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7 Febbraio 2023
17:36

I video dei topi torturati condivisi sui social: nessuna censura e milioni di commenti

Ogni giorno vengono condivisi sui social centinaia di video in cui topi, ratti e altri piccoli animali muoiono tra indicibili sofferenze. Ancora più numerosi sono i commenti degli utenti che esultano per la loro sofferenza. Un fenomeno grave, che non viene punito né censurato dai social.

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C'è una nuova triste moda sui social. Ogni giorno vengono postati su Facebook, Tik Tok, Instagram e YouTube centinaia di video in cui si mostra il funzionamento di diversi tipi di trappole applicate ad animali vivi e in molti casi quelli coinvolti muoiono tra indicibili sofferenze. A essere ancora più raccapriccianti sono i numerosi commenti degli utenti che apprezzano con gioia la mattanza e la sofferenza provocata.

Mentre ci si domanda perché questi video non vengano censurati dagli algoritmi dei social, il fenomeno continua a dilagare da ormai 3 anni, con i video più vecchi che risalgono all'inizio del 2020. Le vittime preferite di questi "prodotti d'intrattenimento" sono principalmente topi domestici (Mus musculus) e ratti (Rattus norvegicus), ma sono presenti anche video che mostrano il funzionamento di trappole per insetti, anfibi e altri piccoli mammiferi.

La vera tragedia è che spesso questi animali vengono allevati con il solo scopo di morire in massa davanti a una telecamera, per il pubblico ludibrio e per ingrossare le tasche dei canali che monetizzano su video così osceni.

Le trappole inventate per uccidere questi animali sono le più diverse. Raramente sono infatti le classiche a scatto o macchine professionali usate nelle moderne derattizzazioni, ma spesso si vedono trappole artigianali in cui la morte viene spettacolarizzata e ridicolizzata.

Accanto all'immagine di una colonia di topi che sta per affogare, ad esempio, questi "influencer della morte" inseriscono delle GIF di Remy, il ratto protagonista del film Pixar Ratatouille, mentre simula l'estasi provocata dalla visione di un cibo succulento. Alcune di queste trappole comportano anche una morte molto lenta, disperata che spinge altri topi ad affrettarsi ad aiutare i loro compagni e a cadere vittima anch'essi della cattiveria umana.

Viene spontaneo pensare che possa essere un fenomeno abbastanza ristretto all'interno del mondo variegato del web, ma basta vedere il numero di video, di commenti, di condivisioni e di like per comprendere che questo non interessa solo un piccolo gruppo di sadici. Sono milioni infatti i commenti e migliaia le condivisioni di video di questo genere.

Insomma, risulta incredibile che a una tale crudeltà sia possibile accedere con un semplice clic o scroll sul proprio smartphone. C'è anche da sottolineare che le aziende non dovrebbero prendere provvedimenti solo per non urtare la sensibilità di tanti altri utenti ma proprio per limitare un vero, grande mercato della morte che coinvolge anche la vendita di queste trappole da parte dei loro inventori. Analizzando anche solo un paio di video – che purtroppo abbiamo visionato e che come da nostra policy mai e poi mai ripubblichiamo nel rispetto di tutte le vite che abitano il mondo – è possibile constatare come alcune trappole vengano vendute al pubblico tramite le comuni transizioni digitali rese disponibili dagli stessi social.

Inoltre è paradossale notare quanto in un periodo storico in cui si parla molto di sofferenza animale e le aziende tendono a definirsi persino "cruelty free" sia possibile trovare così facilmente dei video in cui privati cittadini si divertono a torturare degli animali chiedendo ai fans quale altre idee sarebbe possibile sviluppare per fornire nuovi contenuti.

Abbiamo tentato di segnalare i video che abbiamo incontrato e chiedere spiegazioni al centro assistenza delle varie piattaforme ma dopo una settimana le aziende non hanno ancora risposto alle nostre istanze. I video segnalati, che vedevano per esempio un rospo venire mutilato inutilmente o una colonia di topi a cui veniva versato sopra la testa una bevanda gasata, fino a sommergerli, sono ancora lì.

Nel recente passato questo fenomeno era tenuto più sotto controllo da parte delle diverse aziende che gestiscono la cyber sicurezza dei social. Non sappiamo se ciò fosse possibile grazie ad un maggior numero di segnalazioni o se all'epoca gli algoritmi fossero diversi, ma ultimamente sembra che questo sistema non funzioni più come prima e gli utenti che caricano questo genere di contenuti sono tornati con nuove idee.  Inoltre, l'incremento spaventoso delle visualizzazioni e dei commenti che sembrano avere questi contenuti da parte degli spettatori provenienti da tutto il mondo è un fattore fondamentale che indica la necessità delle aziende che lavorano sul web di adottare nuove politiche per garantire il rispetto e la salute degli animali, sempre più spesso protagonisti di video ironici come nel caso dell'Emù Emmanuel.

D'altronde i commenti che è possibile leggere sotto ai video non lasciano dubbi. Questa tipologia di utenti esisteranno sempre e pretendono ogni volta sempre di più di vedere nuove torture con cui alimentare il loro raccapricciante gusto. Ciò che dunque possiamo fare, per limitare la diffusione di questo fenomeno è chiedere ad ognuno dei nostri amici e parenti di segnalare ogni video e storia che presenta un animale che soffre, sperando così di svegliare le aziende dallo stato di torpore nel quale indugiano.

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In questi commenti, alcuni utenti esultano dopo aver assistito alla morte di decine e decine di poveri animali
Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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