione sono intervenuti anche Michela Vittoria Brambilla, deputata di Noi Moderati e presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell'ambiente; Andrea Orlando, deputato del Partito Democratico; Chiara Gribaudo, deputata del Partito Democratico; Carmen Di Lauro, deputata del Movimento 5 Stelle; Francesco Romizi, portavoce di ISDE-Medici per l'ambiente, e Maura Cappi, portavoce del Comitato G.A.E.T.A. di Schivenoglia (MN), uno dei comitati locali contro gli allevamenti intensivi.

Gli obiettivi della proposta di legge sono riassunti in un manifesto pubblico:

  • telare la salute pubblica riducendo gli impatti degli allevamenti intensivi, a partire dalle zone a più alta densità zootecnica;
  • tutelare le risorse naturali a vantaggio della sicurezza alimentare delle generazioni presenti e future;
  • contribuire al rispetto dei target in materia di clima, biodiversità e inquinamento;
  • tutelare i piccoli allevamenti virtuosi garantendo un adeguato sostegno economico e promuovere la necessaria riconversione dei grandi allevamenti intensivi, tutelando in ogni caso i diritti delle lavoratrici e lavoratori;
  • tutelare il benessere animale.
Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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