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9 Febbraio 2024
15:59

Scoperto in Australia un nuovo pesce preistorico in grado di respirare aria

La scoperta di una nuova specie di pesce fossile ci permette di comprendere meglio il passaggio evolutivo che vissero i vertebrati, quando furono in grado per la prima volta di assorbire l'ossigeno lontano dall'acqua.

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L'evoluzione dei primi vertebrati in grado di respirare aria e di abbandonare gradualmente l'oceano è stato uno dei momenti più importanti della storia della vita sulla Terra. Proprio negli ultimi giorni, un nuovo articolo pubblicato su Journal of Vertebrate Paleontology ha fornito nuove importanti informazioni su questo evento storico, parlando della scoperta di una nuova specie di pesce fossile che è stato probabilmente protagonista di questa transizione.

Si chiama Harajicadectes zhumini ed è stata trovata tra i sedimenti preistorici del fiume Finke in Australia, da un team internazionale di ricercatori guidati dal dottor Brian Choo, paleontologo della Flinders University. Il fiume Finke, anche noto come Larapinta nella lingua aborigena Arrernte, è considerato da molti geologi uno dei fiumi più antichi del mondo essendo comparso per la prima volta circa 400-380 milioni di anni fa, durante il Devoniano: la sua età è stata dedotta dall'osservazione e dall'analisi dei suoi sedimenti e di altri elementi geologici dell'area.

Il nome H. shumini è stato dato in omaggio all'arenaria di Harajica dove sono stati trovati i fossili e al professor Min Zhu che ha dato alcuni importanti contributi alla ricerca sui primi vertebrati. Secondo le ricostruzioni dei paleontologi, all'epoca il fiume Finke era già colmo di vita ed era pieno di pesci che avevano evoluto la capacità di assorbire l'ossigeno dall'aria.

Rispetto le altre specie, inoltre, gli Harajicadectes possedevano caratteristiche anatomiche particolari come le pinne lombate e le grandi aperture sulla parte superiore del cranio. «Si ritiene che queste strutture del cranio abbiano facilitato la respirazione in superficie, come avviene per i moderni pesci bichir africani che hanno strutture simili per assorbire l'aria dalla superficie dell'acqua», ha affermato Brian Choo.

Lunga poco più di 40 cm, questa specie disponeva di diversi adattamenti che gli permettevano di affrontare la siccità, mentre il fiume Finke, tra i più larghi del continente australiano, fungeva da rifugio per varie tipologie di vertebrati durante la stagione secca, in cui gli animali andavano a caccia di fango umido dove rintanarsi.

Il professor John Long, altro autore della ricerca e anche lui docente alla Flinders University, ha affermato che la comparsa sincronizzata di questi adattamenti potrebbe essere stata una risposta a un periodo geologico in cui le concentrazioni d'ossigeno nell'atmosfera stavano calando, durante il periodo Devoniano. Una situazione che stava mettendo in pericolo tutte le forme di vita presenti sulla Terra.

«La capacità di integrare la respirazione branchiale con la possibilità di respirare liberamente all'aria aperta ha offerto probabilmente un vantaggio adattivo straordinario a questi pesci – ha sottolineato il professor Long – Questa scoperta è il culmine di 50 anni di esplorazioni e di ricerche paleontologiche in Australia e seppur non sappiamo ancora dove collocare precisamente Harajicadectes all'interno dell'albero della vita dei pesci, il suo definitivo inserimento nella lista delle specie presenti nel Devoniano ci è utile per comprendere i passaggi evolutivi della transizione, che ha portato i vertebrati a liberarsi definitivamente della necessità di vivere in acqua».

Come descritto dagli stessi Choo e Long nel loro articolo, i primi reperti di H. zhumini furono trovati nel 1973, sempre nei pressi del fiumi Finke, ma i tentativi di dare un nome alla specie furono ripetutamente funestati da diversi impedimenti burocratici ed errori tecnici che hanno irrimediabilmente rallentato il processo di studio finché la spedizione della Flinders University – avvenuta nel 2016 – non è riuscita a trovare un esemplare quasi completo.

Il ritrovamento di questo fossile ha tra l'altro anche dimostrato come tutti i frammenti isolati che erano stati raccolti fino al 2016 lungo le anse del fiume non appartenevano a diverse specie di pesci, già conosciuti, come credevano altri ricercatori, ma a nuova specie che era pronta per subire una classificazione più adeguata. «Abbiamo trovato questa nuova forma di pesce con pinne lobate in uno dei siti fossili più remoti di tutta l'Australia, quasi 200 km a ovest di Alice Springs – conclude Long – E seppur sia difficile immaginare le regioni centrali dell'Australia moderna come un territorio ricco d'acqua, sul finire del Devoniano il loro paesaggio era simile a quello di alcuni delta, con diverse zone umide che sfociavano in pieno deserto».

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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