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22 Gennaio 2024
17:55

Scienziati e allevatori spagnoli collaborano per salvare la gallina prataiola dall’estinzione

La gallina prataiola è una specie a rischio estinzione in Europa, per questo un gruppo di scienziati ha deciso di collaborare con alcuni allevatori, agricoltori e manager spagnoli per tutelare le ultime popolazioni rimaste nella penisola iberica.

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La gallina prataiola (Tetrax tetrax) è fra le specie di otarde a maggior rischio d'estinzione in Europa e per questa ragione un gruppo di scienziati ha deciso di collaborare con alcuni allevatori, agricoltori e manager spagnoli per tutelare le ultime popolazioni rimaste nella penisola iberica.

Tramite infatti alcuni allevamenti e la messa a tutela di alcune campagne spagnole, il team ha intenzione di migliorare da ora ai prossimi anni le condizioni di vita di questa specie, oggi vessata dalle conseguenze del riscaldamento climatico e dall'abbandono delle attività agricole tradizionali.

A confermare che questo strano patto fra ricercatori e mondo agricolo sia una scelta lungimirante ed adeguata per gli attuali livelli di declino della gallina prataiola c'è anche un nuovo studio, pubblicato sulle pagine di Conservation Biology e svolto da due dei promotori del progetto di conservazione della specie: Santi Mañosa dell'Università di Barcellona e Gerard Bota del Centro di scienze e tecnologie forestali della Catalogna (CTFC). L'articolo dimostra infatti come sia ancora possibile invertire il destino di una specie apparentemente al collasso, andando semplicemente a monitorare le dimensioni delle aree agricole intensive e delle steppe mediterranee.

Nelle loro osservazioni i ricercatori hanno seguito per diversi mesi le popolazioni native di galline della Catalogna, fra le ultime rimaste dell'intero stato spagnolo. Si sono così resi conto che quelle più floride erano quelle che si trovavano in territori in cui gli agricoltori continuavano ad impiegare metodi classici di coltivazione e a non lasciare mai un appezzamento di terreno spoglio o privo di vegetazione. Tale scelta risulta infatti importante per la protezione del suolo, che così si trova difeso dall'erosione invernale delle piogge e permette agli uccelli selvatici di trovare l'adeguata sussistenza alimentare durante le stagioni più rigide.

«Durante l'autunno e l'inverno, quando i raccolti vengono mietuti e coltivati, i terreni incolti (i terreni agricoli non seminati n.d.r) sono gli unici luoghi che presentano abbastanza piante per fornire riparo e cibo ai piccoli stormi – ha dichiarato Bota. – Tuttavia, i terreni incolti hanno perso popolarità dal punto di vista produttivo e agricolo in Europa e sono in fortissima regressione in Spagna. Tra il 2009 e il 2018, in Catalogna per esempio è andato perduto il 21% della superficie dei terreni incolti e le popolazioni di uccelli della steppa si sono ridotte del 27% tra il 2002 e il 2019».

Per salvare questa specie, gli agricoltori devono quindi cominciare a ritornare sui loro passi e cominciare a lasciare ogni anno un appezzamento di terreno alle piante selvatiche per far in modo che le galline prataiole riottengano il loro posto nella comunità animale, dopo essere quasi sparite nel corso degli ultimi decenni. Parallelamente, gli allevatori si devono impegnare per ospitare alcune famiglie appartenenti a questa specie, con l'intento di produrre pulcini con cui ripopolare le campagne, in un progetto di ripopolamento abbastanza complesso che deve essere gestito da faunisti specializzati.

Ciò potrebbe tuttavia non bastare, chiariscono i ricercatori. La mortalità delle femmine risulta infatti ancora troppo elevata e buona parte delle nidiate che avvengono in natura vengono saccheggiate dai predatori locali o dagli esseri umani. In Spagna e in altre aree dell'Europa, per esempio in Francia, esistono infatti ancora dei bracconieri che vanno alla ricerca delle loro uova per finalità gastronomiche o per rivenderle ad allevatori esteri.

Per far sì che la specie abbia un futuro, quindi «sarà ancora più essenziale attuare altre misure di conservazione» conclude Bota. Ad esempio, inasprendo le pene per coloro che cacciano le femmine o lavorando sulle minacce ambientali che possono sterminarle. «Sappiamo che la piccola gallina prataiola è infatti molto sensibile alle collisioni con le linee elettriche, a causa della sua visione frontale relativamente ridotta quando vola. Per tutelarla basterebbe però limitare la presenza dei tralicci nelle campagne aperte o dotarli di dissuasori sonori».

Costruire infine una sana fiducia tra i diversi settori legati al territorio può portare ad una proficua cooperazione che non solo favorirebbe il recupero delle galline prataiole, ma anche alla gestione adattativa delle risorse e della biodiversità, in modo tale da trovare soluzioni rapide alle sfide ecologiche che presentano i sistemi agricoli. Per tutelare quindi la specie, tutte le realtà coinvolte dovrebbero cominciare a riunirsi per discutere, come previsto dalla conclusione dell'articolo pubblico da Bota e Mañosa.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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