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22 Febbraio 2024
15:15

Il cinghialetto sardo Maddy ferito dai bracconieri vivrà libero in un Santuario

Dopo un anno di ricovero e cure nel centro di recupero di Bonassai, è arrivato il nulla osta della Regione per il suo trasferimento nel rifugio Miki Pig vicino a Olbia, primo caso in Sardegna per un animale selvatico. La responsabile del Santuario: “Maddy simbolo della battaglia contro lo sterminio in Sardegna dei cinghiali da parte dei cacciatori”.

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Il cinghiale Maddy con chi l’ha salvato

Maddy, il cinghialetto de La Maddalena ferito un anno fa e curato, avrà presto il suo prato dove scorrazzare in santa pace per il resto della sua vita.

La Regione ha infatti autorizzato i volontari della Lav a trasferirlo dal centro di recupero dove è stato seguito per un anno, al Santuario per animali liberi Miki Pig a Telti, in provincia di Olbia.

Nel rifugio sono in corso i preparativi per accoglierlo al meglio: la costruzione di una casetta tutta sua e la delimitazione di un ampio spazio dove possa muoversi senza limiti e in sicurezza, tenendo in considerazione il fatto che Maddy puo’ usare solo tre zampe, in quanto non è stato possibile il recupero funzionale dell’arto ferito, troppo compromesso.

Il cinghialetto era stato trovato, con una ferita profonda e infetta alla zampa, mentre zoppicava vicino alla case del centro abitato, da un volontario che si prende cura dei gatti di una colonia a La Maddalena, che aveva subito segnalato il caso alla Lav di Sassari. Il piccolo era rimasto intrappolato, con ogni probabilità, dentro un laccio per la cattura di animali selvatici predisposto dai bracconieri della piccola isola, dove è in corso da tre anni una campagna di eradicazione totale dei suoi simili.

Il caso di Maddy bisognoso di cure, abbandonato a se stesso con la zampa in peggioramento continuo era diventato virale sui social e aveva suscitato una tale, forte partecipazione da parte dei cittadini che la Regione, primo caso in Sardegna, si era sentita in dovere di intervenire e disporre il trasferimento del giovane animale nel Centro per il recupero della fauna selvatica di Bonassai, dove i veterinari sono riusciti a salvargli la vita.

E ora è arrivato il nulla osta per la Lav, che aveva chiesto di poterlo portare nel Santuario di Telti, l’unico riconosciuto della regione.

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Un momento del recupero di Maddy ferito

Entro fine marzo Maddy entrerà nel Santuario e troverà ad attenderlo la scrofa Tapioca, una dei 41 ospiti della struttura, curata per artrosi, che gli farà compagnia. «Stiamo finendo i preparativi per creare il suo spazio e siamo davvero felici di averlo con noi guarito- spiega a Kodami Alessia, fondatrice del Santuario Miki Pig e responsabile della sede di Sassari della Lav – Maddy è diventato un po’ il simbolo della battaglia contro lo sterminio dei cinghiali da parte dei cacciatori, convinti di essere una sorta di salvatori della biodiversità, di dover esser loro a portare avanti l’attività di controllo della specie nell’isola, quando invece questa dovrebbe essere gestita con ben altri metodi e strategie. Quando a La Maddalena non ci sono i turisti, i cacciatori catturano i cinghiali con le trappole, li mettono nelle gabbie e li sopprimono. La Lav era andata a parlare con il direttore dell’arcipelago de La Maddalena proprio per promuovere un valido progetto alternativo per il controllo delle nascite, ma purtroppo non se ne è fatto nulla, ci sono troppi interessi economici in campo».

Nel Santuario, oltre al maiale Michele che ha dato il nome al rifugio, sono attualmente ospitati cavalli, asini, pecore capre, conigli. Tutti animali che provengono da abbandoni, sfruttamento o maltrattamenti.

Maddy è il primo cinghiale ad essere accolto, e detiene anche un altro primato: «È la prima volta che in Sardegna un animale viene affidato dalle istituzioni a un’associazione: questa è un'ottima notizia e speriamo sia un segno d’apertura promettente – sottolinea Alessia – In altre regioni d’Italia succede più frequentemente, ma questo non era mai accaduto da noi, soprattutto trattandosi di un animale selvatico, e proprio uno di quelli contro i quali sono in atto campagne di eradicazione».

Il rifugio Miki Pig fa parte della Rete dei Santuari di animali liberi, e Alessia ci tiene a sottolineare quanto sia importante mantenere in vita questi luoghi e combattere per far sì che diventino spazi davvero protetti: «Quando arrivano qua da noi – spiega la fondatrice –  gli animali devo essere sicuri che nessuno potrà più far loro del male. Non sono oggetti, non sono pacchi da regalare e di cui poi disfarsi, non sono cibo, devono poter vivere la loro vita naturale ed essere rispettati. Noi combattiamo tutti assieme per far sì che non debbano più succedere fatti atroci come quelli del settembre dello scorso anno a Sairano. I nostri animali non sono destinati alla produzione alimentare, quindi nessuno deve toccarli, anche se dovessero essere malati o bisognosi di cure».

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Cavalli al pascolo nel Santuario per animali liberi Miki Pig

Per creare la casetta di Maddy, il Santuario di Miki Pig dovrà attingere ai propri fondi, perché non è prevista alcuna sovvenzione, nessun aiuto finanziario dalle istituzioni locali e regionali nei suoi confronti, e da sempre la struttura conta solo sulle proprie forze. «Abbiamo chiesto ora una donazione a chi ci segue su Facebook perché non è facile per noi sostenere tutte le spese – spiega Alessia -. Per lo più ospitiamo animali  bisognosi di cure veterinarie, oltre che di cibo, e la loro gestione è impegnativa anche dal punto di vista economico. Oltre a Maddy sono in arrivo otto nuovi ospiti, cavalli, asini, pony e io sono da sola a dover gestire tutto. Anche per questo – aggiunge Alessia – desidero lanciare un appello a chi, abitando vicino al nostro rifugio e amando gli animali, possa venire a darmi una mano. Purtroppo ho ricevuto sinora solo proposte stagionali, ma la necessità di questi animali è di essere accuditi tutto l’anno. Mi auguro – conclude Alessia – che ci siano persone sensibili che capiscano quanto è importante rendersi utili per offrire un’oasi felice a creature che sarebbero destinate a morte certa».

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Daniela Scamuzzi
Giornalista
Sono giornalista professionista, vivo e lavoro tra Roma e la Sardegna, terra delle mie origini. Mi occupo da anni di salute, ecologia e welfare per agenzie di stampa, televisione, periodici. Amo la natura, sono vegetariana, credo e mi impegno per un mondo che finalmente impari a rispettare realmente la vita degli animali e la loro libertà.
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