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3 Aprile 2024
15:30

Il presidente del Botswana vuole trasferire in Germania 20 mila elefanti

Il presidente del Botswana, Mokgweetsi Masisi, ha annunciato di voler trasferire in Germania 20mila elefanti. Si tratta di una provocazione nei confronti del governo di Berlino che in questi mesi sta portando avanti una sempre più decisa campagna contro l'importazione di trofei di caccia.

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Il presidente del Botswana ha annunciato di voler trasferire in Germania 20 mila elefanti. Si tratta della più recente provocazione del leader botswanese, Mokgweetsi Masisi, nei confronti del governo di Berlino che in questi mesi sta portando avanti una sempre più decisa campagna contro i trofei di caccia.

La caccia al trofeo è una particolare attività venatoria finalizzata all’uccisione di animali selvatici al solo scopo di ottenere alcune parti come pelle, testa, corna, artigli o addirittura organi sessuali da collezionare ed esporre come trofei. Sempre più paesi, tra cui la Germania, il Belgio e anche l'Italia, stano portando avanti proposte di legge volte a vietare queste importazioni.

La possibilità di portare a casa corni di rinoceronti, pelli di grandi felini, e zanne di elefanti, è spesso compreso nei pacchetti di viaggio offerti ai cacciatori, i quali partono non solo per provare il brivido dell'uccisione, ma anche per ottenere il trofeo che provi le loro gesta. Senza questo macabro incentivo si andrebbe a incidere sul fascino che molti provano per questa attività, limitando di conseguenza anche le uccisioni.

Noi di Kodami lo abbiamo scoperto andando proprio in Germania, dove ogni anno si tiene la Jagd&Hund, la più grande e importante fiera della caccia d’Europa. E non è un caso dato che la Germania figura tra i maggiori importatori di trofei di caccia dell'Unione Europea. Tra i padiglioni abbiamo raccolto la testimonianza di cacciatori e tour operator per scoprire senza filtri come funziona questo business.

I safari di caccia si effettuano in tutto il mondo, ma è in Africa che si trovano i big five: leone, leopardo, rinoceronte, elefante africano, bufalo africano, gli animali più grossi, maestosi della savana. I governi dei paesi africani teatro di questo commercio lo considerano una fonte di guadagno e sostentamento per le popolazioni locali, e per questo sono intenzionati a incentivarlo, non a reprimerlo. Proprio per fare pressione contro la legislazione sull'importazione di trofei di caccia, alla fine dello scorso marzo il ministro all'Ambiente botswanese, Dumezweni Mthimkhulu, aveva incontrato l'omologa tedesca, Steffi Lemke.

Se è vero che un elefante morto può generare oltre 40 mila dollari, si stima che quello stesso elefante potrebbe generarne oltre 23 mila l’anno solo grazie a dei classici tour fotografici per i turisti, arrivando a valere 1,6 milioni di dollari nel corso della sua vita. Una cifra che supera infinitamente quella che può pagare il cacciatore una sola volta, per un singolo safari. Inoltre, proprio in Botswana vive la più grande popolazione di elefanti africani del mondo, che secondo il governo locale sta arrecando seri danni all'agricoltura e alle attività umane. La caccia al trofeo rappresenta quindi anche un modo, secondo il presidente Masisi, per contenere una popolazione considerata in «sovranumero».

È nell'ambito della tensione crescente tra Botswana e Germania che recentemente Masisi è intervenuto sulle pagine del quotidiano tedesco "Bild" con parole molto dure: «È facile sedersi a Berlino e avere un'opinione sui nostri affari in Botswana. Stiamo pagando il prezzo per preservare questi animali per il mondo».

Dichiarazione a cui il portavoce del Ministero dell'Ambiente tedesco ha prontamente risposto: «Alla luce dell'allarmante perdita di diversità biologica, abbiamo la particolare responsabilità di fare tutto il possibile per garantire che l'importazione di trofei di caccia sia sostenibile e legale».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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